Attraverso il muro

Ipotesi di riuso e connessione alla città di Reggio Emilia dell'ex Ospedale Psichiatrico giudiziario

Il presente lavoro di tesi ha come tema il riuso di complesso di grande pregio storico e architettonico, complesso situato a ridosso del limite invisibile tra la città compatta di antica fondazione e la nuova urbanizzazione sviluppatasi nei primi decenni del Novecento. L'ex Ospedale Psichiatrico si presenta come un immobile eterogeneo, costituito da tre elementi unificati da un alto muro di cinta: un corpo monumentale sede, a partire dal 1675 circa, di un ordine mendicante; quattro padiglioni realizzati nei primi anni del Novecento, quando il complesso assunse carattere correzionale e un edificio abitativo posto marginalmente al complesso annesso con finalità residenziali per il Direttore del carcere.

Tutti i corpi del complesso, differenti tra loro per tipologia e genesi, hanno condiviso negli ultimi due decenni il medesimo stato di abbandono, configurandosi come il vuoto urbano più consistente della città storica. L'approccio al tema del riuso di un immobile di questo tipo ha comportato una serie di analisi preliminari di approfondimento del suo valore socio-culturale, dei sistemi relazionali consolidati che esso ha sviluppato con il contesto in cui è inserito e del significato che questo vuoto urbano ha assunto in questa porzione di città.
La proposta progettuale ha preso avvio da un rilievo storico e geometrico, portato avanti contestualmente in termini di ricerca di documenti archivistici e analisi fotografica e materica del complesso, sono state poi confrontate le previsioni urbanistiche vigenti e quelle superate, al fine di avere un'idea complessiva degli interventi avvenuti in questo brano di tessuto cittadino. Negli ultimi decenni l'Amministrazione Comunale ha compiuto diversi interventi all'interno della città compatta in termini di rigenerazione urbana, che hanno portato alla rivalutazione di alcuni ambiti rendendoli fondamentali punti focali e mostrando di conseguenza come interventi di questo tipo rappresentino un'imperdibile occasione di consolidamento dell'identità cittadina. Si tratta innegabilmente di un approccio compositivo complesso, che alla valorizzazione della preesistenza deve essere in grado di sovrapporre funzioni e scelte compositive puntuali ed efficaci. Cercando di fare proprio questo approccio, l'ipotesi di riuso dell'edificio oggetto di studio si è sviluppata approfondendo da un lato il ripensamento interno delle funzioni del complesso e dall'altro ipotizzando e valorizzando le possibili relazioni tra il complesso ed il suo intorno, in un processo dove considerazioni di tipo urbanistico e compositivo sono diventate fondanti per la rigenerare l'identità dell'edificio, così come le analisi del disegno di quest'ultimo e degli immobili intorno si sono rivelate fondamentali per il progetto degli spazi pubblici. La pedonalizzazione dell'area, la rivitalizzazione del verde urbano presente e la creazione di assi strategici di attraversamento per l'intero sistema sono le basi su cui è stato formulato il masterplan progettuale, mentre per l'edificio, date le sue ampie dimensioni e la sua peculiarità compositiva, sono state progettate una serie di funzioni sociali e culturali, promotrici di qualità urbana.

Criticità dell'area
La progettazione di soluzioni urbane e architettoniche per l'area cittadina oggetto di studio ha preso avvio dall'analisi dello stato di fatto di edifici e spazi esistenti, dalle criticità riscontrabili tra di essi e i possibili punti di forza. Le maggiori criticità a mio avviso riguardano l'organicità della area, la manutenzione degli spazi e la generale accessibilità ad essi; l'area oggetto di studio si presenta estremamente frammentata, le grandi macro aree presenti, ricche di elementi di attrazione sociali e commerciali, risultano come oasi a sé stante in un tessuto urbano che non contribuisce in nessun modo a metterle in relazione. Buona parte di questo ruolo di separazione è svolto dal muro di cinta dell'ex Ospedale Psichiatrico che isola i propri elementi costitutivi all'interno, il parco di San Zenone da un lato e via Guasco, la Basilica della Ghiara e le attività commerciali dall'altro. La costante presenza di automobili in sosta, a sua volta, limita l'accessibilità e degrada quest'aree, primo tra tutti il parco che ne risulta letteralmente soffocato, così come il sagrato della duecentesca chiesa di San Zenone, di cui è arduo scorgere anche solo la facciata nella sua interezza.
Un altro elemento critico, a mio parere, è la presenza del Palazzetto dello Sport, edificio realizzato negli anni '60 del Novecento e oggetto nel tempo di numerosi interventi di ampliamento delle tribune e delle scale di sicurezza, ampliamenti che lo hanno avvicinato sempre più al chiostro maggiore della vicina Basilica, all'ex OPG e agli edifici residenziali circostanti. Più volte a partire dalla sua realizzazione, diversi professionisti hanno ipotizzato una sua demolizione con ricollocazione a nord della città antica, in prossimità del nuovo stadio, ricollocazione che andrebbe ad ovviare ad una serie di inconvenienti legati alla sua presenza all'interno della città storica, quali la mancanza di un adeguato apparato di parcheggi necessari a manifestazioni sportive di grandi dimensioni, tuttavia ad oggi tale ricollocazione non è ancora stata attuata.

Masterplan di progetto
Il primo problema da superare nel riuso di questo complesso è interrompere la sua esclusione della realtà urbana, un'esclusione fisica, ma che mentale, per molto tempo infatti, l'edificio è stato sede di un istituto correzionale, funzione che lo ha relegato a luogo marginale rispetto alla quotidianità cittadina; poco frequentato quando attivo, è scivolato in totale ombra a seguito della sua totale dismissione all'inizio degli anni ‘90. Ben lontano dunque dai tempi della sua fondazione alla fine del XVII secolo, quando l'edificio costituiva un importante luogo di sosta e passaggio, trattandosi della casa di uno dei maggiori ordini mendicanti presenti in città. Riallacciandosi a questo passato di apertura e assistenzialità, la progettazione di questo complesso è partita da un'apertura fisica dello stesso, attraverso la proposta di un oculare abbattimento di parti del muro di cinta esterno, oltre che dei muri di separazione dei cortili dei singoli padiglioni.
Per rendere possibile questa apertura e superare le carenze di connessioni, il masterplan di progetto elabora una serie di assi strategici che derivano da una lettura in pianta ed in alzato dell'area oggetto di studio e mira alla creazione di un'organizzazione spaziale che, andando a collegare le macro aree presenti in questo brano di tessuto cittadino, riesca a instaurare ordine ed interrelazioni tra elementi anche molto differenti tra loro per storia e genesi. A questi assi è demandato il compito di riallacciare funzioni, mettere in comunicazione e rievocare graficamente importanti elementi storici oggi perduti quali le antiche mura cinquecentesche, le quali fino all'abbattimento avvenuto all'inizio del 1900, si trovavano a confinare con tutto il prospetto ovest della parte monumentale del complesso. Oggi in quest'area in parte sorgono i quattro padiglioni, realizzati entro il 1910 circa, in parte a livello progettuale si è ipotizzato di realizzare un asse libero di attraversamento di tutto il complesso in direzione nord-sud.

Gli altri assi strategici evidenziati si articolano fisicamente come passerelle in acciaio rivestite in legno di larice, passerelle che al di fuori del muro di cinta dell'ex OPG si configurano come semplici cambi di pavimentazione, che vanno a suggerire un attraversamento lento del complesso, intercalandosi frequentemente con aree di sosta e spazi verdi, con alcuni elementi didattici e con un percorso storico-museale all'aperto che consenta di unire all'osservazione delle stratificazioni delle preesistente, puntuali spiegazioni sulla loro evoluzione.
All'interno dell'ex OPG le passerelle, integrandosi con scale, gradinate e rampe, diventano vere e proprie porte di accesso alle diverse parti del complesso, le quali presentano tutte quote differenti le une dell'altre, mostrando anche in questo dettaglio quanto sia stata eterogenea e travagliata la formazione di questo complesso. Le soluzioni progettuali delineate nel masterplan, sono ipotizzate in materiali leggeri e reversibili, potenzialmente modificabili al variare del funzionamento e delle necessità degli utilizzi proposti. Una soluzione più invasiva è stata scelta nei riguardi del Palazzetto dello Sport, del quale si è ipotizzata la demolizione; una volta resa libera l'area che occupa, corrispondente agli antichi orti del convento dei Servi (oggi Basilica della Ghiara), per continuare il processo di riappropriazione dello spazio urbano da parte del semplice pedone, ho ipotizzato di realizzare un parcheggio sotterraneo, eliminando in tal modo tutte le aree della zona destinate unicamente alla sosta di autovetture.
Ad ovest, lo spazio pubblico all'aperto è allontanato dal traffico della circonvallazione attraverso un parco urbano che va ad integrare il verde preesistente con alberature di progetto, ponendosi come quinta di schermatura anche per l'ingresso retrostante all'ex ONMI, edificio nel quale hanno sede un asilo e alcune cooperative dedicate al coordinamento di attività per i giovani, attività che si è ipotizzato di ampliare all'interno degli spazi a piano terra dell'ex OPG.

A fianco del chiostro maggiore della Ghiara, una piastra polivalente consente lo svolgimento di sport di squadra all'aperto e percorsi benessere individuali; sul fronte verso via Guasco, le gradinate della piastra sono state pensate rialzate per mitigare almeno in parte l'accesso al parcheggio sotterraneo; tra di essa e il chiostro si sviluppano, poi, un'area gioco per bambini ed un orto botanico didattico, pensato come ulteriore elemento di socialità e incontro intergenerazionale.
La grande piazza di progetto, localizzata tra il chiostro maggiore e il fronte principale dell'ex OPG, è stata ipotizzata cercando di attribuirle linearità e semplicità compositiva, che la rendano spazio contemplativo degli elementi prospettanti su di essa, così ricchi di dimensioni, inclinazioni e caratteristiche architettoniche differenti. Questa piazza, viste le sue ampie dimensioni, potrebbe proporsi come spazio cittadino vivibile e convertibile in più occasioni e contesti; per essa è stata ipotizzata una pendenza dolce che vada a superare la situazione attuale nella quale la quota esistente, quota a cui si apre il grande portone del chiostro maggiore della Ghiara, ha un'altezza di circa un metro inferiore rispetto al livello del piano terra del complesso dell'ex OPG. La leggera pendenza di progetto andrebbe a creare così una cavea naturale sfruttabile in occasione di proiezioni o concerti.

Un punto fermo con cui la progettazione di quest'area ha dovuto relazionarsi è stata la volontà di mantenere pressoché invariato il verde esistente, comprendete molteplici alberature di grande pregio e dimensioni, che hanno condizionato alcune scelte progettuali; prima tra tutte la sistemazione del Parco di San Zenone, sistemazione leggera e rispettosa del disegno creato dalle piantumazioni presenti. L'intervento ipotizzato per il parco prevede la creazione di una piazza alberata, funzionale alla sosta e all'incontro, in diretta comunicazione fisica e visiva con gli accessi all'area dei padiglioni e al fronte sud del corpo monumentale dell'ex OPG. E' proprio quest'asse delineato a partire dal complesso monumentale che va a definire i confini della piazza alberata, e tramite un raccordo di passerelle lignee a riconnetterla con il sagrato della chiesa di San Zenone, la quale una volta eliminate le aree di sosta presenti tutto intorno e ripavimentata l'area, vedrebbe riconosciuta la sua importanza storica-artistica grazie anche ad alcuni elementi di arredo urbano quali pannellature esplicative e sedute.

Proposta progettuale
L'iniziale scelta di una vocazione sociale dell'area è stata elaborata partendo dalla presenza storica di due conventi missionari, da considerazioni circa le attuali funzioni di assistenza ai giovani svolte da alcune cooperative nell'adiacente edificio denominato ex ONMI e dall'analisi della configurazione stessa del complesso, così eterogenea da suggerire fin dal principio una pluralità di funzioni relazionabili tra loro. Si è cercato, successivamente, di sovrapporre l'ipotesi funzionale alla reale consistenza fisica e materica di ogni parte del complesso, esaminando il dimensionamento degli spazi ed i loro reciproci rapporti; di conseguenza il piano terra è stato tutto quanto aperto ad attività di socialità, declinate in maniera differente e raccordate le une alle altre attraverso i corridoi esistenti, le passerelle e i volumi distributivi di progetto.
Sono state ipotizzate alcune demolizioni funzionali alla permeabilità dello spazio, che riguardano alcune parti del muro di cinta, dei muri dei singoli cortili dei padiglioni oltre che di quelli del cortile della ex casa del Direttore dell'Ospedale Psichiatrico. Sono state individuate alcune superfetazioni realizzate nel corso del Novecento, prive di valore storico-architettonico, per le quali è stata ipotizzata la rimozione così come per due delle quattro torrette del complesso e per i camminamenti sopraelevati, funzionali in passato a garantire controllo e sicurezza, oggi dissestati ed in parte crollati.
Altri interventi sullo stato esistente dei luoghi sono stati unicamente la rimozione dei servizi igienici realizzati durante l'utilizzo come Casa di Cura, così come sono state rimosse alcune pareti divisorie non portanti che suddividono ambienti di pregio avanti palesi caratteri di organicità e unitarietà.
Le scelte operate hanno mirato al recupero del carattere originario degli ambienti, cercando di ipotizzare i minimi interventi possibili, nei casi in cui per le funzioni proposte si è resa necessaria la suddivisione di ambienti unitari (ad esempio per la creazione di servizi igienici) si è cercato di recuperare i servizi esistenti o di andare a ipotizzare interventi in quelle aree del complesso che mostrano palesi rimaneggiamenti a seguito dei decenni di utilizzo con finalità correzionale. Sono stati pensate al contempo pareti in arredo o la creazione di volumi di dimensioni minori e carattere dichiaratamente contemporaneo ogni volta in cui si sia reso necessario l'intervento sullo stato dei luoghi.

In questa fase è emersa la necessità di innestare sul contesto storico esistente due elementi contemporanei, elementi necessari al superamento delle carenze riscontrate in termini di distribuzione verticale in tutte e tre le parti che compongono il complesso, in quanto le distribuzioni attuale sono discontinue ed insufficienti a garantire un agevole utilizzo di tutti i piani esistenti. Si è ipotizzato di inserire due volumi, uno prospiciente la piazza principale, raccordato al corpo monumentale del complesso ed uno nell'edificio residenziale su via del Portone; entrambi questi momenti di innesto sul tessuto esistente sono stati studiati fin nel dettaglio costruttivo, arrivando ad ipotizzare strutture in legno x-lam per questioni di salubrità, efficienza energetica e comportamento sismico. I due elementi contenti ascensori e scale di distribuzione verticale vanno a staccarsi dagli edifici esistenti attraverso ampie vetrate a tutta altezza che propongano un momento di discontinuità e riflessione. La finitura esterna in listelli di legno si ricollega alla scelta di materiali compiuta per le passerelle dislocate in tutto il complesso, la forma semplice e le linee pulite degli elementi si pongono in secondo piano rispetto all'eterogeneità degli alzati esistenti, solo l'elemento prospiciente la piazza principale si pone a rottura con il sedime originario, fuoriuscendo dalla linea del muro di cinta esistente e andando a connotarsi come elemento totemico, quasi come porta di accesso al nuovo complesso.

La proposta progettuale elaborata per questo edificio prevede diverse funzioni pubbliche da mettere al servizio della città, elaborate in seguito a ricerche e confronti su quelle che potrebbero essere le sue esigenze più pressanti. L'Amministrazione Comunale ha seguito negli ultimi decenni un iter di interventi che andassero a costituire una solida base culturale all'interno dell'ambito cittadino di antica fondazione, si è investito nell'ampliamento e adeguamento di musei e spazi espositivi temporanei e ci si è mossi nell'integrare queste funzioni ad altre più prettamente commerciali e di intrattenimento, quali la riapertura di un cinema e la valorizzazione di diversi ambiti commerciali. A seguito di interventi di questo tipo una necessità che appare ancora evidente, ed è segnalata dallo stesso Piano Strutturale Comunale, è quella di riportare residenti nella città antica, la residenzialità infatti, è il concetto fondante su cui si sviluppano la crescita o la decrescita di un tessuto cittadino, residenzialità che a tutt'oggi stenta a prendere piede nel centro della città.
Cercando soluzioni al problema evidenziato, ho ipotizzato di realizzare al primo ed al secondo piano del complesso monumentale dell'ex OPG residenze che ben si accordassero alla vocazione sociale dell'area, declinate al primo piano in residenze per anziani autosufficienti, accanto a residenze per studenti fuorisede, ipotizzando che le due parti del piano non siano divise nettamente tra loro, ma presentino un passaggio in entrambi i sensi atto a favorire la creazione di fruttuose relazioni di vicinato, fondate sulla reciproca assistenzialità.

Al secondo piano ho ipotizzato una residenzialità in condizioni di cohousing, basata sulla massima contrazione degli spazi privati e la dilatazione di tutta una serie di spazi condivisi che risulterebbero costosi ed impegnativi a spese di un singolo nucleo famigliare; sono stati pensati ampi spazi dedicati alle attività diurne, vivibili e modificabili all'occorrenza, è inoltre prevista la presenza di un piccolo asilo autogestito dai residenti che vada ad assommarsi agli spazi culturali del piano terra al servizio di tutto il complesso. A questo livello infatti trovano posto gli spazi condivisi dello studentato, quali una grande biblioteca e sala studio, un info ed internet point, una sala relax e un'area ristoro; altri spazi dedicati ai giovani sono quelli affacciati sulla piazza principale, e sul corridoio monumentale dove si sviluppano attività ludiche, musicali ed educative. Quest'area del complesso è quella che più di tutte si pone al servizio della comunità cittadina con spazi che posso diventare all'occorrenza aule di formazione o proiezioni, ampie sale dedicate alla musica, tra cui sale prove e sale di registrazione; vi si trova poi l'ex Cappella religiosa del convento dei Padri Missionari, utilizzabile come auditorium con la progettazione di arredi e adeguamenti impiantistici, trattandosi di uno spazio di ampie dimensioni, già provvisto di quattro accessi ed un retropalco.
A conclusione del piano terra, in fondo al corridoio principale, trovano posto le sale dedicate alla socialità e all'incontro della residenza per anziani autosufficienti, tra cui un'emeroteca, una sala video, una piccola palestra attrezzata oltre che gli spazi di amministrazione e la portineria del complesso.
Tra le funzioni proposte per il complesso dell'ex Ospedale Psichiatrico, c'è quella di spazio di coworking, sviluppata sui tre livelli dell'edificio ex residenziale prospettante su via del Portone, dove la distribuzione di postazioni di lavoro, sale riunioni e sala relax è garantita dal volume distributivo di progetto che prevede una finestratura continua in facciata funzionale a cogliere visuali inedite del complesso.
Nei quattro padiglioni, infine, sono state ipotizzate specifiche finalità per ognuno: il padiglione a nord-est per la sua posizione centrale rispetto all'intero sistema svolge una funzione di ristorazione, al piano rialzato si distribuiscono caffetteria, cucina e alcune sale ristorante, a metà del corridoio principale è collocata la scala di accesso al piano superiore dove si trovano altre sale e spazi per il pubblico, mentre il livello seminterrato funziona come dispensa e magazzino, accessibile unicamente al personale. All'interno del padiglione sud-ovest si colloca un'attività di Bed&Breakfast, composto di stanze doppie o singole con bagno privato, disposte anche al piano superiore, l'amministrazione si trova al piano terreno e la somministrazione della prima colazione è convenzionata con il prospiciente bar-ristorante.

Il padiglione sud-ovest è ipotizzato con funzione museale, il museo dell'ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario, che racconti la storia del complesso nella sua evoluzione all'interno della realtà cittadina, ma anche quella degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari in Italia, che furono solo sette, ed a seguito di vicende travagliate hanno chiuso nel 2015. La funzione museale, con sale disponibili anche per mostre temporanee, è prevista a livello seminterrato e al piano rialzato, continuando anche nel cortile retrostante a questo padiglione ed al padiglione nord-ovest, attraverso pannellature esplicative e la visita alle torrette di guardia. Questo padiglione verrà mantenuto il più possibile nella condizione in cui si trova attualmente per mostrare le reali condizioni di vita al suo interno, al contrario per gli altri padiglioni sono previsti minimi interventi di adattamento alle nuove funzioni ipotizzate, quali la creazione di servizi igienici, la sostituzione degli infissi ed il ripristino in alcune stanze della configurazione originale, andando a rimuovere le tamponature che impediscono una completa lettura delle volte. Al primo piano di questo padiglione è prevista la creazione di un piccola biblioteca-archivio contenente mappe e documentazioni riguardanti il complesso dell'ex OPG ed il suo funzionamento. Il padiglione nord-ovest prevede la distribuzione di locali per la vendita di prodotti ortofrutticoli di produzione locale e alcuni laboratori di cucina al primo piano, il piano interrato anche in questo elemento è utilizzato come deposito di materiali e magazzino.

Conclusioni
La proposta progettuale presentata è stata condotta nel tentativo di perseguire una valorizzazione qualitativa del contesto esistente, obiettivo che si è cercato di concretizzare nell'individuazione di funzioni pubbliche e culturali declinate in momenti differenti di socialità; gli spazi aperti, così come il museo, il teatro e le stesse residenze posso rappresentare tutti quanti circostanze di incontro e condivisione in cui lo spazio progettato ne esce valorizzato ben oltre la puntuale proposta architettonica. Questa valorizzazione è resa possibile anche attraverso un approccio al riuso edilizio che vada ad integrare elementi di innesto sul costruito, elementi che si pongono a confine tra la preesistenza e le esigenze attuali.
Il grande risalto alle componenti sociali del vivere la città, nasce a livello personale nella credenza che tali componenti siano gli elementi chiave per la riuscita di qualsiasi progetto: la condivisione di spazi così come le relazioni di vicinato sono in grado di realizzare un tipo di architettura che andando ben oltre l'idea progettuale che ne costituiva la base, sono in grado di mantenere vivi gli ambienti urbani.

Il fine progettuale è stato quello di realizzare all'interno degli spazi preesistenti, di grande valenza formale e storica, vari momenti di incontro in cui a seconda delle proprie preferenze ed inclinazioni ogni tipo di fruitore potesse trovare spazi e spunti attraverso cui vivere questi ambienti. L'architettura, a mio parere, non può prescindere dalle persone che la vivono, può solo cercare di risolvere i problemi che rendono alcune porzioni delle città contemporanee isolate e irraggiungibili, e proporre conseguentemente soluzioni polivalenti per gli spazi che la compongono.

In conclusione quello che si è cercato di esprime attraverso questo processo di ricerca, comprensione ed elaborazione, è solamente un punto di vista, una proposta personale che sebbene ampiamente superabile e ripensabile, mira semplicemente a stimolare il dibattito riguardo un edificio ed un'area di grande pregio, che merita una rilettura e una rivalutazione che la riportino al centro della vita cittadina.