Esplorazione e sfruttamento minerario dei fondali oceanici

 

 

Premessa
Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, congiuntamente con il Ministero dello Sviluppo Economico e con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha organizzato il 18 aprile u.s. un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni potenzialmente interessate allo sviluppo delle attività di esplorazione e sfruttamento minerario dei fondali oceanici.
Erano presenti all'incontro rappresentanti di Fincantieri, Consiglio Nazionale Geologi, Assomineraria, INGV, OGS, CNR, ANIM, etc., quali potenziali attori nel campo della ricerca scientifica ed industriale, delle professionalità necessarie, dell'esplorazione e della coltivazione dei giacimenti.
La riunione è stata introdotta da relatori qualificati che hanno fornito indicazioni in merito all'Organizzazione internazionale deputata alla concreta gestione amministrativa e produttiva delle risorse minerarie dei fondali oceanici, allo stato del negoziato per l'approvazione del regolamento per lo sfruttamento delle risorse minerarie, ai problemi tecnologici e ambientali connessi alle attività di esplorazione e coltivazione, agli aspetti giuridici ed economici.
Le potenzialità estrattive dei fondali oceanici attualmente risultano sconosciute alla quasi totalità degli operatori del settore estrattivo e ai professionisti minerari: qualche raro accenno può essere riscontrato nei corsi con valenza mineraria che ancora resistono nelle poche Università che risentono di una passata tradizione di formazione mineraria. Si tratta, comunque, di informazioni generiche e datate, che non fanno intravedere le potenzialità di sviluppo dell'attività mineraria in termini tecnologici ed economici.


International Seabed Authority
Lo sfruttamento minerario dei fondali oceanici è regolato dalla United Nations Convention on the Law of the Sea (UNCLOS) del 1982 e dall'Accordo del 1994 per l'implementazione della Parte XI della stessa convenzione.
Il campo di intervento della UNCLOS riguarda le superfici dei fondali marini all'interno della cosiddetta "Area", superficie che ricomprende per intero tutte le aree indiziate per la presenza di minerali potenzialmente sfruttabili economicamente e tecnicamente.
La UNCLOS regolamenta, dal punto di vista minerario, i fondali oceanici in aree esterne ai limiti della giurisdizione nazionale, le cui risorse sono designate quali "eredità comune del genere umano", da sottrarre alla disponibilità dei singoli Stati e da destinare ad usi pacifici a favore di tutta l'umanità.
In particolare, l'Area ricomprende i giacimenti all'esterno della zona esclusiva economica dei singoli Stati, a partire dalla profondità di 2.500 metri e oltre le 200 miglia marine dalla costa.
A parere di alcuni esperti l'Accordo del 1994, che ha introdotto sostanziali modifiche alla Convenzione del 1982, ha provocato svantaggi per i Paesi in via di sviluppo, anche affievolendo il concetto di "eredità comune del genere umano".
La International Seabed Authority (ISA), con sede a Kingston, Jamaica, istituita dalla UNCLOS, è una Organizzazione internazionale autonoma, attraverso la quale gli Stati aderenti organizzano e controllano le attività nell'Area, con l'obiettivo di amministrare le risorse minerarie presenti.
ISA è composta di tre organi principali, l'Assemblea, il Consiglio e il Segretariato e due organi specializzati, la Commissione Tecnico-Legale e la Commissione Finanze. Il Consiglio ha il ruolo principale nell'adozione delle decisioni rilevanti, ed è composto da 37 membri eletti a livello regionale o in funzione degli interessi economici coinvolti. Attualmente l'Italia fa parte del gruppo A del Consiglio, il più importante, insieme a Cina, Giappone e Russia: fanno parte del gruppo A gli Stati che hanno un particolare interesse nello sfruttamento dei minerali estraibili dai fondali marini, in quanto negli ultimi cinque anni hanno consumato più del 2% in valore rispetto al consumo mondiale dei minerali oggetto di potenziale sfruttamento nell'Area, o hanno importato più del 2% in valore rispetto al totale mondiale delle importazioni.
Occorre osservare che l'Italia, sesto contributore di ISA, anche in relazione alla particolare collocazione nel Consiglio, può rivestire un ruolo rilevante in tutte le decisioni che tale Organismo è chiamato a prendere, con potenziali notevoli vantaggi per l'industria e per l'economia nazionale delle materie prime.
Le competenze principali di ISA fanno riferimento alla regolazione delle attività di prospezione, esplorazione e coltivazione dei fondali oceanici profondi, assicurando che l'ambiente marino sia protetto dagli effetti negativi che potrebbero verificarsi durante le sopra citate fasi dell'attività estrattiva sottomarina. ISA ha anche la responsabilità di promuovere e incoraggiare la ricerca scientifica marina nell'Area, disseminando i risultati di tale ricerca, mentre non ha alcuna competenza circa le altre attività che potrebbero interessare il fondale marino, il sottosuolo e la colonna d'acqua.
A tutti gli effetti, ISA rilascia i permessi di prospezione, esplorazione, e coltivazione, a seguito della presentazione di un adeguato programma dei lavori, comprensivo dell'impatto ambientale, e controlla lo sviluppo dei lavori autorizzati, ai fini del rispetto del programma dei lavori e della tutela dell'ambiente (è l'unica Organizzazione dell'ONU con compiti amministrativi e di controllo direttamente impattanti su un'attività economica, e tutte le attività minerarie proposte devono essere sponsorizzate almeno da un Stato Membro).
La Convenzione prevede la possibilità che ISA possa sfruttare direttamente i fondali oceanici, attraverso una propria "Enterprise", ma a tutt'oggi tale attività non è stata avviata, né si prevede che lo sia in un prossimo futuro.
L'Assemblea di ISA ha approvato una sorta di "Codice Minerario" relativamente alle attività di prospezione ed esplorazione autorizzabili per una durata massima di quindici anni, con riferimento alle tre tipologie di depositi minerari (si potrà parlare di giacimenti minerari allorché ne sarà dimostrata la coltivabilità tecnica ed economica) oggetto di potenziale sfruttamento nell'Area:
- Solfuri polimetallici
- Croste di ferromanganese con elevate concentrazioni di cobalto
- Noduli polimetallici
Per ognuna delle tre tipologie di deposito è stata approvata una decisione relativa alle attività di prospezione ed esplorazione, che potranno essere autorizzate su una superficie massima di 150.000 chilometri quadrati, con obbligo di rilascio da parte dei contractors di percentuali prestabilite di tale superficie in funzione del tempo trascorso dal conferimento dell'autorizzazione stessa. La decisione contiene l'indicazione di tutti gli elementi necessari per l'istruttoria dell'istanza e per la gestione dell'autorizzazione. E' previsto l'obbligo per i contractors di organizzare attività di formazione a favore di studenti e professionisti dei Paesi in via di sviluppo.
Ognuna delle tre decisioni contiene una parte corposa relativa alla protezione e tutela dell'ambiente marino, con obblighi a carico di ISA, degli Stati membri che sponsorizzano le iniziative minerarie e dei contractors. Gli Stati costieri che potrebbero subire pregiudizi dall'attività mineraria hanno titolo di richiedere gli opportuni interventi di tutela al Segretario Generale di ISA.
Attualmente risulta in corso di approvazione, anche con il contributo della Delegazione italiana, la decisione circa lo sfruttamento delle risorse minerarie dei fondali oceanici.


I depositi minerari sottomarini

Solfuri polimetallici
Si tratta di depositi di origine idrotermale, scoperti per la prima volta nel 1948 nel Mar Rosso. Negli anni sessanta furono scoperti dei "fanghi metalliferi", ancora nel Rift System del Mar Rosso, contenenti elevati tenori in rame, zinco, ferro, argento e oro. Successivamente sono stati individuati depositi analoghi nell'East Pacific Rise System, Galapagos Ridge, Galapagos Rift, Juan de Fuca e Gorda Ridges, Mid Atlantic Ridge, Oceano Indiano Centrale.
Sono in corso sette attività esplorative autorizzate, tra cui quella del Governo della Polonia, del Governo dell'India, del Federal Institute for Geosciences and Natural Resources della Germania, dell'Institut de Recherche pour l'Exploitation de la Mer della Francia, della Russia e della Cina.
I permessi di esplorazione, per un totale di sette, scadranno tra il 2026 e il 2033, pertanto, eventuali attività estrattive potranno essere avviate non prima del 2030, compatibilmente con i risultati favorevoli dell'esplorazione stessa dal punto di vista tecnico ed economico.

Noduli polimetallici
I noduli polimetallici furono scoperti nei fondali marini sin dall'anno 1873 da una spedizione oceanografica, allorché furono portati in superficie dei piccoli corpi neri ovali contenenti ossido di manganese quasi puro. Più in generale, i noduli polimetallici contengono principalmente nichel, cobalto, manganese e rame, e sono di origine vulcanica: i metalli sono assorbiti sulla superficie di sedimenti fini e quindi trasportati dalle correnti, consumati dallo zooplancton, espulsi e concentrati come materia fecale e depositati sul fondo marino, allorquando subiscono altre trasformazioni fino a essere ridotti a specie cationi che assorbite dalla matrice anionica dell'ossido di manganese.
I noduli polimetallici si trovano principalmente nella Clarion Clipperton Fracture Zone dell'Oceano Pacifico, nell'Oceano Indiano, nel Mid Atlantic Ridge e nell'Oceano Atlantico del Sud.
Attualmente risultano conferiti 17 permessi di esplorazione, tra cui alla Deep Ocean Resources Development Co. del Giappone, alla China Ocean Mineral Resources Research and Development Association, alla Corea del Sud, alla Interoceanmetal Joint Organisation, sponsorizzata da numerosi Stati dell'est europeo, alla Russia, etc.

Croste di ferromanganese con elevate concentrazioni di cobalto
I depositi distribuiti di ferromanganese con elevate concentrazioni di cobalto si trovano nelle aree con una significativa attività vulcanica sottomarina. La crosta di ferromanganese si accresce sulle superfici rocciose di origine vulcanica dei fondali, a seguito della precipitazione dei metalli disciolti nell'acqua di mare nelle aree montuose sottomarine, nelle spaccature, nei plateau, anche a seguito dell'azione combinata delle correnti. Tali depositi, rinvenibili tra 400 e 5000 metri di profondità, si rinvengono anche nelle zone economiche esclusive di alcuni Stati costieri.
La composizione delle croste di ferromanganese è simile a quella dei noduli polimetallici, salvo per un maggior tenore in cobalto, platino e terre rare, inoltre, l'interesse economico per tali depositi è relativamente recente.
I depositi di croste di ferromanganese si rinvengono principalmente nell'Oceano Pacifico Occidentale, nell'Oceano Atlantico del Sud e nel Rio Grande Rise.
La superficie autorizzata per l'esplorazione ammonta a soli 3000 chilometri quadrati, mentre i contractors sono Cina, Brasile, Corea del Sud, Russia e Giappone, per un totale di cinque permessi di esplorazione.


Conclusioni
Attualmente vi è un rinnovato fermento, a livello mondiale, per le attività di prospezione ed esplorazione finalizzate a definire le potenzialità di sfruttamento minerario dei fondali oceanici, mentre non sono state ancora avviate attività di coltivazione.
I tempi necessari per l'esplorazione dei depositi conosciuti, le enormi difficoltà tecniche riscontrate, gli investimenti rilevanti richiesti e le problematiche ambientali da superare fanno sì che l'attività mineraria relativa ai fondali marini possa essere affrontata esclusivamente con il supporto degli Stati, nell'ambito di progetti a lunghissima scadenza, valorizzando le risorse degli stessi Stati in termini di ricerca scientifica e tecnologica e capacità ed esperienza nelle attività estrattive: è agevole osservare come gli Stati maggiormente impegnati nelle attività esplorative siano quelli in cui è ancora esistente un'importante tradizione mineraria o che possiedono una avanzata industria che utilizza i metalli presenti nei depositi sottomarini.
Alcuni Stati, quali la Cina, il Giappone, la Francia e la Germania, hanno creato apposite strutture per la gestione dei progetti di esplorazione mineraria. La Cina, in particolare, sta attuando una notevole politica di acquisizione di permessi di esplorazione, testimoniata dalle numerose iniziative avviate.
L'Italia è ben presente nel Consiglio dell'International Seabed Autorithy, e risulta impegnata, con le proprie strutture statali, nei lavori propositivi della stessa Authority, inoltre, sta attuando iniziative di sensibilizzazione e informazione degli operatori nazionali e delle loro Associazioni circa l'opportunità economica di partecipare alla esplorazione mineraria dei fondi oceanici.
Il livello nazionale risulta possedere le capacità di ricerca scientifica necessarie per affrontare le sfide internazionali per lo sfruttamento minerario dei fondali marini, mentre sembrano non esistere aziende che possano intraprendere in concreto le costose e complesse attività di esplorazione, anche per la mancanza di tradizione mineraria, come peraltro evidenziato dall'assenza di iniziative italiane.
Ritengo sia compito dello Stato, anche con la messa a disposizione delle necessarie risorse economiche, di creare le sinergie tra gli operatori in modo da costruire una iniziativa industriale di esplorazione, valorizzando le potenzialità presenti del nostro sistema produttivo.