Le città metropolitane italiane. Scenari di crescita e shrinkage dal 1970 ad oggi

L'articolo introduce un lavoro di ricerca che sto svolgendo nell'ambito del Dottorato in Ingegneria Civile e Architettura dell'Università degli Studi di Parma, che si propone di interpretare i processi di trasformazione delle città italiane, a partire dal 1970 e conparticolare riferimento alle città metropolitane, alla luce dei recenti studi internazionali sul tema di Urban Shrinkage.  Dall'analisi comparativa dei primi dati raccolti emergono alcune riflessioni sull'andamento della variazione demografica e di uso del suolo in questi contesti territoriali, nel quadro di una pianificazione urbanistica i cui obiettivi dichiarati si propongono di contenere i consumi  di suolo.

Il tema di City Shrinkage, letteralmente di restringimento della città,  ha rivendicato, tra la fine degli anni '90 e gli inizi del 2000, un posto di spicco nel mondo accademico e politico di diverse nazioni, specialmente quelle industrializzate. Moderni studi hanno rivelato, in alcune grandi città, in ambito internazionale, i segni di una grave crisi interna come causa o effetto, a seconda del contesto, del fenomeno di spopolamento del tessuto consolidato, con il conseguente abbandono di consistenti parti di città, alle volte connesso con il cospicuo aumento del suolo urbanizzato nelle zone periferiche; ciò ha portato ad una maggiore consapevolezza sull'obsolescenza di certe strategie orientate alla sola crescita. Delle circa 370 città con più di 100.000 abitanti e una perdita di popolazione pari al più del 10%, individuate durante la prima fase di ricerca del programma Shrinking Cities, della German Federal Cultural Fundation, 2002-2004, due casi esemplari sono stati individuati nella città di Detroit, e di Manchester/Liverpool4. Il centro di Detroit, a causa del grande processo di suburbanizzazione iniziato negli anni '60, ha perso più di metà della sua popolazione rispetto al picco degli anni '50, registrando contemporaneamente un aumento considerevole del suolo urbanizzato in corrispondenza delle sue zone periferiche e l'abbandono totale di intere aree in posizione centrale. Le vicende che hanno portato alla contrazione della città di Manchester, invece, sono legate al processo di de-industrializzazione; con la crisi dell'industria tessile, settore economico prevalente, e la conseguente crisi dell'occupazione, la città ha registrato un calo drastico di popolazione a partire dagli anni '50, perdendo il 50% dei suoi abitanti.
Il fenomeno di Shrinkage delle grandi città in Italia, è certamente difficilmente paragonabile all'intensità del fenomeno che ha colpito altri territori in ambito internazionale, come Inghilterra, Stati Uniti e Germania dell'Est, per varie motivazioni di contesto. La grande frammentazione e il forte attaccamento alla proprietà privata, nonché la natura stessa delle nostre città, ha fatto sì che il fenomeno sia di minor impatto sull'ambiente costruito; non si è tradotto infatti nell'abbandono di consistenti porzioni di città. Tuttavia, a fronte della comprovata esistenza del problema nel panorama europeo e globale, è utile valutare se e come le grandi città italiane siano coinvolte, sia in termini quantitativi che qualitativi, in questo cambiamento delle sorti delle città, precedentemente considerate esclusivamente "motori di sviluppo". 

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 68 del n. 618/2015 di Quarry&Construction...continua a leggere