Pianosa, l'isola dimenticata

Tesi di laurea Magistrale in Architettura
Cecilia Fornaciari, Cristina Bertani, Simone Ronzoni AA 2014/15

Relatore: M. E. Melley


Un'isola sconosciuta a molti e dimenticata da tutti.
Pianosa rispecchia una realtà particolare: un carcere dismesso, un paese in abbandono ma anche un parco nazionale con area protetta.
Tutto questo convive in parallelo con la Cooperativa San Giacomo, che collabora con i detenuti per il loro reinserimento nella società, con l'Associazione per la difesa dell'Isola di Pianosa e con l'Ente Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano a difesa del parco. Oggi sull'isola sono presenti diversi enti di governo del territorio, ma soprattutto vi sono ancora dei reclusi in buona condotta coinvolti in attività di recupero per la salvaguardia dell'isola. All'arrivo sull'isola si nota immediatamente il paese completamente abbandonato, gli edifici nuovi e vecchi ridotti a rudere, tetti crollati e infissi mancanti. L'edificato è generalmente caratterizzato da costruzioni di al massimo 3 piani fuori terra, con tetti a falde poco spioventi e frequenti coperture piane.
Sono proprio i detenuti a gestire il poco che rimane del paese di Pianosa, coordinando, tramite la Cooperativa, gli unici servizi che l'isola offre, realizzando opere di manutenzione e mantenendo pulite le strade. Trovarsi sull'isola una volta è come esserci per sempre, un paradiso naturale con le potenzialità per migliorare sempre più. Il tema di questa tesi di laurea è nato dalla curiosità verso una realtà particolare, meritevole di tutela e ad oggi completamente degradata, e le sue priorità di intervento. Una tesi sviluppata attraverso alcuni sopralluoghi che hanno fatto comprendere cosa significa essere detenuto ma soprattutto cosa significa vivere sull'isola di Pianosa. L'intera analisi ha avuto inizio dallo studio di documenti storici e di archivio, oltre che dalla conoscenza approfondita della storia delle altre isole carcere e delle Colonie Penali Agricole analoghe a Pianosa.
A marzo 2015 è stato effettuato il primo dei tre sopralluoghi, da cui è stata ricavata una catalogazione molto dettagliata di tutti i 53 edifici presenti nel borgo esterno al carcere, oltre che raccolto dati fondamentali per completare le analisi preliminari. Assemblando i dati raccolti sono stati catalogati gli edifici, per una visione generale dello stato di fatto.
Il rilievo urbano dettagliato ha permesso una approfondita conoscenza degli organismi edilizi, attraverso l'osservazione diretta e la misurazione sul posto, come fase di apprendimento e di ricerca: a questo proposito, durante la stesura è risultato importante evidenziare le diverse epoche storiche di costruzione degli stessi edifici, simboleggiate sul disegno per mezzo dell'uso del colore.
Contemporaneamente, nell'ottica della definizione delle priorità di intervento, è stata creata una scheda di catalogazione per la classificazione degli edifici, che ha fornito un quadro d'insieme sui cui poter fondare le basi del progetto globale e da cui individuare quali parti dell'edificato si prestino meglio per un intervento di restauro. La schedatura è stata condotta in base a tre parametri: lo stato di conservazione, la valutazione dei rischi e la progettualità. La classificazione ha quindi fornito un elenco di edifici ordinati secondo la priorità di intervento e le necessità di tutela, con ai primi posti quelli più meritevoli e, posti al fondo alla classificazione stessa, quelli di minore interesse. Contemporaneamente sono state eseguite ulteriori analisi sullo stato di fatto dell'intero borgo e dell'isola, comprensive degli edifici interni al territorio del carcere. L'ulteriore sopralluogo, effettuato a giugno 2015, è stato fondamentale per iniziare il lavoro di rilievo della porzione di edificato considerata più meritevole di tutela, il porticciolo. Il porticciolo, oggi in stato di abbandono, è il fulcro storico dell'isola, con grandi potenzialità e necessità di tutela.
Antico approdo sull'isola e fulcro delle attività nel periodo di maggiore frequentazione del paese, il porticciolo è quindi l'ambito del progetto di restauro, collocando gli edifici che lo compongono nelle prime posizioni della classificazione, ma anche per la particolare bellezza. L'edificato si sviluppa su due livelli diversi, costituiti dalla piazzetta e dal piccolo molo.
La piazzetta, di forma vagamente triangolare è chiusa su due lati dai fronti costruiti, mentre sul lato opposto è aperta alla vista sul mare.
L'arenaria conchiglifera, di cui sono costituite le murature del porticciolo, genera la caratteristica tessitura muraria a grandi blocchi alternati a sottili strati in laterizio, intuita dagli ingenti distacchi di intonaco sulle facciate, che lasciano scoperte intere porzioni di muratura. Il rilievo degli edifici, condotto dall'esterno degli stessi per motivi di sicurezza, ha confermato la pericolosità e lo stato di abbandono. E' stata poi sviluppata una idea di progetto globale, comprendente il borgo ma anche l'intera isola, per far rivivere Pianosa attraverso l'inserimento di un albergo diffuso, dislocato negli edifici esistenti. L'abbondanza di edifici in disuso, il particolare contesto naturale e paesaggistico in cui si trova il paese di Pianosa e le idee di turismo consapevole e controllato emerse dai questionari durante la fase di progettazione partecipata, hanno fatto nascere l'idea di poter instaurare sull'isola un albergo diffuso.
L'idea dell'inserimento di una struttura ricettiva diffusa nasce dalla necessità immediata di salvaguardia del borgo, che alle condizioni attuali rischierebbe di andare totalmente perduto in pochissimo tempo. La valorizzazione del paese è quindi sicuramente legata a un incremento, seppur controllato, del turismo, che attualmente coincide per lo più con visite di qualche ora.
Il progetto di restauro, che si articola a scala architettonica, prende in esame il porticciolo, si presenta come luogo ideale di incontro e sosta, nella cornice storica e naturalistica tipica dell'isola.
Con l'intenzione di non snaturare l'impianto originario degli edifici sono state tenute in grande considerazione le immagini storiche di rappresentazione del complesso del porticciolo.
Con il progetto di rifunzionalizzazione del paese e l'inserimento dell'albergo diffuso all'interno degli edifici presi in esame nel porticciolo, risulta chiara la necessità di riqualificare lo spazio antistante ad essi. Allo stato attuale la piazza si presenta come uno spazio aperto, racchiuso tra due fronti di edifici dismessi, con una buona illuminazione mattutina.
Con il passare delle ore, tutta l'area risulta esposta all'azione del sole, a cui si aggiunge il caldo torrido delle stagioni estive.
La progettazione dello spazio aperto prevede l'inserimento di sedute e tavolini a servizio del bar, così da permettere la sosta e il ristoro dei visitatori, e l'aggiunta di arredo urbano sotto forma di sedute indipendenti. Come riparo dal sole vengono installate delle coperture provvisorie con sostegni in legno, caratterizzate dalla leggerezza degli inserti ombreggianti in tessuto.
Il restauro delle facciate è parte fondamentale del progetto, poiché all'interno del porticciolo il forte degrado dei materiali risulta immediatamente visibile.
Durante la fase di analisi dei degradi è emerso il problema della protezione della muratura in pietra, che appare tutt'ora inadatta a un rivestimento intonacato, mostrando evidenti fenomeni di distacchi e lacune. Data la necessità di rafforzare il materiale e di impedirne il relativo sfarinamento, che attualmente rappresentano un rischio concreto, è stato scelto un consolidante a base di silicato di etile. Il silicato di etile è nato come consolidante della pietra arenaria, e successivamente è stata dimostrata la sua capacità consolidante anche su materiali lapidei e intonaci.
L'ultimo sopralluogo di settembre 2015 ha permesso l'analisi del degrado delle facciate e il completamento del rilievo degli edifici per lo sviluppo dell'idea di progetto: l'incremento delle strutture ricettive attraverso l'inserimento dell'albergo diffuso, la riapertura dei servizi precedentemente esistenti e soprattutto il risanamento delle strutture interne al carcere per consentire l'alloggio di un maggior numero di detenuti. La consapevolezza delle criticità presenti e la padronanza delle informazioni acquisite hanno portato alla luce complicazioni e vantaggi della presenza del carcere sull'isola, di cui sono state fatte alcune valutazioni. Il particolare contesto in cui si sviluppa il progetto di riqualificazione dell'isola, di valorizzazione del paese e di restauro del porticciolo, fa sì che risulti fondamentale il contributo degli abitanti ed ex abitanti del luogo o dei turisti di passaggio. Durante la fase di progetto globale dell'isola a scala territoriale viene proposto il riuso e la riqualificazione delle strutture esistenti all'interno del territorio del carcere.  Il progetto del borgo a scala urbana viene rappresentato da un masterplan per l'illustrazione di demolizioni, riconversioni e miglioramenti di viabilità, verde ed edificato. Lo scopo del lavoro è stato proprio quello di ridare vita all'isola di Pianosa, perché solo incrementando i servizi attivi e risanando le strutture si può pensare ad un aumento di turismo consapevole. Un'isola splendida, naturale ed incontaminata, che deve rimanere tale.
Grazie a questa esperienza di studio e ricerca siamo arrivati a comprendere l'isola di Pianosa in ogni sua sfaccettatura, dalla gestione di una realtà carceraria, ai limiti di un parco nazionale.
Allo stesso modo, in pochi mesi, abbiamo assistito all'evolversi degli effetti del tempo sugli edifici. La rapida espansione del degrado e lo stupore dei turisti nell'osservare l'abbandono del borgo di Pianosa, ci ha spinti a cercare una soluzione semplice, a basso impatto, ma che possa allo stesso tempo inglobare gradualmente tutto l'edificato attraverso delle priorità di intervento e un piano economico. Il nostro lavoro di catalogazione, classificazione, analisi dell'edificato e progetto di una struttura ricettiva diffusa può essere un suggerimento per gli enti e le amministrazioni che governano l'isola per un futuro miglioramento. Le difficoltà riscontrate lungo il percorso, date dalla mancanza di collaborazione e aiuto da parte degli enti nazionali e locali, insieme all'impossibilità di realizzare rilievi completi e precisi per le pessime condizioni strutturali degli edifici, hanno rappresentato l'ostacolo maggiore in fase di ricerca e progettazione.
L'operato della cooperativa san giacomo rappresenta però il punto di partenza per la rinascita dell'isola, a cui il nostro progetto di riuso si affianca e si aggrega, con l'intento comune di una nuova vita e di maggiore comunicazione e interesse reciproco tra gli enti.
In conclusione, le testimonianze e le indicazioni raccolte, intese come progettazione partecipata, confermano il nostro intento nel proporre un turismo controllato ma meglio servito, che si integri nel paese senza snaturarne l'essenza.