Santa Maria di Canepanova a Pavia: conoscenza e valorizzazione di un’architettura bramantesca

Tesi di Laurea Magistrale in Architettura
Relatore: Andrea Zerbi
Correlatore: Bruno Adorni
Laureande: Susanna Mattioli, Sandra Mikolajewska

La ricerca svolta nell’ambito del lavoro di tesi si è occupata dello studio di una delle più interessanti e affascinanti testimonianze dell’architettura rinascimentale a Pavia, la chiesa di Santa Maria di Canepanova. Il santuario, oggi sede dell’ordine dei Frati Minori Francescani, venne fondato alla fine del Quattrocento in seguito a una serie di presunti eventi miracolosi compiuti da un’effige mariana affrescata sulla casa del nobile Viscardo Canepanova. A causa di un corpus documentario limitato ed estremamente frammentario, la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato la lunga storia del manufatto lascia ancora oggi aperti numerosi interrogativi. Oltre ad una serie di incertezze sulle fasi costruttive e sull’aspetto che la chiesa avrebbe dovuto avere originariamente, oggi le maggiori controversie riguardano la questione della paternità dell’opera.
Nonostante l’edificio sia ubicato in una posizione centrale, attualmente all’interno della fitta maglia di vicoli e strade che contraddistinguono il cuore della città, esso scompare silenziosamente. Il principale motivo di tale fenomeno è legato alla scarsa fruibilità dello spazio circostante alla chiesa, privato della sua funzione originale a causa del prevalente utilizzo carrabile dell’area. A rendere il santuario invisibile agli occhi dei passanti contribuisce anche l’aspetto della sua facciata principale che, non essendo mai stata portata a termine, appare oggi del tutto anonima. Tuttavia la straordinaria decorazione presente sul prospetto meridionale del manufatto (fig. 1) costituisce un elemento che non può certo passare inosservato. La facciata è infatti caratterizzata da un motivo geometrico costituito da grandi corone circolari tangenti, racchiuse in una cornice astratta e appoggiate su una base attica. Proprio la particolarità di questa soluzione stilistica, unica nel suo genere e decisamente insolita per il tradizionale repertorio lombardo del Quattrocento, risulta essere uno degli elementi principali che hanno contribuito alla nascita del dibattito relativo alla paternità del progetto. A partire da tali considerazioni, è parso interessante avviare una ricerca volta ad individuare le modalità più opportune attraverso le quali valorizzare questo nascosto scrigno d’arte. Il requisito essenziale per poter adeguatamente affrontare un’operazione cosi delicata è rappresentato da una approfondita conoscenza del monumento storico che, all’interno dell’ambito del lavoro di tesi, ha richiesto un approccio fortemente interdisciplinare. A tal proposito sono stati condotti numerosi studi relativi ad ambiti diversi, tutti concorrenti ad accrescere la conoscenza globale del manufatto, tra i quali la storia dell’architettura, la scienza della rappresentazione, la geomatica e infine il rilievo, considerato come momento conoscitivo propedeutico a qualsiasi tipo di intervento sul monumento.
La scelta della metodologia di rilievo più opportuna da utilizzare per la raccolta dei dati è stata guidata dall’analisi delle caratteristiche morfologiche dell’oggetto di studio, della natura del contesto in cui esso è inserito e dei risultati attesi dalla ricerca in oggetto. In particolare, la mancanza generale di un apparato documentario esaustivo, sia di carattere archivistico che iconografico, ha richiesto fin da subito la necessità di realizzare un rilievo che definisse l’esatta morfologia della chiesa e che potesse fungere da base per le successive analisi di tipo geometrico-proporzionale. Tenendo conto dell’evidente complessità dell’impianto caratterizzante il santuario e dei vantaggi in termini di tempo e di livello di dettaglio raggiungibile attraverso le tecniche di rilievo digitale, si è ritenuto opportuno fare ricorso all’uso prevalente del laser scanner. Nello specifico, il rilievo strumentale è stato condotto utilizzando uno scanner laser Leica ScanStation C10 con fotocamera digitale integrata, che ha permesso di acquisire per ogni punto rilevato, contestualmente ai dati metrici, un corrispondente valore di colore RGB. Dal momento che l’oggetto di studio risulta incastonato nel tessuto urbano consolidato (essendo di fatto incastrato tra il liceo Ugo Foscolo, addossato alla chiesa a nord, e il convento dei Frati Minori, ad est), ed è costituito da numerosi ambienti di dimensioni e caratteristiche più o meno complesse, si è proceduto effettuando un numero di stazioni sufficiente a documentare la quasi totalità del santuario. A tal fine sono stati fissati in totale 15 punti di stazione: 11 all’interno (7 al piano terra e 4 al livello del matroneo), 3 all’esterno e 1 nella zona del vestibolo, collocati appositamente in modo da ridurre al minimo le zone d’ombra che si sarebbero venute a generare durante le scansioni. Al termine delle operazioni si è ottenuta un’unica nuvola di punti che, sezionata con diversi piani di taglio ha permesso l’estrapolazione dei dati necessari per la restituzione degli elaborati tradizionali di rilievo (fig. 2).
Va precisato che, per motivi facilmente intuibili e legati principalmente all’inaccessibilità degli appartamenti privati degli edifici prospicenti alla chiesa, esternamente non sono state eseguite scansioni in quota, rendendo inevitabile l’approssimazione di alcuni dati, come l’altezza della copertura o il profilo della lanterna. Tuttavia, considerando la nuvola di punti una banca dati costantemente aggiornabile ed implementabile, sarà sempre possibile, in futuro, completare le operazioni di misurazione.
L’indiscutibile complessità dell’attuale assetto del monumento, frutto di numerosi interventi e modifiche susseguitesi nei secoli, ha reso necessaria l’integrazione di strumentazioni e metodologie di rilevamento diverse. In particolare nel caso di alcuni ambienti caratterizzati da dimensioni estremamente limitate è parso più pratico e conveniente il ricorso alla tradizionale metodologia di rilievo diretto. Tali spazi sono stati sottoposti ad un elevato numero di trilaterazioni che hanno fornito una rete di punti idonea al completamento di quanto misurato tramite laser scanner. Per poter mettere in evidenza alcuni aspetti materici e formali caratterizzanti la chiesa, come le variazioni e la discontinuità della tessitura muraria, reputati importanti indizi per una più attenta lettura stilistica del monumento, si è ritenuta adeguata la restituzione grafica alla scala 1:50 (fig. 3). In particolare si è scelto di restituire quattro piante, delle quali due a livello dell’ordine inferiore e due a livello del matroneo, due sezioni e solamente due prospetti, relativi alle uniche facciate libere dell’edificio.
Tale percorso di conoscenza del manufatto, accompagnato da un’approfondita ricerca storica affrontata con un approccio rigorosamente scientifico basato sul continuo confronto dei numerosi documenti prodotti sull’argomento, spesso frammentari e talvolta contradditori, non solo ha permesso di stabilire un quadro conoscitivo del santuario estremamente ampio ed il più possibile completo, ma anche di fornire la documentazione necessaria alla sua conservazione ed allo sviluppo di nuovi studi critico-interpretativi sulla chiesa. Questi ultimi hanno riguardato in particolare l’analisi della forma, della geometria costruttiva e delle proporzioni dell’edificio, con l’obiettivo di valutare l’eventuale esistenza di una matrice formale che potesse aver guidato il progettista.
La ricerca qui illustrata intende inoltre sperimentare le procedure di modellazione tridimensionale volte alla ricostruzione dell’immagine complessiva del manufatto e alla loro applicazione nell’ambito della divulgazione del patrimonio storico. A partire dai dati di rilievo è stato realizzato un modello digitale dell’oggetto di studio che, oggigiorno, si presenta come uno degli strumenti più efficaci per la descrizione dell’edificio nella sua globalità. La modellazione del santuario pavese è avvenuta utilizzando il software Rhinoceros 4.0 che, attraverso l’estrusione dei profili bidimensionali dei diversi elementi lungo le relative entità direttrici, ha permesso di ottenere superfici di tipo mesh e nurbs che definiscono l’intero oggetto. L’indiscutibile complessità dell’edificio, inevitabilmente soggetto a imprecisioni costruttive, cedimenti strutturali e fenomeni di degrado, ha reso necessaria la realizzazione di un modello regolarizzato nei particolari architettonici quali capitelli, colonne, trabeazioni ai fini di non appesantire eccessivamente il file. Inoltre, nella volontà di proporre una lettura più immediata del puro organismo architettonico, si è scelto di restituire l’immagine della chiesa priva delle decorazioni pittoriche di epoca barocca. Il modello virtuale cosi ottenuto è stato di supporto all’elaborazione di alcune visualizzazioni volte a rendere maggiormente comprensibile la lunga storia dell’edificio. A tale proposito sono stati realizzati alcuni spaccati al fine di schematizzare la variazione della conformazione planimetrica a diverse quote e delle principali fasi del cantiere, in particolare quelle che hanno contributo in modo evidente a una trasformazione sostanziale della struttura del manufatto (fig. 4). Pare dunque evidente come il modello digitale, in quanto ulteriore strumento di conoscenza ed interpretazione del monumento storico, rivesta un ruolo importante ai fini della sua documentazione, comunicazione e divulgazione.
La realizzazione del modello virtuale ha rappresentato una tappa fondamentale anche nell’elaborazione di una proposta progettuale volta alla valorizzazione del santuario. In questo caso il ruolo di protagonista principale è stato assunto dalla sua facciata d’ingresso. Quest’ultima, mai portata a compimento e contraddistinta da un aspetto spoglio ed impersonale, si pone in netto contrasto con la ricchezza dell’apparato pittorico barocco che riveste l’interno del monumento e con la meravigliosa decorazione rinascimentale presente sul prospetto sud. Oltre all’evidente anonimato della facciata, contribuiscono a privare la chiesa della sua identità una serie di problematiche legate all’attuale rapporto dell’edificio con il suo immediato intorno, quali la presenza di un asse carrabile densamente trafficato in corrispondenza del sagrato e le inadeguate condizioni della piazzetta seicentesca prospiciente, oggi adibita a parcheggio. Non essendo emersa l’esigenza di un progetto di restauro della chiesa, sottoposta recentemente a diversi interventi, si è ritenuta indispensabile la ricerca dello strumento più adatto a riaffermare il suo ruolo all’interno della vita cittadina. Pertanto, se da un lato è parsa evidente la necessità di restituire al santuario un ingresso più consono e caratterizzante, dall’altro si è cercato di sviluppare una proposta progettuale che non snaturasse la sua immagine e che soprattutto fosse poco invasiva e rispettosa della sua natura monumentale. A tale scopo si è scelto di ricorrere alla tecnica della video proiezione. Nota anche come video mapping, questa tecnologia consiste nella proiezione multimediale su un oggetto fisico, di qualsiasi tipo e dimensione, finalizzata a modificare la sua percezione visiva. Negli ultimi anni si è assistito sempre di più all’applicazione del projection mapping nell’ambito dell’architettura, con particolare attenzione agli edifici storico-monumentali, spesso incompleti o parzialmente distrutti. Attualmente la video proiezione, in qualità di intervento completamente reversibile e capace di riqualificare un’architettura senza minimamente toccarla fisicamente, si configura come un valido strumento per il restauro virtuale del monumento.
Nella scelta di questo tipo di soluzione progettuale sono state fondamentali le condizioni morfologiche del contesto, caratterizzato da una piazza di dimensioni sufficienti per poter inquadrare l’edificio nella sua interezza e la geometria della facciata stessa, schematizzabile in una superficie piana e priva di particolari elementi sporgenti. Lo strumento base utilizzato nella fase creativa del processo progettuale è stato il software di animazione Adobe After Effects CC 2017 che, attraverso la combinazione sinergica di immagini, video, musica e luci in uno spettacolo basato sull’ambiguità percettiva, ha consentito l’elaborazione di una proposta di video mapping capace di offrire una rivisitazione dell’immagine tradizionale del santuario pavese. La scelta dei contenuti del filmato è stata guidata dalla volontà di coinvolgere il pubblico nella scoperta della storia dell’edificio, cercando di contestualizzarlo nell’ambito storico in cui esso è stato realizzato e illustrando il travagliato percorso di cantiere che l’ha accompagnato nel corso dei secoli. A tal proposito, in una sequenza del filmato proposto, si è scelto di riadattare l’unico disegno del prospetto pervenuto ai giorni nostri all’attuale geometria della facciata, riproponendo in questo modo, seppur temporaneamente, l’immagine che la chiesa avrebbe potuto avere nel Cinquecento (fig. 5).
Attraverso la trasformazione virtuale dell’attuale ingresso costituito da tre porte lignee di carattere essenziale in un sistema a tre arcate sormontate da un timpano triangolare, si è cercato di invitare gli spettatori alla scoperta di questa meravigliosa testimonianza dell’architettura rinascimentale (il video mapping è consultabile su https://www.youtube.com/watch?v=EYKlXSYcHuc).
L’esperienza condotta nell’ambito della tesi di laurea qui brevemente presentata ha permesso di comprendere come il rilievo architettonico rappresenti un momento imprescindibile nel percorso di conoscenza critica di un edificio, configurandosi sia come il punto di partenza per qualunque tipo di intervento progettuale sul manufatto, sia come uno strumento di supporto per lo sviluppo di approfondimenti di tipo interdisciplinare. Nello specifico, se da un lato aver stabilito un quadro conoscitivo dell’opera composto da numerosi saperi diversi, per la prima volta organizzati in un sistema unico, ha portato all’elaborazione di una proposta progettuale fortemente consapevole, dall’altro ha permesso di definire una risorsa fondamentale per affrontare una serie di questioni irrisolte dal punto di vista storico, come quella relativa all’attribuzione del progetto originale del manufatto. Infine l’esperienza di studio condotta sul santuario pavese vuole evidenziare come la profonda conoscenza dell’edificio sia indispensabile allo sviluppo di interventi sempre più rispettosi della natura monumentale del patrimonio storico-architettonico. u



1 Alcuni storici dell’architettura, tra i quali Bruno Adorni e Arnaldo Bruschi, mettono in dubbio le ipotesi dello storico Francesco Malaguzzi Valeri relative all’attribuzione dell’opera all’architetto lombardo Giovanni Antonio Amadeo, riproponendo un ritorno all’attribuzione bramantesca.

2 La maggior parte dei disegni antichi è andata perduta e gli unici elaborati esistenti di epoca recente, esiti di sensibili approssimazioni, risultano inadeguati per condurre un’analisi approfondita del manufatto.


Tesi di Laurea Magistrale in Architettura
Relatore: Andrea Zerbi
Correlatore: Bruno Adorni
Laureande: Susanna Mattioli, Sandra Mikolajewska
La ricerca svolta nell'ambito del lavoro di tesi si è occupata dello studio di una delle più interessanti e affascinanti testimonianze dell'architettura rinascimentale a Pavia, la chiesa di Santa Maria di Canepanova. Il santuario, oggi sede dell'ordine dei Frati Minori Francescani, venne fondato alla fine del Quattrocento in seguito a una serie di presunti eventi miracolosi compiuti da un'effige mariana affrescata sulla casa del nobile Viscardo Canepanova. A causa di un corpus documentario limitato ed estremamente frammentario, la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato la lunga storia del manufatto lascia ancora oggi aperti numerosi interrogativi. Oltre ad una serie di incertezze sulle fasi costruttive e sull'aspetto che la chiesa avrebbe dovuto avere originariamente, oggi le maggiori controversie riguardano la questione della paternità dell'opera.
Nonostante l'edificio sia ubicato in una posizione centrale, attualmente all'interno della fitta maglia di vicoli e strade che contraddistinguono il cuore della città, esso scompare silenziosamente. Il principale motivo di tale fenomeno è legato alla scarsa fruibilità dello spazio circostante alla chiesa, privato della sua funzione originale a causa del prevalente utilizzo carrabile dell'area. A rendere il santuario invisibile agli occhi dei passanti contribuisce anche l'aspetto della sua facciata principale che, non essendo mai stata portata a termine, appare oggi del tutto anonima. Tuttavia la straordinaria decorazione presente sul prospetto meridionale del manufatto (fig. 1) costituisce un elemento che non può certo passare inosservato. La facciata è infatti caratterizzata da un motivo geometrico costituito da grandi corone circolari tangenti, racchiuse in una cornice astratta e appoggiate su una base attica. Proprio la particolarità di questa soluzione stilistica, unica nel suo genere e decisamente insolita per il tradizionale repertorio lombardo del Quattrocento, risulta essere uno degli elementi principali che hanno contribuito alla nascita del dibattito relativo alla paternità del progetto. A partire da tali considerazioni, è parso interessante avviare una ricerca volta ad individuare le modalità più opportune attraverso le quali valorizzare questo nascosto scrigno d'arte. Il requisito essenziale per poter adeguatamente affrontare un'operazione cosi delicata è rappresentato da una approfondita conoscenza del monumento storico che, all'interno dell'ambito del lavoro di tesi, ha richiesto un approccio fortemente interdisciplinare. A tal proposito sono stati condotti numerosi studi relativi ad ambiti diversi, tutti concorrenti ad accrescere la conoscenza globale del manufatto, tra i quali la storia dell'architettura, la scienza della rappresentazione, la geomatica e infine il rilievo, considerato come momento conoscitivo propedeutico a qualsiasi tipo di intervento sul monumento.
La scelta della metodologia di rilievo più opportuna da utilizzare per la raccolta dei dati è stata guidata dall'analisi delle caratteristiche morfologiche dell'oggetto di studio, della natura del contesto in cui esso è inserito e dei risultati attesi dalla ricerca in oggetto. In particolare, la mancanza generale di un apparato documentario esaustivo, sia di carattere archivistico che iconografico, ha richiesto fin da subito la necessità di realizzare un rilievo che definisse l'esatta morfologia della chiesa e che potesse fungere da base per le successive analisi di tipo geometrico-proporzionale. Tenendo conto dell'evidente complessità dell'impianto caratterizzante il santuario e dei vantaggi in termini di tempo e di livello di dettaglio raggiungibile attraverso le tecniche di rilievo digitale, si è ritenuto opportuno fare ricorso all'uso prevalente del laser scanner. Nello specifico, il rilievo strumentale è stato condotto utilizzando uno scanner laser Leica ScanStation C10 con fotocamera digitale integrata, che ha permesso di acquisire per ogni punto rilevato, contestualmente ai dati metrici, un corrispondente valore di colore RGB. Dal momento che l'oggetto di studio risulta incastonato nel tessuto urbano consolidato (essendo di fatto incastrato tra il liceo Ugo Foscolo, addossato alla chiesa a nord, e il convento dei Frati Minori, ad est), ed è costituito da numerosi ambienti di dimensioni e caratteristiche più o meno complesse, si è proceduto effettuando un numero di stazioni sufficiente a documentare la quasi totalità del santuario. A tal fine sono stati fissati in totale 15 punti di stazione: 11 all'interno (7 al piano terra e 4 al livello del matroneo), 3 all'esterno e 1 nella zona del vestibolo, collocati appositamente in modo da ridurre al minimo le zone d'ombra che si sarebbero venute a generare durante le scansioni. Al termine delle operazioni si è ottenuta un'unica nuvola di punti che, sezionata con diversi piani di taglio ha permesso l'estrapolazione dei dati necessari per la restituzione degli elaborati tradizionali di rilievo (fig. 2).
Va precisato che, per motivi facilmente intuibili e legati principalmente all'inaccessibilità degli appartamenti privati degli edifici prospicenti alla chiesa, esternamente non sono state eseguite scansioni in quota, rendendo inevitabile l'approssimazione di alcuni dati, come l'altezza della copertura o il profilo della lanterna. Tuttavia, considerando la nuvola di punti una banca dati costantemente aggiornabile ed implementabile, sarà sempre possibile, in futuro, completare le operazioni di misurazione.
L'indiscutibile complessità dell'attuale assetto del monumento, frutto di numerosi interventi e modifiche susseguitesi nei secoli, ha reso necessaria l'integrazione di strumentazioni e metodologie di rilevamento diverse. In particolare nel caso di alcuni ambienti caratterizzati da dimensioni estremamente limitate è parso più pratico e conveniente il ricorso alla tradizionale metodologia di rilievo diretto. Tali spazi sono stati sottoposti ad un elevato numero di trilaterazioni che hanno fornito una rete di punti idonea al completamento di quanto misurato tramite laser scanner. Per poter mettere in evidenza alcuni aspetti materici e formali caratterizzanti la chiesa, come le variazioni e la discontinuità della tessitura muraria, reputati importanti indizi per una più attenta lettura stilistica del monumento, si è ritenuta adeguata la restituzione grafica alla scala 1:50 (fig. 3). In particolare si è scelto di restituire quattro piante, delle quali due a livello dell'ordine inferiore e due a livello del matroneo, due sezioni e solamente due prospetti, relativi alle uniche facciate libere dell'edificio.
Tale percorso di conoscenza del manufatto, accompagnato da un'approfondita ricerca storica affrontata con un approccio rigorosamente scientifico basato sul continuo confronto dei numerosi documenti prodotti sull'argomento, spesso frammentari e talvolta contradditori, non solo ha permesso di stabilire un quadro conoscitivo del santuario estremamente ampio ed il più possibile completo, ma anche di fornire la documentazione necessaria alla sua conservazione ed allo sviluppo di nuovi studi critico-interpretativi sulla chiesa. Questi ultimi hanno riguardato in particolare l'analisi della forma, della geometria costruttiva e delle proporzioni dell'edificio, con l'obiettivo di valutare l'eventuale esistenza di una matrice formale che potesse aver guidato il progettista.
La ricerca qui illustrata intende inoltre sperimentare le procedure di modellazione tridimensionale volte alla ricostruzione dell'immagine complessiva del manufatto e alla loro applicazione nell'ambito della divulgazione del patrimonio storico. A partire dai dati di rilievo è stato realizzato un modello digitale dell'oggetto di studio che, oggigiorno, si presenta come uno degli strumenti più efficaci per la descrizione dell'edificio nella sua globalità. La modellazione del santuario pavese è avvenuta utilizzando il software Rhinoceros 4.0 che, attraverso l'estrusione dei profili bidimensionali dei diversi elementi lungo le relative entità direttrici, ha permesso di ottenere superfici di tipo mesh e nurbs che definiscono l'intero oggetto. L'indiscutibile complessità dell'edificio, inevitabilmente soggetto a imprecisioni costruttive, cedimenti strutturali e fenomeni di degrado, ha reso necessaria la realizzazione di un modello regolarizzato nei particolari architettonici quali capitelli, colonne, trabeazioni ai fini di non appesantire eccessivamente il file. Inoltre, nella volontà di proporre una lettura più immediata del puro organismo architettonico, si è scelto di restituire l'immagine della chiesa priva delle decorazioni pittoriche di epoca barocca. Il modello virtuale cosi ottenuto è stato di supporto all'elaborazione di alcune visualizzazioni volte a rendere maggiormente comprensibile la lunga storia dell'edificio. A tale proposito sono stati realizzati alcuni spaccati al fine di schematizzare la variazione della conformazione planimetrica a diverse quote e delle principali fasi del cantiere, in particolare quelle che hanno contributo in modo evidente a una trasformazione sostanziale della struttura del manufatto (fig. 4). Pare dunque evidente come il modello digitale, in quanto ulteriore strumento di conoscenza ed interpretazione del monumento storico, rivesta un ruolo importante ai fini della sua documentazione, comunicazione e divulgazione.
La realizzazione del modello virtuale ha rappresentato una tappa fondamentale anche nell'elaborazione di una proposta progettuale volta alla valorizzazione del santuario. In questo caso il ruolo di protagonista principale è stato assunto dalla sua facciata d'ingresso. Quest'ultima, mai portata a compimento e contraddistinta da un aspetto spoglio ed impersonale, si pone in netto contrasto con la ricchezza dell'apparato pittorico barocco che riveste l'interno del monumento e con la meravigliosa decorazione rinascimentale presente sul prospetto sud. Oltre all'evidente anonimato della facciata, contribuiscono a privare la chiesa della sua identità una serie di problematiche legate all'attuale rapporto dell'edificio con il suo immediato intorno, quali la presenza di un asse carrabile densamente trafficato in corrispondenza del sagrato e le inadeguate condizioni della piazzetta seicentesca prospiciente, oggi adibita a parcheggio. Non essendo emersa l'esigenza di un progetto di restauro della chiesa, sottoposta recentemente a diversi interventi, si è ritenuta indispensabile la ricerca dello strumento più adatto a riaffermare il suo ruolo all'interno della vita cittadina. Pertanto, se da un lato è parsa evidente la necessità di restituire al santuario un ingresso più consono e caratterizzante, dall'altro si è cercato di sviluppare una proposta progettuale che non snaturasse la sua immagine e che soprattutto fosse poco invasiva e rispettosa della sua natura monumentale. A tale scopo si è scelto di ricorrere alla tecnica della video proiezione. Nota anche come video mapping, questa tecnologia consiste nella proiezione multimediale su un oggetto fisico, di qualsiasi tipo e dimensione, finalizzata a modificare la sua percezione visiva. Negli ultimi anni si è assistito sempre di più all'applicazione del projection mapping nell'ambito dell'architettura, con particolare attenzione agli edifici storico-monumentali, spesso incompleti o parzialmente distrutti. Attualmente la video proiezione, in qualità di intervento completamente reversibile e capace di riqualificare un'architettura senza minimamente toccarla fisicamente, si configura come un valido strumento per il restauro virtuale del monumento.
Nella scelta di questo tipo di soluzione progettuale sono state fondamentali le condizioni morfologiche del contesto, caratterizzato da una piazza di dimensioni sufficienti per poter inquadrare l'edificio nella sua interezza e la geometria della facciata stessa, schematizzabile in una superficie piana e priva di particolari elementi sporgenti. Lo strumento base utilizzato nella fase creativa del processo progettuale è stato il software di animazione Adobe After Effects CC 2017 che, attraverso la combinazione sinergica di immagini, video, musica e luci in uno spettacolo basato sull'ambiguità percettiva, ha consentito l'elaborazione di una proposta di video mapping capace di offrire una rivisitazione dell'immagine tradizionale del santuario pavese. La scelta dei contenuti del filmato è stata guidata dalla volontà di coinvolgere il pubblico nella scoperta della storia dell'edificio, cercando di contestualizzarlo nell'ambito storico in cui esso è stato realizzato e illustrando il travagliato percorso di cantiere che l'ha accompagnato nel corso dei secoli. A tal proposito, in una sequenza del filmato proposto, si è scelto di riadattare l'unico disegno del prospetto pervenuto ai giorni nostri all'attuale geometria della facciata, riproponendo in questo modo, seppur temporaneamente, l'immagine che la chiesa avrebbe potuto avere nel Cinquecento (fig. 5).
Attraverso la trasformazione virtuale dell'attuale ingresso costituito da tre porte lignee di carattere essenziale in un sistema a tre arcate sormontate da un timpano triangolare, si è cercato di invitare gli spettatori alla scoperta di questa meravigliosa testimonianza dell'architettura rinascimentale (il video mapping è consultabile su https://www.youtube.com/watch?v=EYKlXSYcHuc).
L'esperienza condotta nell'ambito della tesi di laurea qui brevemente presentata ha permesso di comprendere come il rilievo architettonico rappresenti un momento imprescindibile nel percorso di conoscenza critica di un edificio, configurandosi sia come il punto di partenza per qualunque tipo di intervento progettuale sul manufatto, sia come uno strumento di supporto per lo sviluppo di approfondimenti di tipo interdisciplinare. Nello specifico, se da un lato aver stabilito un quadro conoscitivo dell'opera composto da numerosi saperi diversi, per la prima volta organizzati in un sistema unico, ha portato all'elaborazione di una proposta progettuale fortemente consapevole, dall'altro ha permesso di definire una risorsa fondamentale per affrontare una serie di questioni irrisolte dal punto di vista storico, come quella relativa all'attribuzione del progetto originale del manufatto. Infine l'esperienza di studio condotta sul santuario pavese vuole evidenziare come la profonda conoscenza dell'edificio sia indispensabile allo sviluppo di interventi sempre più rispettosi della natura monumentale del patrimonio storico-architettonico.

1 Alcuni storici dell'architettura, tra i quali Bruno Adorni e Arnaldo Bruschi, mettono in dubbio le ipotesi dello storico Francesco Malaguzzi Valeri relative all'attribuzione dell'opera all'architetto lombardo Giovanni Antonio Amadeo, riproponendo un ritorno all'attribuzione bramantesca.

2 La maggior parte dei disegni antichi è andata perduta e gli unici elaborati esistenti di epoca recente, esiti di sensibili approssimazioni, risultano inadeguati per condurre un'analisi approfondita del manufatto.