Prosegue anche nel 2016 il calo della produzione di calcestruzzo

Il 2016 - secondo l'annuale Rapporto ATECAP sull'andamento del settore - registra, per il decimo anno consecutivo, una contrazione nei volumi prodotti di calcestruzzo preconfezionato che si attestano a 23.256.878 metri cubi, con un dato di chiusura negativo (-7,8%) rispetto all'anno precedente.
Nel settore del calcestruzzo preconfezionato, solo nei cinque anni presi ad esame, ovvero dal 2012 al 2016,
la produzione si è ridotta del 41,6%. In termini di volumi dai quasi 40 milioni di metri cubi del 2012 si è giunti a circa 23,26 milioni nel 2016, con una perdita di 16,5 milioni di metri cubi in cinque anni, un calo di pressappoco 3,3 milioni di metri cubi all'anno.
L'anno trascorso doveva essere l'anno della ripartenza per l'industria delle costruzioni, e dunque per il settore del calcestruzzo preconfezionato, ed invece è stato l'anno delle occasioni perse. Perse perché le premesse c'erano tutte, ovvero l'aumento delle risorse, la cancellazione del Patto di stabilità interno e la clausola europea per gli investimenti. Ma invece è andata in tutt'altro modo. Il 2016 si chiude pertanto con un risultato deludente per gli investimenti in costruzioni, la produzione del settore non decolla e l'unico comparto che continua a registrare una crescita degli investimenti è quello della riqualificazione del patrimonio abitativo, un'attività che non traina la produzione di calcestruzzo preconfezionato.
La previsione per il 2017 è di un ulteriore calo della produzione del 3%. Un'attenuazione del trend negativo e una prospettiva d'inversione di tendenza già a partire dal 2017, potrebbe determinarsi qualora vi fosse un'efficace valorizzazione dell'aumento delle risorse stanziate per le opere pubbliche nella legge di Bilancio. Ma affinché si concretizzino le attese occorre il verificarsi di determinate condizioni, tra queste due per tutte: portare a termine il percorso attuativo della riforma del codice appalti e passare alla fase attuativa degli interventi di Casa Italia.
Una dinamica simile si rileva per le consegne interne di cemento che in cinque anni passano da 24,4 milioni di tonnellate nel 2012 a 16,5 milioni nel 2016, con una perdita corrispondente al-32,6%. Restano sostanzialmente stazionari i principali driver del mercato del calcestruzzo preconfezionato, ovvero la nuova edilizia abitativa e le costruzioni non residenziali. In particolare nel 2016 gli investimenti in nuove abitazioni hanno subito una riduzione del -3,4% rispetto al 2015 mentre gli investimenti in costruzioni non residenziali privati e pubblici un lieve aumento dello 0,6%.
Dal 2012 al 2016 la drastica contrazione dei livelli produttivi ha interessato in percentuale pressoché eguale tutte le regioni italiane. In cinque anni l'Italia del calcestruzzo si è pressoché dimezzata. In dieci anni la percentuale di contrazione dei volumi è di quasi il 70%.

Il confronto europeo
L'Italia ha una tradizione costruttiva fortemente basata sul calcestruzzo che si è andata consolidando nel secolo scorso e nonostante la considerevole contrazione del mercato l'Italia rappresenta ancora un player importante nel panorama europeo. Considerando i primi cinque Paesi dell'area Europa in termini di produzione di calcestruzzo preconfezionato, nel 2015, rispetto al 2014, non si sono registrati particolari variazioni nei volumi prodotti, ad eccezione dell'Italia.
Anche in Turchia, dove da anni si assisteva ad un crescente rilievo del calcestruzzo nello sviluppo infrastrutturale del Paese, nel 2015 sembra essersi raggiunto il punto di massima espansione. Ciò non toglie però il primato alla Turchia di primo Paese dell'area Europa in termini di produzione di calcestruzzo. Relativamente all'Unione Europea l'Italia resta il terzo produttore di calcestruzzo preconfezionato, dopo Germania e Francia.
Dall'analisi delle dinamiche relative alla produzione pro capite di calcestruzzo emerge come la tendenza nel nostro paese sia oramai sostanzialmente allineata ai livelli medi pro capite europei.