La seconda vita di una cava

La cava Romanellotta, esaurita la sua vocazione di luogo destinato all'estrazione di materiali, è diventata il deposito dello smarino di uno dei cantieri del Terzo Valico dei Giovi

Nel corso della sua prima vita, una cava è un luogo in cui si scava a cielo aperto per estrarre materiali di vario tipo. Ma quasi tutte le cave hanno anche una seconda vita, che inizia nel momento in cui viene meno (per motivi che possono essere i più diversi) il loro compito iniziale.
In questo numero della rivista parleremo di una cava che, nella sua seconda vita, è stata adibita a deposito del materiale di smarino del cantiere di Pozzolo Formigaro, uno dei cantieri dell'Opera infrastrutturale più importante oggi in Italia, il Terzo Valico dei Giovi. La cava in questione è la cava Romanellotta, nel comune di Pozzolo Formigaro (AL).

Il Terzo Valico
Per capire la funzione della Cava Romanellotta è opportuno partire dal Terzo Valico dei Giovi, riassumendone in breve le caratteristiche principali. Con l'espressione Terzo Valico si intende una nuova linea ad alta capacità veloce che consentirà di potenziare i collegamenti del sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto d'Europa. L'opera si inserisce nel Corridoio Reno - Alpi, che è uno dei corridoi della rete strategica transeuropea di trasporto (TEN-T core network), mirato ad unire le regioni europee più densamente popolate e a maggior vocazione industriale.
In coerenza con la strategia di privilegiare modalità di trasporto ecosostenibili, ribadita recentemente dall'Unione Europea con l'Iniziativa Faro(COM (2011- 21), l'opera consentirà di trasferire quote consistenti di traffico merci dalla strada alla rotaia, con vantaggi per l'ambiente, la sicurezza e il sociale.
Per dirla in termini numerici il Terzo Valico prevede 53 km di linea, 36 km di sviluppo in galleria, 25 km di interconnessioni e 200-250 km/h come velocità di progetto linea.
La realizzazione di quest'opera è ovviamente suddivisa in vari cantieri, uno dei quali è quello di Pozzo Radimero (COP20), situato nel comune di Arquata Scrivia (AL), a servizio dello scavo del pozzo di innesto alla linea. L'obiettivo del cantiere consiste nella realizzazione dello scavo meccanizzato (con n. 2 frese EPB, una per binario) e del rivestimento delle gallerie a singolo binario (binario pari e binario dispari) della Galleria di Valico verso Sud, per una lunghezza pari a circa 7,6 km.
Lo scavo meccanizzato del binario dispari è stato avviato da Cociv, General Contractor incaricato per la progettazione e la realizzazione dell'Opera composto da società che rappresentano l'eccellenza italiana per quanto riguarda l'ingegneria: Salini Impregilo, leader nel settore delle infrastrutture in Italia, con il 64%, Condotte con il restante 31% e CIV per il 5%. Alla fine del 2016 lo scavo è stato avviato con una TBM-EPB chiamata Paola, sul binario dispari, avente un diametro di scavo pari a 9,76 m. Sul binario pari le attività con la seconda TBM, battezzata con il nome di Daniela, sono invece iniziate a Novembre 2017.

Il deposito di Cascina Romanellotta
Ed è a questo punto che entra in campo la cava Romanellotta...
Il materiale scavato dalle 2 TBM utilizzate nel cantiere operativo di Pozzo Radimero viene infatti trasportato a mezzo di nastri dedicati ad apposite vasche in calcestruzzo ubicate nel piazzale del cantiere stesso e successivamente conferito a quella che era la cava Romanellotta e che ora è ufficialmente conosciuta come il deposito intermedio di Cascina Romanellotta, nel comune di Pozzolo Formigaro.
Il sito di Cascina Romanellotta ha una superficie complessiva di 85.000 m2, di cui 60.000 m2 utili al netto delle corsie di manovra, ed ha la finalità di consentire lo stazionamento del materiale condizionato proveniente dalle frese, in modo che abbiano luogo i processi di biodegradazione dei tensioattivi immessi in fase di condizionamento. Il deposito intermedio è stato studiato per gestire il materiale di scavo proveniente da 4 TBM (le 2 TBM della galleria del Valico e le 2 TBM della galleria Serravalle).
In parallelo, lo stazionamento in piazzale ha la funzione di favorire l'asciugatura del materiale da scavo per il tempo necessario a garantire il miglioramento delle caratteristiche fisiche per la movimentazione, l'abbancabilità ed il trasporto al sito di destinazione finale previsto nel Piano di Utilizzo del Terzo Valico.
Prima dell'invio ai siti di destinazione finale, il materiale da scavo viene caratterizzato determinando il contenuto di tensioattivi per la qualifica definitiva di "sottoprodotto". I cumuli di materie presenti in piazzale vengono campionati dopo 4 o 5 giorni dall'arrivo al deposito intermedio; essi sono analizzati al fine di verificare l'avanzamento del processo di biodegradazione, fino a che la concentrazione dei tensioattivi non risulti inferiore alle Soglie di Riferimento (SR) per gli specifici prodotti utilizzati nel condizionamento del materiale da scavo, così come individuate in uno studio ecotossicologico, predisposto dall'istituto Mario Negri ed allegato al Piano di Utilizzo approvato dal Ministero dell'Ambiente.
Tale studio è stato verificato sul campo durante lo scavo della finestra Polcevera ed è stato oggetto di uno specifico tavolo tecnico di confronto e intercalibrazione, nell'ambito dell'Osservatorio Ambientale, che ha consentito di definire una metodica di campionamento e analisi condivisa anche con l'Arpa.
Da sottolineare che al momento le terre e rocce da scavo in uscita dai cantieri del Terzo Valico vengono trasportate utilizzando le viabilità previste dal Piano del traffico approvato con il Piano cave relativo ai lotti 1 e 2 del Terzo Valico (in data 8 giugno 2015, nell'ambito della legge regionale del Piemonte n.30/99).
Il Piano cave è ora in corso di aggiornamento nell'ambito di un procedimento autorizzativo in capo alla Regione Piemonte, che ha chiesto a COCIV integrazioni proprio su alcuni nodi critici della viabilità esistente.

Le precauzioni per lo stoccaggio del materiale di smarino
Durante lo stoccaggio delle terre e rocce da scavo nei siti di deposito come la cascina Romanellotta - dove può essere conferito solo materiale riutilizzabile, quindi classificato come sottoprodotto e con un contenuto di amianto al di sotto del valore limite di 1000 mg/kg - si adottano specifiche precauzioni finalizzate a un'efficace riduzione della dispersione di polveri nell'ambiente, definite dal Gruppo di lavoro amianto dell'Osservatorio Ambientale.
Queste misure sono molteplici e comprendono: sistemi lavaruote all'uscita di ogni sito; mantenimento dello stato umido del materiale, trasportato mediante cassoni di trasporto "a tenuta" obbligatoriamente chiusi; limitazione dei percorsi e delle manovre dei mezzi; bagnatura dei materiali in fase di scarico e messa a dimora; pulizia delle piste di transito e dei piazzali, rapida compattazione del materiale inumidito tramite rullo; limitazione dei tempi di esposizione del materiale all'aperto; riduzione delle superfici degli abbancamenti, ovvero dei cumuli formati dai materiali da scavo, e sospensione dei conferimenti durante le giornate ventose; totale copertura del materiale depositato con uno strato di terreno vegetale. Le misure di mitigazione prevedono anche la possibilità di installare barriere antivento. Sul loro rispetto vigilano Arpa, Polstrada, carabinieri, guardie forestali, Polizia urbana, Polizia mineraria, Osservatorio Ambientale, Asl, Spresal, Ministero Ambiente, ciascuno per propria competenza.

Rischi amianto?
Quando si parla di trasporto e deposito di smarino, le preoccupazioni relative al rischio amianto sono sempre alte.
Relativamente a tale questione COCIV ha segnalato che in base allo studio geologico definito all'interno del Protocollo Amianto le formazioni rocciose con la più alta probabilità di contenere amianto si trovano tra il cantiere di Radimero e quello di Val Lemme e tra il cantiere di Castagnola e quello di Cravasco. Nonostante non si possa avere la certezza sull'effettiva presenza di amianto all'interno delle rocce prima dell'esito di analisi di laboratorio, le proiezioni effettuate sulla base dei rinvenimenti già avvenuti, nei peggiori dei casi, indicano valori estremamente ridotti.