La pandemia offre slancio globale all’edilizia

In che modo la pandemia di Covid-19 influenzerà il costruito? Dovremo ripensare concetti come la densificazione urbana o torneremo semplicemente agli affari di sempre una volta che la crisi si sarà attenuata? La sfida attuale è sviluppare nuove e appropriate strategie a lungo termine piuttosto che introdurre in modo reattivo singole misure. Gli esperti della Fondazione LafargeHolcim per l'edilizia sostenibile di tutto il mondo condividono le loro opinioni 

A livello globale l'industria delle costruzioni sembra essere relativamente incolume dalla pandemia - almeno a prima vista. Sono proseguiti i lavori in molti cantieri. Ma per quanto riguarda la situazione a lungo termine a livello globale? La densificazione urbana in questa nuova era di distanziamento interpersonale può ancora essere sostenuta? Architetti, progettisti, ingegneri e urbanisti devono ripensare alcuni precetti o addirittura abbracciare un cambio di paradigma? Le grandi strutture educative e gli edifici per uffici diventeranno obsoleti perché la presenza fisica non sarà più necessaria a causa della diffusa adozione dell'home office della formazione a distanza?
La risposta è semplice: non lo sappiamo, almeno non ancora. Forse la capacità umana di dimenticare è così potente che alla fine torneremo allo status quo ante emergenza. Al contrario, la pandemia di Covid-19 potrebbe portare a profondi cambiamenti nella società, richiedendo risposte da ogni aspetto del settore delle costruzioni. Il monitoraggio di tali sviluppi e l'anticipazione delle tendenze future è stata un'attività fondamentale della Fondazione LafargeHolcim da quando è stata creata nel 2003. Nel corso degli anni, la Fondazione ha creato una rete globale di esperti che annoverano i massimi esperti del mondo nei loro ambiti.
Insieme ai membri del consiglio di amministrazione della Fondazione, gli esperti stanno monitorando gli sviluppi derivanti dalla pandemia di Covid-19 nei settori dell'architettura e dell'edilizia.

Ripensare le città
"Sono molto preoccupato del fatto che potremmo procedere verso la dispersione invece che nella direzione del consolidamento" dichiara Enrique Norten, fondatore di TEN Arquitectos in Messico e negli Stati Uniti. Ritorno all'auto, al suburbano, ai lunghi spostamenti. "Ciò succhierebbe tutta l'energia e la vitalità dalle nostre città", afferma Norten. Come si è visto a Detroit dopo la crisi dell'industria automobilistica a metà degli anni ‘80, le uniche persone che sarebbero rimaste in città sarebbero state quelle che non potevano permettersi di andarsene. Un tale sviluppo influirebbe su tutto, dai prezzi degli immobili alle infrastrutture. "Non so quale sia la soluzione»- ammette Norten - "ma l'industria deve adattarsi a questo potenziale cambiamento di paradigma e iniziare a trovare soluzioni per nuovi modelli. L'architetto e urbanista americano Mitchell Joachim condivide questa opinione: "Gli architetti e gli urbanisti dovranno ripensare attentamente la struttura delle nostre città, dobbiamo esaminare come ci spostiamo da A a B, come gestiamo la prossimità, i trasporti e lo spazio". Inoltre lui vede un lato positivo. Ora che più persone capiscono quanto siano realmente essenziali i bisogni di base, dovrebbe essere più facile implementare con successo progetti sostenibili di ogni genere".

Utilizzare lo spazio  in modo più flessibile
Stuart Smith, amministratore delegato di Arup Germany, vede anche un imminente cambiamento di paradigma per l'industria. "Lo spazio costruito che abbiamo ritenuto essenziale è diventato ridondante dall'oggi al domani", afferma l'ingegnere, riferendosi a scuole e edifici per uffici rimasti vuoti. Ma avverte: "Non dobbiamo affrettarci a demolire vecchi edifici solo per sostituirli con qualcosa di nuovo".
Ciò avrebbe poco senso, dal punto di vista ambientale o in generale. La sfida è piuttosto quella di ripensare concetti come la densificazione e adattarli al presente insieme di condizioni. È anche importante utilizzare lo spazio disponibile in modo più flessibile rispetto al passato. Smith crede anche che la nostra relazione con l'ambiente cambierà: "Dobbiamo riequilibrare completamente la logistica e le linee di approvvigionamento che mantengono in vita le nostre città". La pandemia ha messo in luce i problemi e le sfide delle città moderne e dei loro abitanti, afferma il giovane architetto brasiliano Eduardo Pizarro "Come ricostruire il senso di comunione nelle città che sono già frammentate?" Il suo collega spagnolo Fernando González Piris aggiunge:"La pandemia è un campanello d'allarme per gli architetti e li invita a riconsiderare il modo in cui è strutturato lo spazio costruito".
 
Consentire il contatto personale

Durante la pandemia di Covid-19 Internet ha reso possibili molte cose che sarebbe stato impensabile 20 anni fa: home office, formazione a distanza, videoconferenze e altro ancora. Tuttavia, Marilyne Andersen, professore di Tecnologie per l'edilizia sostenibile all'EPFL di Losanna in Svizzera, raccomanda che in futuro non dovremmo fare troppo affidamento su tali opzioni. "Gli esseri umani devono stare insieme", afferma. Ecco perché a lungo termine ha poco senso esternalizzare quanto più lavoro possibile ai dipendenti nelle loro case private. "Sebbene possiamo lavorare in modo produttivo pur essendo più distanti, la creatività, la spontaneità e la conseguente innovazione richiedono alle persone di lavorare insieme fisicamente", aggiunge. La flessibilità deve essere introdotta anche nel settore delle costruzioni per quanto riguarda l'utilizzo di spazi ed edifici. Florian Heinzelmann degli architetti SHAU in Indonesia spiega: "Come architetti, dobbiamo rimanere flessibili e pensare a come affrontare potenziali scenari futuri". La casa è adeguata? I microcentri, comuni nelle città qualche decennio fa, sono una buona soluzione per il futuro? Heinzelmann conclude: "Dobbiamo esaminare ulteriormente la densità urbana e il ruolo dello spazio pubblico".

Migliorare le infrastrutture
L'architetto Brinda Somaya, fondatrice di Somaya e Kalappa Consultants in India, vede la necessità di una serie di cambiamenti più fondamentali sulla scia della pandemia di Covid-19. "La mia speranza personale sarebbe il miglioramento delle infrastrutture sanitarie"afferma. Molti insediamenti informali mancano di adeguati sistemi di acqua potabile e di servizi igienico-sanitari, essenziali per far fronte alle pandemie. Poiché il terreno su cui sono costruiti questi insediamenti in genere non appartiene alle persone che vivono lì, nessuno investe in miglioramenti dell'infrastruttura.
L'attuale crisi ha chiarito che questo modello economico è inadeguato, afferma l'architetto. "La società deve essere vista come un tutto collettivo e non come una massa di individui". Ciò di cui l'India ha bisogno ora è la determinazione del governo e della burocrazia per realizzare cambiamenti duraturi - non come una raffica reattiva di piani d'azione, ma piuttosto sotto forma di programmi persistenti a lungo termine. L'architetto indiano Avneesh Tiwari concorda: "Le autorità devono ora privilegiare l'inclusione degli insediamenti informali. È giunto il momento di investire e innovare perché nelle comunità di baraccopoli sovrappopolate, ad esempio, il distanziamento sociale semplicemente non funziona". È anche fondamentale che le persone di queste comunità possano fare affidamento sulle loro reti in tempi di crisi.

Promuovere la resilienza del costruito
In definitiva, si tratta di resilienza, concorda Meisa Batayneh Maani, fondatrice di Maisam Architects and Engineers in Giordania."Se le nostre città fossero più sostenibili, avrebbero mostrato maggiore capacità di resistenza alle conseguenze del coronavirus" afferma. La resilienza è uno dei pilastri del concetto generale di sostenibilità. Lei sostiene che lo sviluppo sostenibile di città, edifici e infrastrutture, conferisce a lungo termine una certa immunità a future crisi di ogni tipo."Ciò significa che le città in tutte le loro sfaccettature devono ora subire importanti trasformazioni", afferma l'architetto.
Maria Atkinson, cofondatrice del Green Building Council of Australia, fa un ulteriore passo avanti. "La pandemia di Covid-19 è un momento storico per mettere in pausa e rivalutare alcune cose che una volta erano date per scontate", afferma. Ed è diventato chiaro che l'attuale forma lineare di economia - basata sul prendere, produrre e scartare - non è più sostenibile. "Abbiamo bisogno di coraggio e creatività per raggiungere l'innovazione e lavorare verso la trasformazione in un'economia sostenibile". Anche a rischio di sembrare un cliché possiamo affermare che la pandemia di Covid-19 potrebbe essere un'opportunità per un cambiamento globale di vasta portata.
 
Concepire l'edilizia  sostenibile in senso olistico
La Fondazione LafargeHolcim promuove progetti e concetti di edilizia sostenibile in tutto il mondo. Ha sviluppato cinque "target issues" per affrontare la sostenibilità in modo globale e con l'obiettivo di chiarire i principi per sostenere l'habitat umano per le generazioni future. Essi sottolineano gli immensi benefici di approcci sostenibili alla progettazione, alla costruzione e all'uso di edifici e infrastrutture anche contro la minaccia e l'impatto delle pandemie: innovazione e trasferibilità, standard etici e inclusione sociale, efficienza ambientale e delle risorse, fattibilità e compatibilità economica, l'impatto estetico sull'ambiente. 
Nell'ambito delle sue attività, la Fondazione presenta i LafargeHolcim Awards for Sustainable Construction, concorso di fama internazionale e tiene forum e conferenze su argomenti specifici di edilizia sostenibile. La Fondazione è sostenuta da LafargeHolcim, leader mondiale nel settore dei materiali da costruzione. L'ambizione di LafargeHolcim è di stabilire standard di settore per la riduzione delle emissioni di carbonio e di sviluppare e promuovere materiali sostenibili di alta qualità in tutto il mondo.

 

E dopo il lockdown ripartono i cantieri in Italia:  Milano assoluta protagonista

Platea di fondazione dell’edificio D del quartiere Symbiosis
Gettata la platea di fondazione dell’edificio D del quartiere Symbiosis, uno dei primi cantieri a ripartire, che rimanda ad uno dei grandi temi della ripartenza: riqualificare rispondendo e alle sfide ambientali. Nella zona Sud di Porta Romana sta nascendo Symbiosis, progetto della società immobiliare Covivio che prevede la creazione di un nuovo Business District flessibile e tecnologico: un’area rigenerata, interamente sostenibile, che ridisegna la geografia della città. Il progetto per la riqualificazione del quartiere Porta Romana-Vettabbia di Milano adotta un approccio innovativo per rispondere ad alcune delle principali sfide ambientali del nostro tempo, come abbattere le emissioni di CO2, migliorare la qualità dell’aria e rendere le città più vivibili.
A metà giugno il primo getto della platea di fondazione dell’edificio D, destinato ad uso uffici, con calcestruzzo Holcim studiato per sviluppare un basso calore di idratazione. Per la vasca bianca, in particolare, è stato utilizzato Antìdro, calcestruzzo impermeabile a cui è stato aggiunto additivo cristallizzante. Gli uffici sono concepiti secondo un progetto studiato in linea con i più innovativi modelli di smart working in cui le esigenze professionali e personali sono a sostegno della flessibilità, perfettamente in linea con le esigenze attuali, messe ancora più in evidenza dalla crisi dettata dalla pandemia.
L’edificio D si trova nel lotto Nord e costeggia Via Orobia. È alto otto piani per un totale di 20.500 mq e affaccia su aree verdi e fontane, ospita un auditorium con oltre 250 posti a sedere e un rooftop di circa 1.300 mq. Gli spazi interni sono pensati per offrire configurazioni flessibili in base alle esigenze. L’edificio verrà realizzato da CMB con calcestruzzo Holcim, prodotto con cemento pozzolanico LH, ecoefficiente e a basso calore d’idratazione, per un totale di circa 26000 mc.

Gettate le fondazioni di SeiMilano
Sono state gettate le prime platee ciascuna tra i 1.000 e 2.500 mc di calcestruzzo Holcim, per preparare le fondamenta di SeiMilano, il progetto di rigenerazione urbana che Borio Mangiarotti e Värde stanno realizzando su un’area di oltre 300.000 mq a Milano, nelle immediate vicinanze della metro Bisceglie.
SeiMilano è la nuova “città giardino”, firmata dallo studio Mario Cucinella Architects e dal paesaggista Michel Desvigne, concepita secondo i più elevati standard di sostenibilità ambientale, innovazione utile e qualità della vita. Un nuovo quartiere polifunzionale, con uffici, residenze e spazi commerciali che sarà integrato in un parco urbano di 16 ettari.
Per il getto delle fondazioni è stata scelta Holcim, che sta fornendo un calcestruzzo a basso calore d’idratazione studiato appositamente per getti massivi al fine di contrastare il rischio di fessurazioni. Questa tipologia di calcestruzzo è realizzata con cemento pozzolanico Holcim, un prodotto caratterizzato dal basso sviluppo del calore di idratazione, inferiore ai 270 J/g, studiato per garantire elevata durabilità. Il prodotto scelto per il mix è certificato LH (Low Heat) ed  è anche eco-efficiente in quanto contiene una minore quantità di clinker.
“Ogni volta che siamo coinvolti nei progetti di fornitura per la riqualificazione di Milano siamo orgogliosi di poter offrire le competenze maturate in questi anni per garantire prodotti e soluzioni per costruzioni sempre più innovative e sostenibili. Oggi lo siamo ancora di più perchè quartieri come SeiMilano sono anche simbolo di rinascita dopo un periodo davvero difficile” dichiara Calogero Santamaria, Amministratore Delegato di Holcim Aggregati Calcestruzzi.
“Il getto delle fondazioni segna un passo importante per il progetto SeiMilano: il concreto avvio dei lavori che porterà alla realizzazione del primo lotto residenziale entro fine 2022. E’ anche un primo segno tangibile di ripresa dopo il periodo di chiusura” afferma Edoardo De Albertis, Amministratore Delegato di Borio Mangiarotti.
Finite le procedure di getto delle fondazioni il cantiere proseguirà con la realizzazione delle strutture di elevazione del piano interrato.