Il parco archeominerario di Cabernardi

L'attività mineraria, praticata diffusamente nel territorio nazionale fino dall'antichità, ci ha lasciato un patrimonio di cultura materiale e un'eredità storico - testimoniale di inestimabile valore. Un valore che, negli ambienti minerari dismessi, si sostanzia preliminarmente nella esibizione delle originali singolarità architettoniche di edifici a corredo dei cantieri di lavoro e residenziali dei villaggi minerari, degli impianti di produzione e dei numerosi emblematici segni identificativi della miniera come ad esempio i castelli dei pozzi di estrazione. Il valore più prezioso e penetrante, tuttavia, è quello custodito nelle componenti immateriali del lavoro in miniera, più intimamente cariche di umanità, capaci di dispensare forti emozioni e di stimolare l'interesse a intraprendere percorsi di approfondimento verso una maggiore conoscenza di un mondo composito ai più sconosciuto. I retaggi della miniera, per essere compiutamente analizzati e apprezzati impongono, quindi, un approccio multidisciplinare capace di cogliere l'accezione più ampia di uno scenario che, potremmo assimilare, a un'antroposfera complessa e assolutamente originale, gravitante attorno a quel potente nucleo di attrazione rappresentato dalla miniera. Infatti, non possiamo limitarci a considerare solo gli aspetti scientifici della geologia territoriale e dei giacimenti minerari, oppure quelli tecnici e tecnologici di progresso nell'estrazione e lavorazione, ma dobbiamo procedere verso percorsi altrettanto fondamentali e talora ancor più suggestivi. Percorsi che, ci portano, alla identificazione della vita quotidiana e ai percorsi evolutivi socio-economici e culturali delle comunità dei minatori, fino a cercare di comprendere il loro intimo rapporto con ambienti di lavoro ipogei che ne hanno separata l'esistenza da quella del mondo dei vivi. Il minatore, profondamente distinto da tutte le altre categorie di lavoratori, ha subito gli effetti di questa simbolica e complicata identificazione, patendo un confinamento storico-testimoniale relegato in una sorta di cono d'ombra che ne ha nascosta e inibita la rappresentazione e la divulgazione. Ai primi sporadici impegni individuali e di associazioni locali di volontariato profusi per salvare la memoria del lavoro e degli ambienti minerari dismessi, una più organica ed efficace attività per promuovere la loro salvaguardia e valorizzazione tramite recupero e riusi sostenibili, è stata intrapresa da ANIM fino dai primi anni '90 del novecento (Cfr.: Convegno ANIM sulla riabilitazione dei siti minerari dismessi; Abbadia San Salvatore, 1991). L'azione che ANIM ha svolto con continuità per oltre un decennio ha permesso, fra l'altro, di mettere in contatto le varie realtà diffuse sul territorio nazionale impegnate nello studio e nel recupero delle miniere dismesse, stimolando reciproci proficui rapporti di collaborazione e sinceri legami di feconda amicizia. In questo clima di comune coinvolgimento, ogni iniziativa di recupero e di riuso di un sito minerario dismesso che, nel corso degli anni si è apprezzabilmente intensificata in più parti d'Italia, è diventata occasione condivisa di soddisfazione e ulteriore stimolo a proseguire il tanto lavoro che rimane.

L'articolo è stato pubblicato a pag. 32 del n. 619/2015 di Quarry&Construction...continua a leggere