Il rilievo e il disegno come strumenti per la ricostruzione delle fasi storiche: il caso di Villa Mariotti-Micheli

Abstract
The building is located in the countryside of Parma, out of city center, on a particular hill. Villa Mariotti-Micheli was built on the remains of an ancient castle, about in the X century, but it was completly destroyed about in 1482. The main facade, built in stone and bricked, has eight windows aligned on two floors, while in the central part the entrance door opens on the ground floor and a small terrace with a window door protrudes on the first floor. The elevation shows differences both in the material and in the structures that appear completely chained on the left side of the building. The ancient origins of the villa would be testified by the particular robustness of the walls and the width of the underground areas. The building is abandoned due to structural damage caused by major earthquakes dating back to the 1980s.


Storia di un luogo
Villa Micheli-Mariotti sorge nella campagna del comune di Montechiarugolo, piccolo comune 12 km a sud di Parma. La villa si trova in una delle cinque frazioni del comune, Monticelli Terme, il cui nome originario era Montepelato. Con la scoperta delle fonti termali, il paese abbandona l'antico nomignolo che viene assegnato alla via principale che attraversa il paese, da nord a sud, collegando il piccolo centro urbano con la ex chiesa parrocchiale, costruita fuori dall'abitato, in cima ad un piccolo monte (con il tempo la via verrà denominata via Monte). Proprio su questa strada, non lontano dall'edifico religioso appena nominato, si colloca il manufatto oggetto di studio. In un'antica mappa si può notare come la strada, già esistente, costeggia la chiesa per proseguire verso sud dove si notano degli agglomerati antropici, tra cui, molto probabilmente, anche un antico sedime della nostra villa. «Su un cuccuzzolo oggi scarsamente ricoperto di vegetazione (e perciò, forse, denominata "Montepelato") ergersi la chiesa parrocchiale di Monticelli Terme appartata dall'attuale fiorente paese e fronteggiata unicamente da questa villa la quale ha il pregio di presentare inalterate le sue primitive linee costruttive.» Morfologicamente il terreno è una sorta di altopiano posizionato nel mezzo della pianura parmense, dove i primi insediamenti umani risalgono ad epoche molto antiche, si parla addirittura di Paleolitico e Neolitico. Focalizzando l'attenzione su Villa Mariotti alcuni storici raccontano che sul sedime dell'edificio ci fosse un maniero medievale costruito verso il X secolo, per volere della Diocesi di Parma. Nei secoli il complesso passò nelle mani di molti signori e più volte il castello di Monticelli rischiò di essere distrutto; nel 1406 sembra che il manufatto, insieme al castello di Montechiarugolo, fosse stato assegnato al condottiero Guido Torelli. Si racconta anche che nel 1482 il castello di Monticelli fu interamente distrutto, mentre quello di Montechiarugolo esiste ancora oggi. Purtroppo però non esistono tracce e documenti sicuri che attestino questi avvenimenti. In effetti, analizzando la villa oggi, non si scorgono elementi architettonici che possano fare pensare ad un antico maniero, piuttosto la presenza di alcuni locali interrati farebbero pensare ad un'antica azienda agricola. Non esiste però alcuna documentazione storica-iconografica che possa descrivere le vicende architettoniche del complesso.

Storia di una famiglia
Come per ogni costruzione antropica, la storia di un manufatto è la storia di una o più famiglie, nel caso specifico, della famiglia Mariotti. Di origini pontremolesi, alcuni discendenti della casata si trasferirono nei territori parmensi intorno al 1600. Il più conosciuto fu Don Giovanni Mariotti, che nel 1700 divenne priore di Monticelli; i suoi eredi furono i due nipoti, Carlo e Stefano. Fu uno dei figli di Carlo, Cristoforo Mariotti (sposato con Luisa Olivetti i primi anni del 1800) che ereditò la villa e fece i primi restauri, lavori di cui non si sa molto, ma sono solo stati ipotizzati dal fatto che lo stesso Cristoforo si sarebbe occupato anche di alcuni lavori di restauro relativi alla vicina ex chiesa parrocchiale. L'edificio residenziale passò poi di proprietà ad uno dei dieci figli della coppia, Giuseppe Mariotti che sposò Amalia Scipioni. I due sposi ebbero tre figli: Marietta, Pio e Giovanni. La villa fu quindi ereditata inizialmente da Pio e, dopo la sua morte, dal figlio di Marietta, Giuseppe Micheli (1874-1948) da cui, ancora oggi, il nome della villa: Mariotti-Micheli. Oggi l'edificio appartiene agli eredi della famiglia Micheli, Maria Giovanna Cucchiari e di conseguenza alle figlie Paola e Cecilia Vannucchi. Fino agli anni Ottanta l'edificio ha ricoperto egregiamente la sua funzione residenziale, ma, in seguito ad importanti scosse di terremoto risalenti proprio a quel periodo, il complesso venne abbandonato, stato purtroppo in cui rimane ancora oggi. Da un anno a questa parte una delle sorelle Vannucchi risiede in un edificio più modesto, collocato all'interno della stessa proprietà (in passato probabilmente ricovero delle piante nel periodo invernale), mentre la villa padronale è in attesa di un nuovo futuro.

Storia di un edificio
La nostra ricerca, un Accordo Quadro stipulato tra il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell'Università di Parma e il Comune di Montechiarugolo, si occupa ovviamente dell'intero comparto edilizio, ma in particolare affronta il rilievo geometrico e diagnostico della villa citata. Il volume della villa è un parallepipedo regolare coricato sul lato lungo e sviluppato in altezza su due piani più il sottotetto. Tale forma regolare è stata, nei secoli, "rotta" dall'allungamento del corpo centrale con volte a botte con la conseguente variazione delle falde del tetto. Tutto il piano terra, di rappresentanza, risulta suddiviso in ampi saloni tutti voltati. Nella parte aggiunta, nel lato opposto all'ingresso principale, è situata una piccola cappella. I due piani sovrastanti hanno invece solai lignei e spazi interni più consoni ad un'abitazione civile dei nostri tempi. Già dalle mappe del Catasto Cessato e quelle di Maria Luigia, tra gli anni 30 e la fine del 1800, l'edificio si attesta con un lato corto sul ciglio della strada (la già citata via Monte) e si sviluppa in una forma planimetrica rettangolare. Ancora oggi la villa fronteggia la strada e si unisce ad un muro di cinta che perimetra tutta la proprietà sul lato carrabile, nascondendola dagli sguardi dei curiosi, mentre sul lato opposto si affaccia su una lieve collina in aperta campagna. Il corpo principale è collegato al muro perimetrale da una costruzione più bassa, sviluppata su due piani con una copertura a falde camuffate da un parapetto che farebbe pensare alla presenza di un terrazzo. Osservando il rilievo sia della sezione trasversale sia del prospetto principale, ci si rende subito conto delle differenze apportate alla parte sinistra del complesso la cui discontinuità geometrica dei solai è evidente. Per di più la facciata principale, costruita in sasso e cordonata in mattoni, presenta delle difformità sia nel materiale sia nelle strutture che appaiono completamente incatenate nella parte sinistra dell'immobile. L'attenta osservazione del complesso, il suo ri-disegno induce ad osservare anche la presenza, sulle due principali facciate, di archi nascosti dall'attuale muratura che potrebbero significare la presenza di un passaggio voltato, chiamato "porta morta", tipico delle aziende agricole padane. Il nuovo corpo, sorto durante l'ultimo restauro, sporgendo verso il giardino taglia le finestre del prospetto posteriore del fabbricato originale in maniera secca, non compositamente corretto. Il collegamento al primo piano è assicurato da due scale, una principale, ampia, sviluppata su pianta rettangolare con un lato semicircolare e corrimano liberty; la seconda, adiacente, è più piccola e di nessun pregio architettonico. Da questa seconda scala si accede anche all'ampia zona costituita da un piano sottotetto dove si può notare l'innalzamento della copertura dovuta all'aggiunta del nuovo corpo. In questa parte della villa un solaio è completamente crollato, separando l'edificio in due parti distinte. Esiste una netta differenza tra il piano terra e i piani sovrastanti e non solo per quanto riguarda la struttura portante, ma soprattutto per le rifiniture: mentre al piano terra tutto fa pensare allo sfoggio di grandi ricchezze (pavimenti ricercati, soffitti affrescati, serramenti di grande pregio e presenza di maestosi camini in ogni stanza), gli altri piani risultano più poveri, sicuramente ristrutturati per un uso di civile abitazione negli anni 60/70. Sia a destra, sia a sinistra l'edificio possiede locali interrati non collegati apparentemente tra loro e molto differenti. Quello collocato a sinistra si raggiunge con una piccola scala e i locali risultano di dimensioni ridotte con finestrelle alte (visibili anche sul prospetto principale), ma tamponate. Il locale di destra è dimensionalmente e architettonicamente tutta un'altra cosa. Vi si accede dalla scala di servizio precedentemente citata ed è formato da due parti distinte: una collocata interamente sotto alla villa stessa e l'altra, direttamente collegata alla prima, che si sviluppa per tutta la lunghezza del cortile esterno con un ambiente voltato a botte, largo 7.58 m, lungo 39.14 m e alto 4.5 m. E' uno spazio straordinario, unico nel suo genere, riceve luce e aria da semplici aperture che, orizzontalmente, si affacciano sul cortile, chiuse da robuste griglie. La pavimentazione di questo locale è a scolo centrale, proprio come quella che si trova nelle stalle di bovini, ma difficilmente tale locale era adibito al ricovero di bestiame. Sicuramente negli ultimi cinquanta-sessanta anni veniva utilizzato per la fermentazione dell'uva, vista la presenza di enormi botti. Un tempo, prima che il piano sovrastante fosse trasformato, si collegava verticalmente al piano superiore attraverso una scala a chiocciola di cui, oggi, si conservano solo poche tracce, posta sotto alla villa, mentre dal lato opposto c'è ancora un'uscita all'esterno, per tutta la larghezza del locale, con una lieve rampa, anticamente anche carrabile.

Rilievo integrato e ricostruzioni per fasi successive
Nell'ambito della ricerca condotta all'interno del Dipartimento (DIA) è stata svolta una campagna di rilievo architettonico integrato: il rilievo geometrico diretto (ottenuto tramite l'utilizzo di metro, cordella e distanziometro laser) e quello indiretto (aerofotogrammetria, laser scanner, endoscopia e termografia). Inizialmente è stato fondamentale l'esecuzione del rilievo aerofotogrammetrico eseguito da drone. Quest'ultima tecnica ha permesso da un lato di recuperare l'ingombro esterno dell'edificio e la sua esatta posizione all'interno del proprio lotto, dall'altro di estrapolare il raddrizzamento fotografico di tutte le facciate. Una volta ottenuta la "scatola", si è proceduto, tramite l'esecuzione di eidotipi, alla restituzione geometrica dei vani interni integrato dalla generazione di nuvole di punti ottenute dal posizionamento di ben settanta stazioni. Il rilievo indiretto tramite laser scanner è stato fondamentale per ottenere non solo la proiezione dei solai (a volte affrescati), ma anche un modello tridimensionale dell'intero complesso. Ad integrare la conoscenza puramente geometrica è stato poi effettuata una campagna di rilievo diagnostico per quanto riguarda la consistenza delle murature e l'indagine strutturale tecnologica. Il rilievo diagnostico è rivolto in particolare modo all'esecuzione di stratigrafie murarie tramite l'uso dell'endoscopia edile. Queste indagini, se pur importanti, vanno tuttavia pianificate su ipotesi derivanti da informazioni storiche dell'edificio e di conseguenza necessitano di una interpretazione da parte dello studioso e spesso costituiscono una verifica delle ipotesi formulate. L'utilizzo di queste tecniche per villa Mariotti potevano essere importanti per la ricostruzione storica dell'edificio, per la conoscenza quindi della struttura originaria dell'immobile spesso celata da controsoffitti e incannicciati. Per quanto riguarda l'utilizzo della termografia, i termogrammi sono stati utili per dare risposta ad alcuni punti interrogativi, come per esempio la presenza di alcuni vuoti murari o presenza di aperture o archi nascosti dietro a più recenti muri intonacati. Ultimo campo pratico indagato è quello relativo al quadro fessurativo presente nella villa. In questo caso si è deciso di rappresentarlo tridimensionalmente operando sulle nuvole di punti, dedotti da rilievo indiretto e laser scanner, generando un modello mesh per il quale risulta più semplice effettuare interrogazioni di tipo 2d e 3d. Maggiore sarà la densità dei triangoli e più accurata sarà la riproduzione della lesione. A questa conoscenza materiale va aggiunta quella immateriale, ovvero quella che permette al ricercatore una comprensione profonda dell'immobile studiato nel suo contesto geografico, ma anche in quello socio culturale, conoscenza che deriva dall'esperienza stessa dell'operatore, ma anche dalla sua attenta osservazione. Questo aspetto risulta molto importante ai fini della rigenerazione di qualsiasi complesso. Nel caso di Villa Micheli, la cui storia non è documentata da nessun dato tangibile, è necessario riuscire a valutarla oltre che per il suo valore puramente fisico-architettonico, anche per quello più legato al suo aspetto ambientale, geomorfologico e sociologico. Tutte le varie fasi del rilievo sono state condotte da un discreto numero di operatori dalle diverse qualifiche; la parte più difficoltosa dell'intero lavoro è stata quella della restituzione grafica di tutti i dati recuperati e incrociarli tra loro. Molto probabilmente la parte originaria della villa è costituita dalla grande cantina sotterranea che attraversa l'intero cortile. E' una parte di edificio che rimane tagliato bruscamente in verticale, nel collegamento con la villa sovrastante, con la quale forse non aveva nessuna relazione. Il prospetto anteriore, che definisce l'attuale corpo principale della villa, è chiaramente stato allungato da un corpo più basso che a destra si collega con il muro di cinta. Questo fronte è nettamente diviso in due parti: il piano terra possiede aperture differenti dal piano primo. Questa differenza si nota, come già accennato, anche nella sezione longitudinale. Le volte del piano terra appaiono diverse nelle varie stanze; inizialmente si era ipotizzato potessero essere state costruite solo per motivi di abbellimento e che per tale ragione fossero state edificate in cannucciato, in realtà sono in muratura (dato ottenuto da rilievo endoscopico). Senz'altro uno degli ultimi interventi dal punto di vista cronologico è stato l'allungamento del corpo centrale con relativo innalzamento delle falde di copertura. Un dato certo è che, da un confronto tra fotografie degli anni 60-70 con le odierne, il manufatto è rimasto identico a sé stesso se omettiamo alcune lesioni strutturali evidenti. Ovviamente l'abbandono dell'immobile lo ha reso molto vulnerabile. La villa è comunque priva di superfetazioni da demolire, ogni costruzione successiva è stata eseguita con una straordinaria cura architettonica e questo aspetto rende l'edificio ancora molto affascinante. E' chiaro che in un vicino futuro l'edificio avrà la necessità di essere recuperato, ma ancora oggi è l'esempio di un fare architettura che si è perso nei tempi.


Bibliografia
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