Istituzione del Ministero della Transizione ecologica e DCPM di organizzazione delle strutture ministeriali


È in vigore dal 30 aprile 2021 la legge di conversione del decreto-legge 22/2021 che ha istituito il nuovo Ministero della transizione ecologica.
Si tratta della legge 22 aprile, n. 55, che, nel convertire il decreto legge n. 22/2021, conferma e in parte ridefinisce i compiti e il raggio d'azione del neo Ministero della transizione ecologica (Mite) che va a sostituire il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Con la legge di conversione sono stati apportati alcuni piccoli aggiustamenti, come ad esempio la precisazione che la competenza del Mite si estende a tutte le autorizzazioni di impianti di produzione di energia di competenza statale, sia fossili che rinnovabili, precedentemente affidat al Ministero dello sviluppo economico.
Inoltre, viene specificato che, per quanto riguarda gli idrocarburi, la competenza del Ministero non si limita alla ricerca e coltivazione, ma si estende alla riconversione, dismissione e chiusura mineraria delle infrastrutture di coltivazione di idrocarburi ubicate nella terraferma e in mare e al ripristino in sicurezza dei siti.

In particolare, tra le competenze del Mite figurano: la definizione degli obiettivi e delle linee di politica energetica e mineraria nazionale; l'autorizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili di competenza statale anche ubicati in mare; l'attuazione dei processi di liberalizzazione dei mercati energetici e la promozione della concorrenza nei mercati dell'energia e tutela dell'economicità e della sicurezza del sistema; l'individuazione e lo sviluppo delle reti nazionali di trasporto dell'energia elettrica e del gas naturale e la definizione degli indirizzi per la loro gestione; le politiche di ricerca, incentivazione e gli interventi nei settori dell'energia e delle miniere; la ricerca e coltivazione di idrocarburi e risorse geotermiche; la vigilanza su enti strumentali e il collegamento con le società e gli istituti operanti nei settori dell'energia; la gestione delle scorte energetiche nonché la predisposizione e attuazione dei piani di emergenza energetica; l'impiego pacifico dell'energia nucleare, la protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti e la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito; le agro-energie; la rilevazione, l'elaborazione, l'analisi e la diffusione di dati statistici in materia energetica e mineraria, finalizzati alla programmazione energetica e mineraria; l'elaborazione di piani e misure in materia di combustibili alternativi e delle relative reti e strutture di distribuzione per la ricarica dei veicoli elettrici; la qualità dell'aria; le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e per la finanza climatica e sostenibile e il risparmio ambientale anche attraverso tecnologie per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra; la gestione, il riuso e il riciclo dei rifiuti e l'economia circolare.

In considerazione dell'istituzione del nuovo dicastero, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri si istituisce il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), con il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione. Il comitato approva, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del decreto, il Piano per la transizione ecologica, al fine di coordinare le politiche in materia di mobilità sostenibile, contrasto al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo, risorse idriche e relative infrastrutture, qualità dell'aria ed economia circolare. Il Piano, sul quale è acquisito il parere della Conferenza unificata, individua le azioni, le misure, le fonti di finanziamento, il relativo cronoprogramma, nonché le amministrazioni competenti all'attuazione delle singole misure.

Dall'esame delle competenze del Mite in materia di attività estrattive, già di competenza del Ministero delle attività produttive, si evidenzia come il maggiore interesse risulti accentrato sulle attività estrattive di idrocarburi, mentre sono ampiamente trascurate le necessità di programmazione e di gestione dei minerali solidi, compresi quelli critici, oggetto, peraltro, della massima attenzione da parte della Commissione Europea, soprattutto ai fini della transizione ecologica ed energetica, che costituisce il motivo fondante del Ministero stesso.

I minerali solidi sono richiamati dalla legge distrattamente, senza che per essi si preveda una strategia nazionale, confermando che l'Italia costituisce il fanalino di coda a livello comunitario in materia di ricerca e sfruttamento dei minerali solidi: l'Italia è l'unico paese europeo che non si è dotato di una politica nazionale delle materie prime, pur avendo ampie disponibilità di risorse minerarie, anche provenienti dal recupero di vecchie discariche, e di conoscenze delle risorse del sottosuolo, per l'ottenimento delle quali ha impegnato ingentissime risorse in materia di ricerca mineraria di base nell'ultimo ventennio del secolo scorso.
Il ridotto interesse del legislatore statale deriva anche dall'avere attribuito le competenze amministrative alle Regioni: in assenza di una programmazione nazionale sulle materie prime, ogni Regione pone particolare attenzione alle esigenze di sviluppo del proprio territorio, non necessariamente dal punto di vista industriale, senza tenere conto degli interessi di carattere generale dello Stato.
Il 29 luglio 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato all'unanimità il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di riorganizzazione del Ministero della transizione ecologica.

"Si tratta di un passo fondamentale per dare piena operatività alla transizione ecologica attraverso l'impiego degli strumenti e delle risorse del PNRR - ha dichiarato il ministro Cingolani -Sarà una vera e propria rigenerazione che consentirà di superare quegli ostacoli di origine burocratica, tecnologica e strutturale e rendere la pubblica amministrazione efficacemente al servizio dei cittadini e dell'ambiente".
Il DPCM approvato modifica sostanzialmente il regolamento di organizzazione delle strutture amministrative che erano in precedenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, integrandole con le competenze in materia energetica sul piano nazionale e internazionale in precedenza assegnate al Ministero dello sviluppo economico.
Il "nuovo" Ministero si articola in tre Dipartimenti:
• Dipartimento amministrazione generale, pianificazione e patrimonio naturale (DiAG);
• Dipartimento sviluppo sostenibile (DiSS);
• Dipartimento energia (DiE).
L'interesse specifico per il settore estrattivo rientra all'interno del Dipartimento dell'energia.
Il Dipartimento energia esercita le competenze del Ministero in materia di infrastrutture e sicurezza dei sistemi energetici e geominerari, approvvigionamento, efficienza e competitività energetica, promozione delle energie rinnovabili e gestione degli incentivi energia.
Afferiscono al Dipartimento energia le tre seguenti Direzioni generali:
• Direzione generale infrastrutture e sicurezza (IS);
• Direzione generale competitività ed efficienza energetica (CEE);
• Direzione generale incentivi energia (IE).
La Direzione generale infrastrutture e sicurezza eserciterà la quasi totalità delle competenze minerarie, e di essa si riporta un elenco sostanziale delle competenze stesse:
• autorizzazione degli stoccaggi di gas metano, idrogeno e CO2 nel sottosuolo e dei sistemi di accumulo dell'energia;
• impianti strategici di lavorazione e deposito, logistica primaria dei prodotti petroliferi, dei carburanti alternativi e del gas naturale liquefatto (GNL);
• promozione, nelle materie di competenza della Direzione, di intese e accordi con le amministrazioni statali, le regioni e le amministrazioni locali per assicurare su tutto il territorio nazionale l'esercizio omogeneo delle funzioni amministrative, la semplificazione amministrativa e l'omogeneità nei livelli essenziali delle forniture;
• statistiche, cartografie, analisi e previsioni sul settore energetico e delle risorse minerarie; definizione di accordi bilaterali e multilaterali nel settore dell'energia e della sicurezza in coordinamento con la Direzione generale competitività ed efficienza energetica per le materie di competenza; relazioni con le istituzioni europee e le organizzazioni internazionali e con le Amministrazioni di altri Stati nei settori di attività della Direzione e rapporti multilaterali con organizzazioni internazionali e agenzie nel settore energetico e delle materie prime; rapporti e collaborazioni con altri Stati nel settore energetico, e per la promozione di tecnologie energetiche italiane all'estero;
• definizione di priorità, linee guida e programmi di sviluppo di nuove tecnologie sostenibili nel settore minerario e per l'utilizzo e il riciclo delle materie prime; gestione degli accordi per la sicurezza, per la ricerca, per le materie prime attuati con accordi con università ed enti stipulati in coordinamento con il Dipartimento amministrazione generale, pianificazione e patrimonio naturale; programmi per il decommissioning degli impianti e il loro riuso per tecnologie energetiche sostenibili; partecipazione ai processi di pianificazione dell'uso del mare;
• funzioni e compiti di Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse nella sua articolazione centrale e periferica, nelle attività di prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio gas nel sottosuolo, in terraferma e in mare; programmazione, autorizzazione, verifica e controllo delle attività ai fini della sicurezza dei lavoratori e dell'ambiente;
• normativa tecnica per gli impianti di produzione, trasporto e stoccaggio degli idrocarburi e per la sicurezza mineraria;
• servizi tecnici di geomonitoraggio, di analisi e di sperimentazione;
• rilascio titoli minerari per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi; redazione e attuazione delle pianificazioni per la transizione energetica per la sostenibilità delle attività di ricerca e produzione di idrocarburi;
• adempimenti ed elaborazione dati connessi ai versamenti delle aliquote di prodotto e accordi con le regioni per l'utilizzazione delle royalties a favore dei territori.

L'ANIM esprime l'augurio di una incrementata attenzione del Ministero per il settore estrattivo, anche con riferimento ad una maggiore e più fattiva partecipazione ai lavori dei Comitati a livello comunitario, che si possa riflettere positivamente sulle attività minerarie nazionali, le cui esigenze dovrebbero essere tenute in considerazione, anche mediante il coinvolgimento del livello regionale nella definizione delle proposte nazionali espresse sui tavoli comunitari.