L’identità ritrovata

Recupero e rifunzionalizzazione dell'ex Tribunale di Breno (BS)

Nel dibattito architettonico urbanistico internazionale ha preso sempre più importanza il tema della rigenerazione del patrimonio edilizio esistente. Questa pratica di recupero e riuso permette di evitare la dispersione urbana e di ridurre notevolmente l'impiego di risorse energetiche.
Nel primo caso il crescente utilizzo di terreni agricoli a fini edilizi ha portato al fenomeno del consumo di suolo (sprawl urbano) producendo un'immensa superficie antropizzata ed impermeabilizzata. Nel secondo caso invece ci si riferisce alla vetustà e alla scarsa efficienza energetica della maggior parte degli edifici esistenti, veri e propri colabrodo energetici.

Il risparmio delle risorse energetiche ed il rispetto dell'ambiente fanno ormai parte delle pratiche quotidiane. Si sta diffondendo una maggiore consapevolezza tra i popoli e i loro governi, questo perché si è preso atto che i cambiamenti climatici, che si stanno verificando sempre più frequentemente in ogni parte del Pianeta, sono causati dall'attività antropica a partire dalla rivoluzione industriale.
La più diffusa consapevolezza rispetto a questo tema sta indirizzando all'abbandonare quegli stili ed usi quotidiani di consumo indiscriminato di risorse scarse e non rinnovabili, mentre si va sempre più verso la pratica di azioni sostenibili. Si parla infatti di sviluppo sostenibile. Questo tema riguarda anche la pratica costruttiva, dato che il settore edilizio è uno dei maggiori produttori di impatto ambientale. L'edilizia infatti fa largo uso di risorse rinnovabili e non quali il suolo, l'acqua, i minerali, le foreste per ottenere legname da costruzione, combustibili fossili durante l'intero ciclo, dall'approvvigionamento delle materie prime, creazione e trasporto dei prodotti da costruzione fino al loro smaltimento.
Oggi è ormai consolidata la coscienza che la sostenibilità nel settore delle costruzioni va perseguita attraverso l'analisi e il governo delle ricadute degli interventi sui piani economico, sociale ed ambientale, sia al momento della realizzazione degli interventi che durante la loro vita utile. La progettazione deve adottare materiali e sistemi in grado di sviluppare prestazioni a costi economici, ambientali e sociali ridotti, puntando alla garanzia della permanenza dei requisiti prestazionali iniziali per la durata di vita utile dell'edificio.
A differenza di una realizzazione ex novo, nel progetto di recupero si interviene su edifici già esistenti con una loro specifica conformazione, orientamento e dimensione. Per cui la riqualificazione energetica può risultare più complessa, soprattutto per quanto riguarda il patrimonio storico. Scopo del progetto di recupero resta comunque il miglioramento delle prestazioni dell'esistente, riducendone il più possibile i consumi di materie prime. Il tema del recupero del costruito risponde alle esigenze attuali di sviluppo senza però ledere il delicato equilibrio città-campagna.
Recuperare i vuoti urbani e le aree dismesse presenti all'interno del nucleo cittadino diventa quindi un'ottima opportunità con una doppia finalità: da un lato ci si riappropria di spazi inutilizzati, dall'altro si pone un freno al consumo di suolo.
Riempire i vuoti fa sì che le persone restino nei luoghi storico-identitari e ne tramandino la loro memoria.
Negli ultimi anni anche in Italia il dibattito sul paesaggio costruito si è concentrato verso quei manufatti edilizi che oggi risultano obsoleti, degradati e dismessi, che non appartengono al patrimonio architettonico di interesse storico-artistico.
Il patrimonio edilizio italiano, al quale si riconoscono valenze storico-artistiche, è fiancheggiato da costruzioni caratterizzate da un modesto valore compositivo, realizzate in gran parte dal secondo dopoguerra e che oggi, spesso abbandonate, non rispondo più ai requisiti minimi essenziali funzionali, tecnologici e spaziali.

Oggigiorno il maggior numero di interventi in edilizia riguarda edifici esistenti. Tenendo conto di questi problemi, il presente lavoro ha l'ambizione di volerne rappresentare una possibile risposta proponendo un intervento di recupero e di rifunzionalizzazione dell'ex sede distaccata del Tribunale di Brescia a Breno. Trattasi di un edificio multipiano sorto nella prima metà degli anni '80 che, dal 2013 ad oggi, risulta essere inutilizzato. La proposta progettuale prevede il suo adeguamento in caserma della Guardia di Finanza. Tale tesi nasce dal fatto che il cambio di destinazione d'uso dell'immobile e la sua ristrutturazione è uno dei prossimi obiettivi dell'attuale Amministrazione Comunale di Breno. Pertanto, in questa sede si vuole rappresentare un possibile approccio al tema del suo riuso.
La rifunzionalizzazione dell'edificio oggetto di studio cerca di porsi nell'ottica che azioni di questo tipo rappresentano un'occasione per dare inizio ad un consolidamento dell'identità urbana. Si tratta di un approccio per certi aspetti complesso, ma che fa proprio il concetto che anche singoli interventi architettonici possono avviare un processo che porti ad ottenere notevoli risultati in termini di valorizzazione e rigenerazione di un'area urbana. Lo studio che è stato effettuato, e qui riassunto, è sostanzialmente suddiviso in due parti: la prima è rappresentata dalla fase di conoscenza, cioè dall'analisi del contesto, dall'analisi storica dell'immobile e il suo rilevamento architettonico e fotografico; la seconda invece è rappresentata dalla progettazione architettonica ed energetica di una caserma con relativi alloggi.
L'immobile è sempre stato utilizzato come sede del Tribunale, uso per il quale è stato appositamente progettato e realizzato; al piano primo era ospitata la Pretura Penale, al piano secondo invece la Pretura Civile. Lo stato attuale mostra un edificio con pianta a forma di L e copertura a falde inclinate. I volumi che occupa sono importanti dato che è costituito da 3 piani fuori terra, da un piano seminterrato e da un sottotetto. La superficie su cui si estende l'immobile è di circa 925 m2 per un volume di circa 10.500 m3, all'interno di un lotto di circa 3100 m2.
Gli alzati si presentano lineari e modulari in quanto caratterizzati da lunghe finestrature a nastro orizzontali e pilastrature ad intervalli regolari. L'immobile presenta una struttura verticale mista costituita da muratura portante e telai in c.a. con tamponamenti intonacati all'interno e rivestiti in cotto all'esterno. I solai sono realizzati in latero-cemento con travi in spessore e, in corrispondenza del vano scala principale, con travi intradossate. Le coperture, a capanna a pendenza uguale, sono costituite da solai in latero-cemento gettati in opera con travi in spessore. Le scale, le gronde e i balconi risultano essere in c.a.
In generale, dal punto di vista strutturale l'immobile si presenta nel complesso in buone condizioni, almeno per quella che è potuta essere un'analisi unicamente visiva; il degrado strutturale risulta essere sostanzialmente assente. È riscontrabile nell'intera struttura un buon mantenimento delle caratteristiche meccaniche originarie per gli elementi che la compongono. L'attuale conformazione del fabbricato risulta essere sovradimensionata e priva di un numero adeguato di alloggi per la futura destinazione d'uso.
La proposta progettuale vede un'azione di partenza incisiva che si tramuta in una demolizione di entrambi i sottotetti, di gran parte dei locali del secondo piano e delle coperture.
La demolizione delle coperture a falde e la realizzazione di coperture piane verdi accessibili, a mio modesto parere, comporta una maggiore vivibilità di tutte le superfici. Così facendo, infatti, le nuove aree verdi integrano quelle già esistenti che, per la naturale conformazione del terreno, risultano essere poco usufruibili per eventuali attività ricreative ed inoltre non presentano alle loro spalle una progettazione accurata. Le restanti aree esterne di pertinenza risultano essere attualmente asfaltate o selciate con sanpietrini, ma urge un intervento di manutenzione e di ripensamento.
All'interno la maggior parte degli interventi avranno a che fare con il cambio di destinazione d'uso degli ambienti; si andranno a creare alloggi in numero adeguato, si aumenterà la superficie per l'autorimessa e si progetteranno tutti quei locali e servizi necessari per il buon funzionamento delle attività interne che caratterizzano una caserma della Guardia di Finanza.

L'approccio progettuale consiste nel realizzare una soluzione capace di rispondere alle future esigenze e di mettere in valore, al tempo stesso, l'edificio e l'area su cui sorge, caratterizzata da una configurazione morfologica di scarso interesse.
Tra le problematiche da risolvere, ci sono un linguaggio compositivo circostante poco gradevole dal quale smarcarsi, la riqualificazione energetica dell'involucro e delle superfici trasparenti, il ripensare gli spazi verdi circostanti di pertinenza.
Assunta questa prima sintesi, il lavoro si è indirizzato verso la concezione di una caserma dalle qualità, architettonica e funzionale, differenti, caratterizzata da un linguaggio compositivo certamente più apprezzabile e più contemporaneo.
Si vuole concepire una struttura che si integri nel contesto circostante, ma che allo stesso tempo si renda ben visibile. Creare un primo edificio di interesse architettonico è l'ambizioso obiettivo.
La sfida trova quindi il suo interesse nel cercare di adattare la struttura esistente al nuovo impianto pensato per accogliere un numero di circa 20 finanzieri. Questa sfida è facilitata dal fatto che la struttura portante si presenta ancora in un buono stato di conservazione. L'idea è di situare in zone ben distinte le due principali funzioni che si svolgeranno all'interno del fabbricato, la caserma e la residenza, ma al tempo stesso di non permettere ad un ipotetico osservatore esterno di riuscire ad individuare tali funzioni.
Per far questo si è deciso di ricreare delle nuove bucature esterne di dimensioni diverse tra loro, sia per la zona caserma che per quella degli alloggi, applicare un rivestimento esterno in metallo uguale per tutta la struttura che insieme a frangisole lignei va a nascondere la struttura a telaio in c.a. Così facendo gli alzati esterni appaiono più omogenei ed è difficile poter distinguere quali siano le zone residenziale e di caserma.
L'attuale monotonia delle finestre a nastro è ora sostituita da una serie di aperture che sembrano collocate quasi alla rinfusa, senza una precisa regola, incorniciate da elementi metallici puramente estetici. Questi elementi a cornice si ritrovano anche nei balconi; un modo per rendere più formale l'aspetto esteriore delle facciate.

All'interno la caserma dispone di una postazione di guardia, di un numero adeguato di uffici per l'intero personale, di un'armeria, di alcuni depositi e archivi per i materiali di reparto, di idonei servizi igienico-sanitari, di una sala mensa, di una cucina con magazzino viveri, di una sala convegno, di un'autorimessa, di una sala radio e di una camera di sicurezza.
La zona di residenza, oltre agli alloggi, dispone di un locale palestra e di due volumi adibiti a lavanderia-asciugatoio.
Sempre all'interno si è poi proceduto collocando due ascensori nei pressi dei due vani scala esistenti; questo per permette l'accessibilità dei piani superiori ai disabili, in quanto la passerella pedonale esistente permette l'accessibilità solo al piano della sala udienze tralasciando il piano secondo.
In termini di accessibilità e abbattimento delle barriere architettoniche, sono stati creati servizi igienici idonei per i disabili, dato che attualmente non ve ne sono.
La proposta progettuale mira a ripensare anche al verde di pertinenza trascurato e senza relazioni con il fabbricato. L'impiego di elementi di seduta dalle forme cubiche rimandano chiaramente alle finestre in facciata; si tratta di un modo per dare continuità di relazione tra interno ed esterno.
Per raggiungere obiettivi anche in materia di risparmio energetico sono stati previsti la facciata ventilata, l'isolamento termico dei solai di copertura, la sostituzione di tutti gli infissi esterni, un nuovo impianto di riscaldamento interno a pannelli radianti a soffitto che va a sostituire l'attuale impianto a corpi scaldanti in ghisa, una pompa di calore e una cisterna per la raccolta delle acque piovane.
L'obiettivo di questa tesi era quello di ridare all'ex Tribunale di Breno dignità architettonica, in modo che potesse essere da traino per una successiva riqualificazione dell'intera area limitrofa. La nuova caserma va in direzione contraria rispetto all'impostazione ordinaria delle altre caserme militari, rigide nel loro aspetto formale.
La mia proposta ha voluto dare risalto ad un edificio che appare appiattito assieme al restante contesto architettonico. Questo mio progetto, ovviamente ripensabile e superabile, ha lo scopo di stimolare il dibattito architettonico-urbanistico.

Tesi di Laurea Magistrale in Architettura
Relatore: Prof.ssa Arch. Maria Evelina Melley