LA “VIVIENDA INCLUSIVA” sul Monte Penna

Partecipare all'abitazione collettiva a partire dall'individualità, come forma di convivenza accessibile

Il tema dell'accessibilità universale per molti aspetti non ha ancora raggiunto un livello adeguato (basti pensare ai luoghi che siamo abituati a frequentare quotidianamente), soprattutto perché molto spesso si ritrova ad essere semplificata e rappresentata da "freddi" parametri numerici.

La Vivienda Inclusiva prova a superare il blocco di questi standard minimi, incentrandosi completamente all'eliminazione di barriere sia fisiche che immateriali e al rifiuto della gerarchizzazione degli spazi.
Il progetto si sviluppa in Spagna, nella città di Valencia, e soddisfa le richieste iniziali di creare un blocco residenziale suddiviso in venti unità abitative, delle quali almeno dieci accessibili, e un centro occupazionale, nuovo punto di riferimento per l'inserimento nella società di soggetti che troppo spesso vengono discriminati.

Il quartiere in questione, il cui nome è Creu Coberta, prese forma dalla costruzione di capannoni industriali nella periferia della città che formarono l'identità stessa della zona attirando la classe operaia in cerca di un posto dove vivere che fosse vicino al proprio luogo di lavoro. Fino al 1801 si trattava di un'area del tutto inedificata, con il processo di urbanizzazione che si mise seriamente in moto negli anni '60 e '70, per poi raggiungere il suo apice nel decennio 1981-1990, in cui si ebbe la costruzione dell'80% degli edifici attualmente presenti.

Tutto ciò iniziò a subire una brusca frenata quando, a metà degli anni ‘90, moltissime fabbriche fallirono o si trasferirono fuori città, lasciando capannoni che divennero enormi vuoti urbanistici, attirando la presenza di senzatetto, generando situazioni di pericolo per chi vi faceva visita e mettendo d'accordo gran parte del vicinato riguardo la loro rimozione.
La Creu Coberta è situata a sud ad una distanza di 2,5 km dal centro storico di Valencia, a cui è collegata grazie ad una delle strade più trafficate della città, calle San Vicente Mártir, ed è delimitata ad est dalla linea ferroviaria che giunge alla Estació del Nord.

In quanto a servizi il quartiere risulta essere piuttosto attrezzato con tratti relativamente brevi da coprire per raggiungere scuole/università, impianti sportivi e installazioni sanitarie, infatti è ben comunicato con i diversi punti focali della città soprattutto grazie alle linee dell'autobus e della metropolitana. La presenza di verde è, al contrario, piuttosto scarsa se paragonata alle situazioni di altre zone dell'area urbana.
A livello demografico è evidente come si stia attraversando una fase di "invecchiamento" dovuto ad un abbassamento del tasso di natalità, infatti la crescita della popolazione è stata pressoché nulla dagli anni '80 ai giorni nostri.
Si tratta di una zona di classe operaia dove il problema principale è stato l'impatto socioeconomico della crisi, non è una zona marginale ma è colpita nella sua economia, visto che i problemi principali delle famiglie derivano dall'accesso al mondo del lavoro e dalla precarietà degli impieghi. Altra problematica importante riguarda i minori, con la necessità di offrire loro lo stesso livello di opportunità rispetto al resto della città.

Le problematiche emerse durante la fase di analisi porterebbero ad una previsione negativa, che si concretizzerebbe nel decadimento e progressivo abbandono del quartiere, se non fosse per la realizzazione del progetto del Parque Central di Valencia, il quale pone le premesse per la riqualificazione di tutta la Creu Coberta.
Tale opera di urbanizzazione, ancora incompleta, una volta terminata sarà direttamente confinante alla zona di intervento, condividendo entrambe lo sbocco su calle San Vicente Mártir (Foto 1).
Il progetto del Parque Central comprende la costruzione di un nuovo accesso ferroviario a Valencia, con tanto di una nuova Estación Central, due stazioni suburbane, l'interramento delle rotaie mediante un tunnel di 9 km che attraverserà la città, 425.000 m² di verde e un uso di suolo urbanizzabile che porterà alla costruzione di circa 4.200 abitazioni e aree di uso esclusivamente terziario.
L'esecuzione di un intervento di queste dimensioni necessita di una programmazione studiata in ogni suo dettaglio, ed è per questo motivo che sono state stabilite tre fasi di progetto.
La prima, conclusa nel 2018, sfrutta le aree che hanno disponibilità immediata perché non attraversate dalla linea ferroviaria, nelle quali è già possibile svolgere le opere di piantumazione per il parco, di recupero degli edifici protetti e di urbanizzazione per i nuovi blocchi residenziali e terziari.

Una seconda fase prevede la costruzione della Estación Central e quindi il conseguente interramento dei binari, nel frattempo il flusso ferroviario non subirebbe modifiche perché verrà sostenuto dalla Estación Joaquín Sorolla, poco più a sud. Completate le opere della seconda fase e abilitata la nuova rete ferroviaria, sarà possibile demolire la Estación Joaquín Sorolla, concludere l'ultima parte di Parque Central ed ultimare finalmente l'opera di urbanizzazione.
Ogni zona del parco sarà contraddistinta da diverse combinazioni di specie botaniche, proponendo spazi che variano per tutte le età adibiti a orti, specifici per corsi di giardinaggio, zone di giochi infantili, una biblioteca, uno spazio culturale e un mercato. Gli edifici ferroviari esistenti verranno recuperati e integrati perfettamente con il paesaggio circostante, rendendoli elementi attivi ai fini della partecipazione dei cittadini. Per il loro recupero il criterio fondamentale è stato quello di "mostrare i materiali così come sono", per cui senza alcun rivestimento che nasconda la loro vera natura ed essenza.
Queste linee guida di flessibilità e accessibilità degli spazi, oltre che di memoria del passato, sono il punto di partenza del progetto della Vivienda Inclusiva, che vuole proporsi come primo elemento di connessione di questa riqualificazione, attirandola verso la zona residenziale della Creu Coberta.
Il lotto in cui si trova è già di per sé uno spazio di transizione, in cui in soli 80 metri di lunghezza si passa da una situazione caotica e di traffico (su calle San Vicente) ad una che rispecchia la calma che si respira in un piccolo paesino fuori città.

Lungo tutto il lato nord possiamo osservare un blocco composto da vecchi capannoni industriali abbandonati, che non è possibile demolire perché vincolati, mentre il resto dell'area è completamente riprogettabile, a condizione che almeno il 30% risulti come spazio non edificato.
In totale si ha un'area approssimativa di 3.500 m2, quindi, considerando gli edifici da preservare e l'area non edificabile, la quantità di superficie adibita a nuova costruzione si aggira intorno ai 1.200 m2. Per le nuove funzioni richieste però si prevedono circa 2.400 m2, motivo per cui non sarà possibile risolvere il progetto senza svilupparsi su più livelli.

La posizione del lotto non permette di sfruttare al massimo le radiazioni solari provenienti da sud a causa della presenza di edifici piuttosto alti e si è quindi deciso di non contribuire a questo "muro" d'ombra, che renderebbe lo spazio libero ombreggiato per gran parte dell'anno, generando un blocco di abitazioni che si sviluppano al piano terra e che culminano in un edificio a torre.
La scelta più adatta e funzionale è quella di assegnare in partenza gli alloggi al piano terra alle persone che presentano disabilità fisiche e/o cognitive, in modo tale da garantire loro un'accessibilità immediata. Ciò non toglie però la possibilità a questi soggetti di potersi insediare nell'edificio a torre, essendo questi alloggi visitabili e, con qualche piccola modifica di adattabilità all'arredamento, di diventare totalmente accessibili.
I primi passi verso il concepimento del progetto sono stati l'individuazione di due assi principali in riferimento all'elemento più rappresentativo del lotto, vale a dire il blocco di edifici vincolati, di cui riprendono l'inclinazione delle due facciate. Il primo asse marca l'ordine e il rigore dei volumi inseriti nei capannoni, una relazione perfettamente ortogonale con la facciata principale del lotto; il secondo, derivante dalla facciata posteriore, viene ripreso dal blocco di alloggi su cui è "appoggiata" la torre, creando una convergenza fra i due edifici dell'area.
Attualmente il lotto si presenta totalmente chiuso al quartiere, delimitato da un alto muro, ma in vista del progetto del Parque Central e della notevole riduzione di traffico che ne conseguirà si è deciso di aprirsi verso quello che sarà indubbiamente un enorme polmone verde per la città. Le misure adottate, al fine di favorire ulteriormente la viabilità sostenibile, sono la pedonalizzazione di quella che sarà la strada d'accesso alle future abitazioni, a sud, e l'allargamento del marciapiede sul lato nord.

Da questi due interventi è possibile individuare due percorsi diretti e lineari ai margini del lotto, per chi deve semplicemente accedere all'area o attraversarla, senza però privare della possibilità di una passeggiata fra gli alberi o una sosta su una panchina. All'interno del lotto si può apprezzare un tragitto più dispersivo e ricreativo che si apre a poco a poco verso l'area del Parque Central, il cui futuro confine sarà marcato dal portico che segnala gli ingressi alle aree comuni del progetto.
Il punto chiave dell'idea è quello dell'uso dello spazio inedificato, con una banda centrale che prende forma dai volumi del centro occupazionale ed interagisce con le abitazioni di fronte. Questi spazi sono comuni e flessibili, destinati a differenti tipi di attività e stimolano la partecipazione degli utenti del lotto e del quartiere.
C'è una forte presenza di aree verdi, alternate a diversi tipi di pavimentazione studiate apposta per gli obiettivi del centro occupazionale, come la distesa all'aperto dove poter usufruire del servizio di mensa o le aree dedicate ai diversi laboratori (Foto 2).
Il cuore dell'area cortiliva interna è la zona in cui verranno posizionati alberi, panchine e tavolini, ideale per potersi rilassare, conversare e interagire in qualsiasi momento della giornata. Questo spazio è il culmine della permeabilità che questo giardino vuole trasmettere, luogo di condivisione che un giorno farà da ponte verso il nuovo Parque Central, ma che nel frattempo grazie alla sua presenza ben riconoscibile è perfettamente autosufficiente e in grado di soddisfare a pieno qualsiasi tipo di utenza. Anche la striscia alberata che si antepone alla facciata principale partecipa a questo processo di "allacciamento" al futuro parco, oltre che contribuire a rimediare all'attuale carenza di verde nel quartiere.
Il progetto prevede la disposizione di almeno un parcheggio per abitazione e quattro parcheggi di maggiori dimensioni per la sosta di furgoncini, per un totale di minimo 24 posteggi.
Il risultato di queste richieste, data anche la ridotta dimensione del lotto, è una pianta interrata alla quale i veicoli potranno accedere grazie ad una pedana meccanica. Sono inoltre presenti cinque posti dedicati a biciclette e/o ciclomotori e due stanze destinate all'impiantistica, una al servizio del centro occupazionale e una per il blocco residenziale, così come due sono i vani scala con ascensori antincendio annessi, che in condizioni di non pericolo svolgono l'ordinaria mansione di trasporto.
Per quanto riguarda il piano terra, i dieci alloggi destinati alle persone con ridotta capacità fisica e/o cognitiva sono disposti a schiera con orientamento nord-sud ed ognuno con i propri ingressi indipendenti. Tali accessi, due per ogni abitazione, hanno un diverso grado di intimità se comparati fra loro.
Quelli a sud, che si affacciano direttamente sulla strada pedonalizzata, nascondono l'edificio all'occhio dei passanti, lasciandone solo intravedere la facciata, schermata da una gelosia di laterizi a corsi sfalsati che gioca sui pieni e i vuoti. Il piccolo giardino che si trova su questo lato è quindi perfetto per vivere momenti della giornata più privati, in cui si va in cerca di tranquillità e isolamento dai ritmi frenetici e dai rumori della città.
Le entrate a nord, raggiungibili dal cortile interno, sono marcate soltanto da un muretto, pensato appositamente per essere usato come panchina e luogo di ritrovo dove vivere lo spazio con un senso di appartenenza alla comunità, senza il limite di distinguere il proprio giardino da quello del vicino, ma considerandolo come un elemento della vita sociale (Foto 3).
Per lo sviluppo della planimetria di queste abitazioni il risultato voluto è dato da due moduli divisi fra loro da un diaframma che partecipa attivamente a tutte le fasi della giornata, armonico e continuo in tutto l'edificio, dando una sensazione di ordine sempre presente. La banda della zona giorno è totalmente passante, senza alcun tipo di ostacolo, che va dall'ingresso nord a quello sud, la zona notte è divisa dal nucleo centrale di servizi, con entrambe le camere che hanno il proprio affaccio sul cortile.
Rimanendo nel lato sud del lotto, al piano terra oltre agli alloggi accessibili è presente la zona comune che si trova all'interno dell'edificio a torre. Anch'essa strutturata con lo stesso orientamento delle abitazioni appena descritte, presenta uno spazio passante e totalmente libero da ingombri. Qui si viene accolti immediatamente dal servizio di reception ed è possibile utilizzare la sala polivalente per riunioni del vicinato oppure per qualche corso o manifestazione che lo richieda; inoltre, l'area comune è provvista anche di un alloggio per qualsiasi membro dello staff tecnico specializzato che segue le attività del centro occupazionale.
Passando al lato opposto del lotto, si fa fronte all'elemento più delicato ma allo stesso tempo più stimolante di tutto il progetto, ovvero il blocco dei capannoni industriali, il cui vincolo di protezione si riferisce agli "elementi di rilevata importanza direttamente osservabili dalla strada pubblica e al mantenimento della facciata dell'edificio, con eccezioni per interventi di ricostruzione di superiore interesse architettonico".
L'obiettivo principale era quello di restituire una funzionalità a questo complesso, essendo l'elemento caratteristico del quartiere, dandogli un aspetto rinnovato e in linea con tutto il nuovo intervento, ma allo stesso tempo mantenendo fortemente l'impronta del passato.
L'idea di base dell'intervento ai capannoni industriali è stata quella di "svuotare" il volume del blocco al fine di inserire quattro parallelepipedi nel lato sud e due in quello nord. Inoltre, i pilastri interni che reggono le capriate in acciaio sono stati inglobati ed occultati da muri, in alcuni casi, e da pareti mobili, in altri; sono stati trattati nel nuovo disegno di progetto in modo tale da ricavare il miglior sfruttamento possibile della superficie a disposizione e al fine di non trasmettere più la sensazione di dover aggirare degli ostacoli per passare da un'attività ad un'altra.
Le capriate in acciaio sono un elemento funzionale ma soprattutto estetico di altissimo interesse che racchiudono perfettamente l'essenza del luogo su cui si sta intervenendo.
È per questo motivo che si è esclusa fin da subito l'eventualità di installare alcun tipo di falso tetto, operando con trattamenti e/o sostituzioni ove necessario per mantenere la struttura di sostegno della copertura a vista (Foto 4).
Nella facciata a nord si è potuta preservare la parte dell'edificio più caratteristica e di qualità, andando invece a sostituire grosse saracinesche con un prospetto di vetrate inserite in cornici di cemento a vista, più aperto verso il quartiere e che garantisce un'ottimale illuminazione naturale. Tale matericità, la stessa osservabile nel blocco residenziale, si ripete allo stesso modo nel prospetto sud, dove si va a sostituire un lungo setto murario di nessun valore storico e che non presentava aperture (Foto 5).
La distribuzione interna può riassumersi in tre categorie:
- i servizi, che comprendono reception, uffici, mensa, spogliatoi, bagni e nucleo di comunicazione verticale;
- zone di apprendimento cognitivo, con laboratori di lettura, di cultura generale e di pittura;
- zone di apprendimento dinamico, con laboratori di psicomotricità e di attività manuali semplici.

Le due zone di apprendimento cognitivo sono separate fra loro da pareti mobili che all'evenienza si possono rimuovere per ottenere un unico e più ampio spazio di cui usufruire, mentre le due aule di apprendimento dinamico si affacciano sulle stesse aree all'aperto che possono essere utilizzate in concomitanza oppure a turni, dipendendo dal tipo di programma giornaliero.

Tutti gli spazi sono provvisti di grandi vetrate, orientate in modo ottimale per garantire la miglior illuminazione ed efficienza energetica possibile, e che possono essere oscurate da un sistema di tapparelle elettriche nel caso si stiano svolgendo attività con soggetti che potrebbero essere infastiditi dagli stimoli che giungono dall'esterno (luci/riflessi/rumori/passanti).
Analizzando la superficie interna è possibile notare come sia sempre garantita come dimensione minima di passaggio quella di 1,20 m, rilevata solamente nello spazio ad est fra gli uffici e i bagni, mentre in tutte le altre zone si supera 1,80 m che consente il passaggio di due carrozzine che transitano in senso opposto.
L'edificio nel quale sono stati situati i restanti dieci alloggi si sviluppa in altezza, nell'angolo a sud-est del lotto. Si distribuiscono due alloggi per piano, uguali e speculari fra loro, per un totale di cinque livelli che vanno sommati a quello della zona comune di accesso al piano terra.
Con questa realizzazione si cerca di ottenere un'immagine del lotto che trasmetta un forte impatto, si vuole che questo edificio sia un simbolo riconoscibile da lontano, quando si è ancora a qualche isolato di distanza.

La disposizione interna è identica per tutti gli alloggi, con un'unica differenza che si manifesta piano dopo piano: infatti, il posizionamento dei balconi risulta essere sfalsato fra un livello e l'altro, al fine di generare un "mondo fluttuante" lungo le facciate.
Per questi alloggi sono stati usati gli stessi moduli degli edifici residenziali accessibili, ma con una differente interpretazione: cambia infatti l'orientamento degli appartamenti, che non è più nord-sud ma bensì est-ovest. La zona giorno è passante dall'ingresso al terrazzo, uno spazio flessibile, lineare e libero da ingombri, con un affaccio diretto alla zona del futuro parco.
Lo spazio antistante gli ingressi dei vari appartamenti è ampio ed illuminato da tutti e tre i lati che danno all'esterno, pensato appositamente per condividere momenti di vita sociale con lo sfondo di una suggestiva vista sull'area verde del lotto.
Il principale proposito di tutto l'intervento è la possibilità che le persone con ridotta o impedita capacità motoria e/o sensoriale possano raggiungere tutti gli ambienti presenti nel progetto, possano entrarvi facilmente ed utilizzarne spazi ed attrezzature in totale sicurezza ed autonomia.

L'approccio inclusivo ha inoltre suggerito di considerare l'aspetto sociale e psicologico dei fruitori, con la predisposizione di tutte le possibili misure atte a garantire l'integrazione delle varie tipologie di utenza, nel tentativo di evitare la realizzazione di settori, aree o locali ad uso esclusivo di utenti disabili, affinché gli stessi possano sentirsi parte integrante di chi usufruisce di tutti gli spazi comuni, tanto all'interno come all'esterno.
A tal proposito, tutti gli stalli del parcheggio sotterraneo sono previsti con larghezza dimensionata per utenti disabili in modo tale da non definire aree riservate che potrebbero creare gerarchie. Le panchine saranno di altezze diverse in modo da garantirne l'utilizzo a tutte le categorie: bambini (30 cm), adulti (40-45 cm) e persone con artrite (50-55 cm).
Il corretto posizionamento degli elementi di arredo è rilevante per la sicurezza nella mobilità dei non vedenti, mentre la forma e le dimensioni dei raccoglitori di rifiuti devono essere tali da consentire l'utilizzo di un solo braccio.
Le pavimentazioni dei percorsi pedonali devono essere antisdrucciolevoli, il parapetto delle rampe e delle scale deve essere alto 100 cm, per i bambini è consigliabile un secondo parapetto ad un'altezza di 75 cm.

Nelle vicinanze dell'ingresso deve essere posizionata una mappa a rilievo con annessa legenda braille e in caratteri a lettura facilitata, che descrive la situazione dei luoghi, l'andamento delle piste tattili e che consente di individuare i vari locali destinati al pubblico.
Devono essere inoltre predisposti degli indicatori audio per le persone in attesa dell'arrivo di un ascensore e per informare del piano raggiunto. Gli specchi all'interno dell'ascensore possono essere pericolosi per le persone ipovedenti, quindi non verranno introdotti. Particolare attenzione deve essere riposta alla bottoniera di comando interna ed esterna, possibilmente orizzontale, collocata ad un'altezza compresa tra 110-140 cm per l'accessibilità ai diversamente abili e con caratteri in braille per i non vedenti.

Nelle unità igieniche è previsto un lavabo senza colonna, con sifone incassato o sporgenza minima, in modo tale da consentire un facile accostamento. Il lavabo deve inoltre essere ben fissato alla parete per permettere di fare leva nel momento in cui ci si appoggia, i rubinetti più adatti sono quelli con manovra a leva, preferibili anche rispetto a quelli con fotocellula in quanto per alcune disabilità risulta più difficile l'avvicinamento al sensore.
Per quanto riguarda invece le abitazioni accessibili, tavoli e piani di lavoro devono avere sempre un vuoto sottostante di almeno 70 cm per l'accostamento frontale della carrozzina, per garantire la manovra e l'uso agevole del lavello e dell'apparecchio di cottura. Un ottimo supporto per garantire una totale indipendenza al diversamente abile è la domotica, la quale controlla autonomamente, senza l'intervento dell'utente, i vari impianti e garantisce una sicurezza "fisica", cioè un ambiente privo di pericoli o rischi d'incidente, ma anche una maggiore tranquillità a livello psicologico. Il valore aggiunto di questi strumenti è la possibilità di programmarli ad hoc in base alla problematica che manifesta il soggetto, evitando la progettazione di spazi tutti uguali che risulterebbero essere perfetti per alcune persone e meno funzionali (se non addirittura controproducenti) per altre.

È sempre opportuno ricordare che il disabile non è solo l'utente in carrozzina ma interessa una casistica ben più ampia e quelli appena descritti sono solo alcuni degli accorgimenti presenti nell'intero progetto, ma dai quali emerge la differente gestione fra ambiente pubblico e privato: nel primo la misura da affrontare è sicuramente più estesa e proiettata alla supervisione costante del collettivo, mentre nel secondo caso a spazi più piccoli da governare corrisponde un livello maggiore di attenzione, al fine di garantire una totale autonomia. Ciò che è certo è che in entrambi i casi l'aspetto più importante da tenere in conto è la flessibilità nei confronti delle patologie con cui ci si potrebbe relazionare.