Lo sviluppo del fotovoltaico in cava: normativa per l’incentivazione

Con il comma 8-bis dell'articolo 56 della legge n. 120/2020, Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitali (Decreto Semplificazioni), sono state introdotte integrazioni applicative all'articolo 65 del decreto legge n. 1/2012, impianti fotovoltaici in ambito agricolo, costituenti innovazione sostanziale a livello normativo per quanto concerne l'installazione di impianti fotovoltaici nelle cave (non sono citate le miniere, anche se a cielo aperto).
In particolare, la nuova formulazione del comma 1 dell'articolo 65 sopra citato, così come previsto dal comma 1-ter dello stesso articolo, introdotto dalla legge n. 120/2020, rimuove il divieto di accesso agli incentivi statali di cui al decreto legislativo n. 28/2011 sulla promozione dell'energia da fonti rinnovabili per gli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole.

Il comma 1-ter prevede che possano accedere agli incentivi statali, anche se collocati a terra in aree agricole gli impianti solari fotovoltaici da realizzare su discariche e lotti di discarica chiusi e ripristinati, cave o lotti di cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento per le quali l'autorità competente al rilascio dell'autorizzazione abbia attestato l'avvenuto completamento delle attività di recupero e ripristino ambientale previste nel titolo autorizzatorio nel rispetto delle norme regionali vigenti.

L'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di impianti solari fotovoltaici è disciplinata secondo speciali procedure amministrative semplificate, accelerate, proporzionate ed adeguate, sulla base delle specifiche caratteristiche di ogni singola applicazione, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 28/2011.
Il coordinamento dell'autorizzazione di cava e quella relativa alla costruzione e all'esercizio di impianti solari fotovoltaici costituisce un arduo esercizio procedurale, che abbisogna di chiarimenti interpretativi e operativi, soprattutto con riferimento alla previsione, già in ambito autorizzativo di cava, della destinazione finale dell'area della cava stessa ad uso solare fotovoltaico.

Il Consiglio Nazionale dell'ANIM, a seguito dell'entrata in vigore della legge n.120 /2020, ed in particolare dell'art.56 relativo alle disposizioni di semplificazione in materia di interventi su progetti di impianti solari fotovoltaici, ha intravisto interessati spunti di innovazione per il comparto minerario, dati dalle prospettive di un connubio tra le attività di cava ed il mondo delle energie rinnovabili, in particolare degli impianti solari fotovoltaici.
La velocità del cogliere tale opportunità, per una nuova visione strategica in ambito minerario, appare decisiva al fine di aprire il green deal per il settore estrattivo anche in Italia, con prospettiva di un'industria estrattiva 4.0.
ANIM sta approfondendo tali aspetti proponendo uno studio che dall'analisi normativa e procedurale del contesto italiano possa ben inquadrare la coesistenza di impianti solari fotovoltaici, anche di elevate dimensioni, in aree di cava (abbandonate ed attive), al fine di poter fornire uno strumento ricognitivo e di sintesi, ad ausilio sia degli attori pubblici che devono regolamentare e pianificare il necessario snellimento delle procedure autorizzatorie, che delle aziende estrattive che intendono accettare questa nuova sfida.

L'installazione di impianti solari fotovoltaici in aree estrattive, oltre a concorrere al recupero di aree per lo più degradate -in caso di cave dismesse- ed al raggiungimento degli obiettivi energetici nazionali previsti entro il 2030, può sicuramente concorrere al rilancio dell'industria estrattiva, rappresentando nel contempo una possibile riduzione di costi di gestione e di manutenzione delle ex aree di cava, oltre che di nuova prospettiva di sviluppo economico per la produzione di energia da immettersi in rete e/o di sostegno energetico degli impianti di lavorazione dei minerali, notoriamente energivori.
Se paragonato alle esperienze già operative in tale ambito, sia nel contesto europeo che internazionale, il complicato scenario normativo italiano in materia estrattiva, che in questa prospettiva deve coniugarsi con quello ambientale ed energetico (decreto legislativo n. 152/2006, decreto legislativo n. 387/2003 ed i diversi recepimenti regionali), ha reso fino ad ora poco sviluppata, se non quasi inesistente, l'installazione del fotovoltaico in aree di cava.
In tale contesto, ANIM vuole, pertanto, focalizzare la nuova visione di sviluppo ecologico e sostenibile all'interno del settore estrattivo, tracciando nell'ottica della semplificazione, una ricognizione normativo-procedurale finalizzata ad ampliare ed incentivare la presenza degli impianti fotovoltaici sulle aree di cava, valutando tra i diversi scenari realizzativi i connessi aspetti procedurali: aree di cava dimesse, aree di cava attive, laghi di cava, ecc.

L'ormai strutturale crisi del mercato impone un ripensamento e nuove prospettive anche nell'ambito minerario e l'opportunità dello sviluppo del fotovoltaico in cava consente una seconda vita di un'area di cava già escavata o una rendita di un'area ancora da escavare, preservando il giacimento a tutela dello stesso per un successivo nuovo sfruttamento. Il corretto uso semplificatorio dei recenti dispositivi normativi, guidati da una moderna pianificazione estrattiva, che necessariamente deve essere accompagnata da una strategica pianificazione energetica nazionale e regionale, può sicuramente concorrere al raggiungimento degli obiettivi energetici dell'Unione Europea del 2030, oltre a un rilancio dell'industria estrattiva per una prospettiva 4.0 della stessa.
Il documento ANIM sopra richiamato sarà disponibile entro il mese di aprile 2021, quindi trasmesso alle amministrazioni interessate, dai lati estrattivo ed energetico, quale position paper dell'Associazione Nazionale Ingegneri Minerari.