Nati per lavorare duro

La turca Hidromek arriva in Italia. E non è un caso se i primi clienti sono proprio coloro che lavorano in contesti duri e difficili. Come l'impresa Fabrizio Merlet a Champoluc, in Valle d'Aosta

Sono arrivati in Italia. E lo hanno fatto partendo proprio dai luoghi di lavoro più consoni alle loro macchine: le montagne e le cave di roccia granitica della Valle d'Aosta.
Stiamo parlando degli escavatori Hidromek, costruttore turco che si sta costruendo una solida reputazione di qualità e robustezza grazie a una concezione delle proprie macchine che parte dalle condizioni di lavoro della propria terra di origine.
Una roccia calcarea molto dura che, fin dall'inizio, ha sempre messo alla prova le macchine costruite da Hidromek. Requisiti fondamentali: robustezza, affidabilità e la capacità di saper far fronte alle produzioni richieste nei cantieri dove in estate si arriva a 50° e in inverno a -25°.
Con una presenza ormai radicata in altri paesi europei come la Spagna, la Francia, la Gran Bretagna, la Germania e i Paesi Bassi, il costruttore turco sta investendo risorse e impegno anche sul nostro mercato. Nella penisola iberica la Hidromek si è guadagnata una quota di mercato del 18% collocando, nel corso del 2016, 120 escavatori. In Francia è ormai presente con molti clienti con un parco macchine attivo, anche nel competitivo settore industriale, che ha superato le centinaia di macchine.
L'esordio italiano, avvenuto nel 2016, è stato più che positivo con, nel primo anno di presenza, dieci macchine vendute a clienti finali nel nord-ovest d'Italia grazie alla Tematec di Torino (otto escavatori) e a Forgione Macchine Movimento Terra di Como (due terne).
Due concessionari con target differenti ma con la stessa fiducia nel prodotto. E che il mercato ha premiato in modo convincente.
Un interesse non casuale e nato da una curiosità verso macchine che si presentano con una qualità costruttiva elevata, robuste e con componenti primari. Motorizzazioni Isuzu e MTU Mercedes, pompe Kawasaki, catene cinematiche ZF. Con una impostazione progettuale indirizzata verso la longevità e l'affidabilità sia da un punto di vista strutturale che da quello della componentistica idraulica e meccanica.
Senza rinunciare a una identità costruita da 40 anni di vita su mercati difficili in cui gli obiettivi primari sono sempre stati il risparmio di combustibile, la robustezza e i costi di gestione ragionevoli. Sono aspetti in cui Hidromek si differenzia grazie allo sviluppo interno di tutta l'interfaccia elettronica fra motore e idraulica con soluzioni specifiche che riducono, negli escavatori, di circa 200/400 i giri al minuto del motore rispetto alla media dei concorrenti pur mantenendo inalterate velocità e forza di strappo. Una impostazione che vede impianti idraulici con serbatoi di elevata capacità per diminuire le temperature dell'olio o, ad esempio, il doppio filtraggio dell'aria di serie. Si tratta di una lunga serie di accorgimenti che gli addetti ai lavori individuano immediatamente come volontà di fornire ai propri clienti macchine che durino nel tempo.

Convinti con i fatti
Una filosofia di base che ha pienamente convinto Fabrizio Merlet, impresario attivo da decenni in Val d'Ayas, ai piedi del versante valdostano del Monte Rosa, abituato a lavorare nella roccia, ad alta quota, sui forti pendii. Tanto da farlo decidere, dopo una visita nello stabilimento principale ad Ankara, per l'acquisto di due nuovi escavatori Hidromek: un HMK 220 LC e un HMK 300 NLC.
"Se fosse già stata commercializzata" ci racconta Fabrizio "avrei anche comprato la nuova pala gommata HMK 640 WL. Ho avuto modo di provare sia gli escavatori che la pala nella roccia della Turchia e non ho avuto più nessun dubbio. Mi hanno colpito i dettagli che spiegano chiaramente come questi escavatori siano stati progettati per lavorare in contesti difficili come quelli in cui operiamo abitualmente".
L'impresa di Fabrizio Merlet si occupa di costruzioni edili civili e industriali partendo dal movimento terra per arrivare alla consegna al cliente finale. Occupandosi di tutti i processi intermedi di lavorazione e fornitura, compresa la lavorazione degli inerti e il confezionamento e posa del calcestruzzo.
"Operiamo in un contesto molto duro" ci spiega Fabrizio "che ci ha portati nel tempo a doverci occupare di estrazione e lavorazione inerti, di preparazione del calcestruzzo, della costruzione di piccoli elementi prefabbricati, di lavori impiantistici di vario genere".
Oggi Fabrizio Merlet è impegnato soprattutto nella costruzione di centrali idroelettriche. "Si tratta di un lavoro che richiede esperienza di lavoro in quota e capacità di lavorare sia su versanti con pendenze molto elevate che su materiale duro e abrasivo. La scelta di cambiare i miei due precedenti escavatori con i due Hidromek è stata dettata proprio dalla struttura delle nuove macchine".


Per lavorare in montagna

Per chi lavora in montagna la stabilità e la controllabilità sono due aspetti fondamentali. La scelta di Merlet è chiara anche da questo punto di vista. "Abbiamo scelto due macchine con carro di larghezza tre metri" ci spiega "perché vogliamo avere sempre la massima base d'appoggio. Anche il modello più piccolo, l'HMK 220 LC, è stato acquistato con questo carro nonostante la possibilità, classica per un escavatore di queste dimensioni, di avere una larghezza in sagoma pari a due metri e mezzo di larghezza".
Le due macchine sono state allestite con benne originali Hidromek studiate in modo specifico per le applicazioni in roccia. Sull'HMK 220 LC è stato deciso di installare anche l'attacco rapido idraulico originale per aumentare la polivalenza della macchina e per avere una dotazione completa già dalla fabbrica.
"L'altra cosa che mi è piaciuta molto" ci dice Fabrizio Merlet "è il livello completo dell'allestimento di serie. Abbiamo dovuto richiedere solo poche opzioni ed entrambi gli escavatori erano già perfettamente in linea con le nostre esigenze".
L'ulteriore aspetto positivo è dato dai consumi. «Entrambe le macchine» continua Merlet «si sono dimostrate molto parche. Hanno una gestione elettronica che le fa lavorare a un basso numero di giri e questo contribuisce positivamente anche nell'impatto sonoro. Cosa che ci favorisce non poco operando sempre in zone di montagna dove il silenzio è uno degli elementi qualificanti».
«L'altro aspetto positivo» ci spiega «è la sensibilità dell'impianto idraulico. Noi siamo sempre stati abituati ad usare escavatori di alto livello e quando ci siamo avvicinati a un marchio poco conosciuto ci sono state molte perplessità. Tutte fugate quando li abbiamo provati nella roccia della Turchia. Precisi, veloci e con molta forza. Di solito gli escavatori con gli impianti a centro chiuso sono molto precisi ma peccano di forza. Non è il caso degli Hidromek».
Un esordio, per il costruttore turco, in un contesto difficile come quello dei cantieri alpini. Di fatto un habitat a cui gli escavatori dal caratteristico colore bianco e nero si trovano a proprio agio senza particolari difficoltà.


L'articolo è stato pubblicato a pag 71 del n.627/2017 di Quarry and Construction...continua a leggere