La riqualificazione antisismica: la prima Chiesa post terremoto a Medolla (MO)

"Il patrimonio edilizio esistente è sostanzialmente vecchio ed obsoleto; il territorio ed il paesaggio italiani soffrono le vistose conseguenze della rapida ricostruzione post-bellica e dei più recenti decenni di "sfrontatezza" immobiliare.

Così la sensibilissima questione della sicurezza sismica deve costituire l'occasione per avviare in Italia un serio programma di riqualificazione del territorio che, superando inerzie politiche e culturali, ponga la metodologia della demolizione e ricostruzione quale strumento principale.

È quanto dichiara Davide Marazzi, giovane architetto emiliano che, dopo la formazione negli studi di Cino Zucchi e Guido Canali, opera in Italia e all'estero su temi e scale di intervento diversificate e che nel 2013 ha progettato e realizzato a Medolla (MO) la prima chiesa del post terremoto dell'Emilia. "È necessario prendere coscienza e coraggio, nella consapevolezza di come, in moltissimi casi, solo l'approccio "chirurgico" più radicale (demolizione e ricostruzione per l'appunto) possa condurre a risultati pienamente efficaci sia in termini di sicurezza sismica che di risparmio energetico; con la conseguenza di poter contestualmente operare in un'ottica di riqualificazione generale di un territorio, quello italiano, che si è nel tempo progressivamente dequalificato, con estese aree di vero e proprio degrado. Non intendo - aggiunge l'architetto - una demolizione a tappeto, ma secondo adeguati filtri critici (franchi e non stereotipatamente legati alla sola età del fabbricato) che garantiscano la tutela e la conservazione del patrimonio edilizio di reale valore storico e architettonico". Riguardo all'esistente "fragile" da conservare, secondo Marazzi gli interventi di miglioramento sismico sono possibili mediante opere mediamente invasive quali l'inserimento di catene e tiranti in acciaio, di reti elettrosaldate a rinforzo di solai e pareti, di barre, cordoli ed altri elementi meccanici per il miglioramento delle connessioni tra solai e murature, mediante l'inserimento di isolatori e dissipatori sismici quando possibile.

Ma come incentivare la gente a fare gli interventi di miglioramento sismico o demolizione e ricostruzione secondo le nuove norme? Innanzitutto occorre informare e sensibilizzare l'opinione pubblica con un'azione pervasiva ed incisiva che superi pigrizia, inerzie culturali e fatalismo; dal punto di vista operativo poi, distinguerei due casi tipici: quello dei privati singoli (case isolate ed indipendenti) per i quali la questione si concentra sull'aspetto finanziario e può trovare leve fondamentali negli incentivi fiscali, nei mutui a tassi agevolati, in contributi a fondo perduto per la copertura dei costi di trasferimento temporaneo; quello delle situazioni collettive come condomini o altri agglomerati (tipo cortine edilizie o interi isolati nei centri storici), per i quali il problema risulta più complesso in quanto occorre parallelamente incoraggiare le famiglie ad uscire temporaneamente di casa, recuperare le risorse per operare gli interventi senza gravare eccessivamente sulle casse dello Stato, coordinare le istanze di una molteplicità di soggetti. Su questo secondo caso, prendendo spunto da alcune esperienze internazionali, secondo Marazzi una formula potrebbe essere quella di promuovere l'iniziativa di operatori strutturati quali imprese e general contractor che incentivati da sgravi fiscali e premialità urbanistiche (bonus volumetrici) eventualmente trasferibili anche in altre aree, potrebbero farsi carico di gestire ed operare l'intero processo anche in parte finanziandolo.