L'industria delle cave: da necessità per l'economia a opportunità per il territorio

Il settore estrattivo, che è alla base di tutta la filiera delle costruzioni e dell'industria, è strategico sotto molteplici punti di vista: dalle infrastrutture e l'edilizia, al recupero dei materiali e la gestione dei rifiuti e, non ultimo, per il ruolo che i siti di cava giocano per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per le azioni di contrasto alle emergenze idriche. Per questo motivo deve essere valorizzato attraverso il giusto equilibrio tra interessi ambientali e sviluppo economico.
Di questi temi si è occupato l'incontro, che si è tenuto a Vicenza presso Palazzo Bonin Longare, organizzato da Confindustria Veneto e l'Albo Cavatori del Veneto a cui hanno partecipato: Elisabetta Mainetti (Presidente Albo Cavatori del Veneto), Silvia Oliva (Fondazione Nord Est), Stefano Pasinato (Referente attività estrattive Confindustria Veneto), Silvia Rizzotto (Presidente Seconda Commissione del Consiglio Regionale del Veneto), Elena Donazzan (Assessore al Lavoro della Regione Veneto), con un intervento di Adolfo Urso (Ministro delle Imprese e del Made in Italy).
Temi centrali della giornata di studio sono stati la sostenibilità del settore estrattivo, la formazione di settore e le opportunità per il territorio e per l'occupazione che offre l'industria delle cave.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, On. Adolfo Urso, ha voluto essere presente con un messaggio ai Cavatori del Veneto.



LA FILIERA ESTRATTIVA COME OPPORTUNITÀ PER L'ECONOMIA ED IL TERRITORIO
di Elisabetta Mainetti,
Presidente Albo Cavatori del Veneto

 "E' cosa nota che tutto il settore estrattivo è valutato da sempre per quanto sottrae all'ambiente piuttosto che per quanto offre, mettendo il focus sull'impatto che la cava ha sul territorio. Ma sono pochi i settori industriali ad impatto zero.
Sono invece molti i contributi che possiamo dare all'ambiente ed alla comunità diventando partner nella definizione della strategia dei fabbisogni di materiali necessari ancora per una filiera industriale importantissima e nell'esecuzione delle grandi opere infrastrutturali.
Vogliamo oggi proporre una nuova lettura del nostro contesto economico industriale parlando di noi, di cosa facciamo, di come lavoriamo.
Voglio sottolineare tre aspetti del nostro settore che ci devono far riflettere, e ci hanno fatto riflettere:
L'estrazione è alla base della filiera delle costruzioni, settore noto per essere motore di crescita ed al centro delle politiche di sostegno dei nostri recenti governi, ma il settore estrattivo non viene sostenuta, nemmeno con il PNRR;
1. Le grandi opere chiedono materiale naturale (il riciclato stenta a prender piede) mentre la Regione ne limita l'estrazione;
2. Lo spostamento della ghiaia di un'ora di viaggio ne raddoppia il costo ed immette CO2 nell'ambiente. Il km zero non è DI FATTO incentivato e, senza interventi sulla distribuzione dei giacimenti e delle autorizzazioni a scavare, lo spostamento è pesantissimo dal punto di vista ambientale, e non è sostenibile.
3. Ogni volta che costruiamo una casa o una strada utilizziamo ghiaia scavata in natura in una cava; questo dato di fatto, spesso, non lo si vuole vedere per convenienza comunicativa e per ambiguità.
Siamo inoltre produttori di una delle nostre eccellenze nel mondo, le pietre ornamentali che da secoli hanno arricchito il patrimonio artistico mondiale.
L'obiettivo di oggi è  quello di proporci come partner attivi e propositivi alla Regione, chiamata a guidare la programmazione del nostro territorio, illustrando il risultato di uno studio che tramite la prestigiosa Fondazione Nord Est, ha misurato il peso del nostro settore in termini di ricavi ed occupati, ma soprattutto ha espresso il valore dell'indotto, a monte ed a valle, con l'obiettivo di quantificare ciò che attiviamo quando scaviamo ogni singola tonnellata di materiale come moltiplicatore di investimenti e  valore di produzione. I nostri numeri infatti non sono rappresentativi di quanto il nostro settore vale, essi vanno spiegati.
Vorremo inoltre rivalutare il nostro ruolo nel delicatissimo tema della catena dell'approvvigionamento globale di minerali, esplosa durante il Covid, rafforzata dalla guerra, ma sicuramente legata all'abbandono nel nostro paese del sostegno all'industria mineraria che risale a molti anni fa.
Il nostro ruolo nella filiera economica non si esaurisce con la fornitura di materiali che nei capitolati di gara ancora non hanno una reale alternativa nel materiale riciclato (e questo anche a causa di lentezza dell'adeguamento della normativa e dalle stazioni appaltanti) ma si manifesta anche quando opere infrastrutturali importanti del nostro territorio richiedono spazi per accumulo di terre e rocce da scavo, quando serve competenza nel movimento terra di milioni di mc di materiale spostati per costruire una strada o un bacino di laminazione, quando serve assorbire nel mercato la ghiaia scavata dall'esecutore per finanziare l'opera. Noi ci siamo con i nostri investimenti, che sono ingenti, le nostre organizzazioni e le nostre persone.
Il referente per l'industria estrattiva è la Regione perché essa, non influenzata da interessi locali, dovrebbe essere in grado di valutare i fabbisogni e gli obiettivi economico-strategici in un quadro più ampio di utilità sociale, ma parlare di noi non sempre piace.
La legge sulle cave, arrivata finalmente alla approvazione nel 2018 dopo 36 anni da quella precedente, ha espresso un piano operativo il PRAC che è in revisione da 3 anni nonostante la norma lo prevedesse dopo due dalla sua emissione, noi siamo ancora in attesa. Capiamo che i tempi della politica non sono spesso quelli dell'imprenditore ma oggi il mondo corre veloce e gli scenari cambiano sotto i nostri occhi.
L'imprenditore, per svolgere il proprio lavoro, ha bisogno di un orizzonte temporale ampio ma soprattutto certo. Dobbiamo programmare investimenti prevedendone il giusto ritorno economico e dobbiamo dare stabilità ai molti collaboratori, e sono tanti, delle nostre aziende che non possono essere assunti e licenziati al bisogno.
Ed a proposito delle nostre persone, affrontiamo oggi anche il tema lavoro.
Il settore estrattivo spesso è considerato minore, ovvero senza particolari esigenze formative: non è così.
Forse più di altri denuncia oggi il bisogno di competenze, perché è rimasto indietro in molti percorsi virtuosi di digitalizzazione e di automazione, e sconta più di altri la grossa difficoltà che ha l'industria nel reclutare giovani.
Le competenze necessarie all'escavazione ed alla lavorazione dell'inerte sono molteplici e complesse perché trattano una materia prima naturale e quindi sempre mutevole, perché si svolge all'aperto, con condizioni climatiche altamente variabili. L'industria estrattiva richiede da parte degli operatori spirito di adattamento, competenze di logistica nella pianificazione dello spostamento dei materiali, visione strategica connessa all'escavazione in un tempo limitato (la autorizzazione infatti è a termine).
Quindi si spinga per una formazione specialistica, orientata alla digitalizzazione dei processi, e perché no, allo sfruttamento della Intelligenza Artificiale (Machine learning) per imparare ad essere più efficienti nei consumi e nella manutenzione programmata, attraendo quindi talenti.
Per tutto questo vogliamo oggi ribadire l'importanza di un dialogo rispettoso e costruttivo con il giusto interlocutore, che è la Regione ma non può essere soltanto il dipartimento Ambiente.
Chiediamo anche riconoscimento nel contesto Industriale, come accade per altri settori che, pur sfruttando una risorsa naturale (acque minerali), sono riconosciuti come filiera produttiva e non agganciati al dipartimento ambientale regionale che ha, per necessità, altri tempi ed altri livelli di attenzione.
Perché le nostre aziende sono industria.
 


IL SISTEMA DELLE CAVE IN VENETO
di Silvia Oliva,Fondazione Nord Est
Con l'obiettivo di fare chiarezza sul ruolo del settore estrattivo, proponendosi come partner attivi e propositivi verso la Regione Veneto, è stato presentato lo studio "Il sistema delle cave in Veneto", realizzato dalla Fondazione Nord Est, che ha misurato il peso dell'industria e dell'indotto generato, individuando i filoni che ne stanno tracciando l'evoluzione (es. sostenibilità, investimenti in nuove tecnologie, automazione e sicurezza).
Con 351 siti attivi al 2020, il Veneto è la seconda regione in Italia per presenza di siti estrattivi per una produzione di oltre 6 milioni di metri cubi che genera circa 241 milioni di euro di fatturato e 90 milioni di valore aggiunto, grazie anche ad investimenti per 108 milioni.
Data la rilevanza delle cifre, Fondazione Nord Est ha elaborato una stima del settore e del valore economico generato e distribuito sul territorio: le imprese estrattive venete hanno realizzato un valore della produzione di circa 492 milioni di euro nel 2021 (+16% sul 2020), 70 milioni di EBITDA (+38,2%) e 17,5 milioni di utili (+18,8%). Ne deriva un valore economico direttamente generato vicino ai 495 milioni di euro e distribuito pari a 429 milioni (per il 72,5% ai fornitori e per il 12,5% ai collaboratori). Agli enti locali sono tornati circa 4,7 milioni di euro, sotto forma di canone per l'attività estrattiva (4,1 milioni ai Comuni, oltre 600 mila euro alla Regione).
Il principale ambito di attività dei cavatori veneti è quello dell'estrazione di sabbia e ghiaia (c.a. 1,7 milioni di metri cubi estratti nel 2022), seguito da quello del calcare (c.a. 493 mila metri cubi). La quasi totalità delle imprese estrae e lavora un unico materiale. Oltre un terzo delle imprese (36%) utilizza o vende materiale riciclato.
La strategicità del settore per l'economia locale è ben visibile, in quanto il 70% degli acquisti e il 75% del fatturato si lega all'ambito regionale.


LA TRANSIZIONE IN CORSO DELL'INDUSTRIA ESTRATTIVA
di Stefano Pasinato,
Confindustria Veneto

 "I dati di oggi mostrano come l'Industria Estrattiva rappresenti un settore di pubblica utilità, di traino per le costruzioni e strategico per le filiere collegate. Per questo settore, inoltre, è in corso una transizione vera e propria che ha spostato il piano delle discussioni sui nuovi temi delle economie circolari, dei cambiamenti climatici, degli aspetti socio-economici e della digitalizzazione. Su questi temi, la partita è aperta, nel senso che il nostro settore è in grado produrre diversi effetti positivi, con una valenza generale e su ampia scala. Questa partita si giocherà soprattutto su come l'attività estrattiva sarà interpretata e gestita dalle varie Imprese; su come il Legislatore interpreterà e normerà questo settore, soprattutto in termini di vincoli; e su come gli effetti di questo settore saranno percepiti dall'opinione pubblica. Le Imprese sono pronte a fare la loro parte".
Ha preso quindi la parola la Presidente della Seconda Commissione Consiliare della Regione Veneto, Silvia Rizzotto per illustrare il ruolo delle Cave nelle politiche regionali.


LA CAVA NELLE POLITICHE REGIONALI
di Silvia Rizzotto,
Presidente Seconda Commissione Consiliare della Regione Veneto

"Le cave rappresentano da anni un asset importante per l'economia del nostro Paese e del Veneto in particolare, un comparto che ha offerto lavoro a tutto l'indotto; basti pensare al settore dell'edilizia e a prodotti come ghiaia, sabbia, calcestruzzi e asfalti strategici che hanno dato impulso economico alla nostra Regione.
Lo studio 'Il sistema delle cave in Veneto' ha quindi l'obiettivo di fare chiarezza sul ruolo del settore estrattivo, con le cave che si propongono come partner attivi e propositivi verso la Regione Veneto. Realizzato dalla Fondazione Nord Est, lo studio ha misurato il peso dell'industria e dell'indotto generato, individuando i filoni che ne stanno tracciando l'evoluzione e che vanno dalla sostenibilità agli investimenti in nuove tecnologie, fino all'automazione, il tutto con grande attenzione verso la sicurezza. Anche le cave, così come tante altre attività economiche in evoluzione, hanno bisogno di riconvertirsi guardando al mondo esterno, al nuovo contesto politico, economico e culturale, soprattutto nell'ottica di politiche sempre più green verso il nostro territorio.
È innegabile che sempre più le politiche green avranno una attenzione maggiore nell'agenda politica regionale e nazionale. È necessario, pertanto, iniziare a pensare a eventuali scenari di riconversione, come il fotovoltaico galleggiante o alla riconversione di siti in bacini idrici per fronteggiare eventuali periodi siccitosi. Due esempi, questi, tra molteplici possibilità e sulle quali discuteremo, con gli operatori del settore, anche e soprattutto in visione della prossima revisione del PRAC (Piano Regionale delle Attività di Cava). La sua approvazione nel 2018 è stata strategica per dare al settore un punto legislativo fermo.
Ora però, lavoreremo in sinergia per pianificare il futuro."
E' infine intervenuta l'Assessore all'Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari Opportunità della Regione Veneto, Elena Donazzan per affrontare il tema della formazione di nuove professionalità per il settore.


UN SETTORE CHE, ANCHE GRAZIE ALLA FORMAZIONE HA FATTO UN SALTO DI QUALITA' VERSO LA SOSTENIBILITA'
di Elena Donazzan, Assessore alla Formazione, Lavoro e Pari Opportunità della Regione Veneto
 "Quello delle cave è un settore rilevante per l'economia del territorio, che ha un impatto ambientale che abbisogna di sempre maggiori competenze, di formazione di qualità in termini di conoscenze sia teoriche che pratico-applicative. Un settore che in questi anni in Veneto ha saputo veramente fare un salto di qualità significativo sotto il profilo della formazione specialistica sempre più avanzata, investendo nel miglioramento della qualità del lavoro".
Il Veneto vanta da sempre nel bellunese, la tradizione di un istituto tecnico. L'IIS Follador di Agordo, che forma diplomati nel campo geotecnico/ minerario. Si tratta di uno dei tre istituti a livello nazionale specializzati in questo caso così specialistico.
Sfruttando le competenze tecniche presenti nel territorio, la Fondazione ITS RED Academy sta programmando a partire dal 2024, il nuovo corso per 'Green Manager- Gestione sostenibile nei cantieri infrastrutturali'. Il nostro obiettivo è quello di colmare una grossa lacuna del panorama formativo nazionale, fornendo competenze specifiche nella conduzione del cantiere infrastrutturale e nella gestione delle cave, con l'uso delle tecnologie più innovative e uno speciale occhio di riguardo per tutte le tematiche legate alla sostenibilità ambientale".


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