Le case cantoniere: strategia di riuso unitario come modello per il Paese

Le strade statali italiane sono costellate di edifici rosso porpora, meglio conosciuti come case cantoniere. Esse rappresentano un insieme di beni in forte stato di degrado che necessitano di un recupero unitario, affinché possano tornare a rappresentare la funzione di presidi territoriali utili ad aumentare la capillarità di servizi che il nostro Paese ci offre

Numerose sono le persone interessate al recupero e riuso di tali edifici; purtroppo però, gli enti e le aziende inclini ad investire sulle case cantoniere sembrano essere pressoché assenti. Ormai da anni, infatti, numerosi bandi riguardanti la vendita ed il riuso delle case cantoniere rimangono inconclusi. La tendenza è quella di vendere tali edifici ad aziende e privati. L'idea portata avanti fin dal 2010 dall'Arch. Maria Evelina Melley, dall'Arch. Roberto Mazzi e dall'Arch. Lorenzo Bonanni, è che questi edifici apporterebbero maggiori benefici alla comunità se riutilizzati in modo unitario.
Anticamente, le case cantoniere ricoprivano la funzione di presidi territoriali dislocati sulle strade italiane al fine di ospitare il cantoniere, figura molto importante poiché utile alla manutenzione dei diversi tratti stradali. Le case cantoniere sono quindi edifici pensati nella loro totalità, e non singolarmente. La vendita sporadica di tali strutture, permetterebbe il recupero solo di alcune di esse, distogliendo l'attenzione dall'idea di funzione unitaria.
La tesi ha come obiettivo quello di proporre un'idea di recupero di beni ormai dimenticati. Le case cantoniere assumono un valore identitario e rappresentativo del nostro Paese, ed è per questo motivo che necessitano di essere salvate. Recentemente è stato pubblicato un articolo di giornale sul recupero delle due case cantoniere della Duchessa di Parma. Si tratta delle case volute nei primi decenni dell'Ottocento da Maria Luigia d'Austria a servizio della strada statale della Cisa, tra Parma e La Spezia. Nonostante queste due soluzioni siano state incluse nel bando per la vendita Anas 2021, si dimostra come non vi sia particolare interesse nel recupero di questi beni identitari, poiché la vendita non è stata portata a termine.
Il lavoro svolto dall'Arch. Lorenzo Bonanni ha lo scopo di proporre un prototipo che prende in esempio un tratto di strada statale SS 62 tra le Provincie di Parma e Reggio Emilia. Se questo progetto di riuso venisse applicato a tutte le case cantoniere italiane, esso comporterebbe il corretto recupero dell'identità delle strade italiane, ed in aggiunta, un'enorme ricchezza per il nostro Paese in termini di disponibilità di presidi territoriali a sostegno dei cittadini.
Sia per interesse personale, sia per l'emergenza epidemiologica che ci coinvolge, si è deciso di incentrare il lavoro sullo studio dei presidi territoriali in risposta all'emergenza sanitaria. È risaputo che i nostri ospedali hanno riscontrato enormi difficoltà nella gestione dell'emergenza, non tanto per assenza di giuste capacità del personale medico, ma proprio a causa dell'indisponibilità di presidi. Il Covid-19 ci ha resi coscienti di quanto sia complicato gestire un evento calamitoso, specie se non si è in possesso di luoghi idonei.
Come milite volontario in Assistenza Pubblica di Parma, grazie al servizio svolto in ambulanza, l'Arch. Bonanni ha avuto modo di frequentare abitualmente gli ospedali colpiti dall'emergenza epidemiologica. In tal senso è emerso che la difficoltà principale per il personale medico è stata quella di dover scegliere continuamente chi curare, chi ricoverare, chi salvare...e chi no. Molti dei malati affetti da patologie diverse dal virus sono stati dimessi nonostante avessero effettivamente bisogno di cure. La vera causa di tutto ciò risiede nell'assenza di presidi sanitari, che non risultano essere sufficienti ad assistere l'intera popolazione. Numerosi reparti sono stati spostati o addirittura cancellati per lasciare spazio ai malati di Coronavirus.
L'obiettivo del progetto è quello di proporre lo sviluppo di una serie di presidi sanitari lungo il territorio che si servono delle case cantoniere per ospitare diverse funzioni. In tal modo, in situazioni emergenziali, gli ospedali centrali avrebbero maggiore spazio a disposizione per gestire l'emergenza, ed i malati ordinari avrebbero la possibilità di continuare le cure in isolamento e protetti. Le case cantoniere rappresentano i presidi territoriali lungo tutte le strade statali d'Italia: per questo motivo sono edifici facilmente raggiungibili e ben visibili. Ignorarle rappresenterebbe un ulteriore fallimento, recuperarle sarebbe un punto di svolta per la nostra Nazione.
Il percorso di ricerca ha previsto il susseguirsi di diverse tappe fondamentali, a seconda degli argomenti affrontati, cercando di reperire di volta in volta informazioni il più possibile esaustive a sostegno degli obiettivi prefissati. Le macroaree di pertinenza sono rappresentate da una parte dall'architettura d'emergenza, che si riferisce soprattutto alla corretta gestione di un evento calamitoso, come ad esempio il Covid-19 che il nostro Paese si è trovato a fronteggiare; dall'altra parte l'evoluzione dell'architettura sanitaria ed ospedaliera che è servita alla valutazione più intrinseca dello stato di fatto degli edifici presi in esame, al fine di accurarne il corretto utilizzo e quindi l'idoneità alla funzione di presidi.
A tal fine, la prima parte del lavoro si è incentrata sul reperimento di informazioni sulla tradizione costruttiva, attraverso la storia dei moduli abitativi, e sulle varie soluzioni tecnologiche a confronto con quelle tradizionali. In situazioni emergenziali è sempre fondamentale trovare soluzioni adatte, sia dal punto di vista economico, sia per il comfort abitativo, utile alla corretta reintegrazione dei rifugiati.
Successivamente è risultato opportuno aprire una parentesi sullo stato d'animo delle persone in situazioni emergenziali, concentrando la ricerca sullo stato psico-fisico degli individui colpiti da eventi calamitosi, del loro approccio alle soluzioni di alloggi temporanei, e di quanto sia importante una progettazione partecipata, utile ad una ripresa cosciente delle normali attività di vita quotidiana.
Nella terza parte di ricerca, la concentrazione è stata volta ai principali organi statali che agiscono durante l'emergenza. In particolar modo la Protezione Civile, che solitamente interviene in prima linea, seguendo un protocollo ben preciso, portato avanti anche attraverso la compartecipazione di diverse autorità. Perciò le ricerche si sono incentrate sui principali protocolli e normative da seguire.
In seguito è stato affrontato uno studio sulla storia e sull'evoluzione delle strutture ospedaliere, sulla normativa che ne regola la progettazione, al fine di acquisire le capacità minime di valutazione degli edifici esistenti e di proporne un corretto riutilizzo valutandone la fattibilità.
Infine una proposta di riuso unitario delle case cantoniere, rappresentanti un prototipo da poter applicare all'intera Nazione. Vengono infatti presentati una serie di edifici localizzati lungo la SS 62, ai quali vengono assegnate alcune funzioni mirate a creare una catena di presidi sanitari a sostegno della popolazione.
Come già accennato precedentemente, il lavoro di tesi si incentra su un progetto unitario ben più ampio rispetto alle dieci case cantoniere che verranno esposte successivamente. Infatti, si parla di modello per la Nazione, in quanto tale ragionamento potrebbe essere applicato a qualsiasi tipo di strada statale italiana, nell'ottica di favorire l'assistenza sanitaria a scala nazionale.
Il tratto stradale scelto si trova lungo la strada statale 62 della Cisa, a partire dalla casa cantoniera di Tugo, situata al KM 61,650 fino a poco oltre la provincia di Parma, a Sorbolo Levante KM 128,780. Il tratto comprende diverse tipologie di case cantoniere e molteplici scenari paesaggistici a seconda delle altitudini e della lontananza rispetto ai centri cittadini. Ciò, a dimostrazione della versatilità di tali edifici, anche in presenza di condizioni impervie.
La strada statale 62 della Cisa (SS62) rappresenta il collegamento tra Liguria e Veneto. Essa si genera a Sarzana proprio dalla strada statale 1 Via Aurelia e termina nella strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero nei pressi di Verona, per un totale di 220,018 km.
Le case cantoniere vengono generalmente riconosciute dal viandante grazie al colore rosso "pompeiano"; sulla strada della Cisa, tuttavia, vi sono delle eccezioni per le case cantoniere che risalgono all'epoca di Maria Luigia e per quelle presenti alla fine del versante veronese, al di sotto della provincia mantovana. Esse hanno in comune il cromatismo e la simmetria che viene specchiata attraverso un asse centrale in facciata; però, con il passare del tempo i prospetti su strada hanno mutato parzialmente la loro forma, generando in totale sette variazioni tipologiche di tali costruzioni, ed una variante aggiuntiva per tre di queste.
Sulla SS 62 sono stati identificati una serie di edifici, presi in oggetto come casi studio per soddisfare l'idea di prototipo fissata come obiettivo della tesi. Si è cercato di scegliere edifici diversi tra di loro, sia in termini tipologici, sia per collocazione e spazi interni ed esterni a disposizione. Ciò a dimostrazione della versatilità tipologica, capace di rendere soddisfacente una proposta di riuso unitaria tramite l'assegnazione di diverse funzioni. Le case cantoniere prese in esame sono ancora di proprietà di Anas S.p.A. di Bologna, tranne l'ultima localizzata a Brescello, nella frazione di Sorbolo, data in affido alla Provincia di Parma. I casi studio sono stati presentati tramite documentazione fotografica che ne attesta l'evoluzione nel corso di un arco temporale che ricopre circa dieci anni. Infatti, tali descrizioni si basano su un confronto diretto tra le schede prodotte dall'Arch. Roberto Mazzi in occasione della sua tesi di laurea nel 2012, ed i sopralluoghi effettuati nell'anno 2021 dall'Arch. Lorenzo Bonanni e l'Arch. Maria Evelina Melley. Si è notato come il degrado dato dall'abbandono degli edifici stia portando alla progressiva distruzione di questi ultimi e quindi alla perdita di un bene storico prezioso per la nostra comunità.
Le schedature prodotte sono risultate successivamente di fondamentale importanza per una valutazione concreta dello stato di fatto degli edifici presenti lungo la SS 62. Tuttavia, sono da considerarsi esemplificativi di un progetto molto più ampio, che vede chiara la possibilità di estendersi a tutta la nazione.
Di seguito sono state assegnate alcune funzioni ai casi studio scelti precedentemente, tenendo conto dei requisiti tipologici richiesti e dalle principali normative relative alla progettazione ospedaliera ed assistenziale. Le scelte sono state effettuate nell'ottica di poter lasciare liberi gli ospedali centrali in caso di eventi calamitosi, trasferendone alcune funzioni altrove. In particolar modo, nella scelta delle destinazioni d'uso si è tenuto conto di: dimensioni degli spazi interni ed esterni; assenza di presidi ospedalieri; qualità dei luoghi; necessità di vicinanza alle città; requisiti tecnologici ed impiantistici; benessere del cittadino.
Il primo caso studio si localizza a Tugo (PR), al quale si è assegnata la funzione di Primo Soccorso Sportivo.
La particolarità della casa cantoniera di Tugo è la sua posizione strategica lungo la SS62, nei pressi di un piccolo agglomerato di abitazioni, probabilmente case vacanza. Durante il sopralluogo è emersa la totale assenza di servizi agli sportivi.
Numerosi sono i ciclisti che frequentano la strada statale ogni giorno, ma i ricoveri di assistenza sono pressoché inesistenti. Perciò si reputa fondamentale la collocazione di un Primo Soccorso Sportivo all'interno della casa cantoniera di Tugo, caratterizzata da una buona disponibilità di spazi interni. L'esterno comprende due rimesse per le auto, lo spazio restante non è sufficiente ad ospitare molti posti auto, ragione per cui l'edificio potrebbe essere decisamente più compatibile all'assistenza dei cittadini che usufruiscono della mobilità dolce come principale mezzo di spostamento. Altresì, il presidio offrirebbe comunque assistenza di primo soccorso locale alla popolazione oppure agli utenti della strada occasionali, fungendo da presidio territoriale di ampio raggio.
Il secondo caso studio si localizza a Berceto (PR), al quale si è assegnata la funzione di Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA).
La casa cantoniera di Berceto è stata recentemente ristrutturata per essere destinata alla vendita da parte di Anas di Bologna. Il vantaggio di questa struttura è che essa si trova vicino alla cittadina e, nonostante vi sia scarsa possibilità di parcheggio, sul lato sinistro è presente una grossa autorimessa.
Per questo edificio si propone la destinazione di sede delle Unità Speciali di Continuità Assistenziali, ovvero quegli organi territoriali di primo soccorso distribuiti sul territorio al fine di fornire assistenza sanitaria a domicilio alla popolazione. La zona risulta essere sprovvista di squadre USCA, che vengono fornite dal sistema sanitario della città di Parma. Si reputa che una disponibilità più immediata al primo soccorso cittadino sia una valida alternativa ai lunghi spostamenti del personale sanitario. Inoltre, esso rappresenterebbe un punto di appoggio per tutti i fruitori delle strade di campagna.
Numerosi sono i percorsi di pellegrinaggio effettuati dai viandanti lungo la strada della Cisa e della Via Francigena: una delle tappe del cammino si trova proprio in corrispondenza della Casa Cantoniera di Berceto.
Il terzo caso studio si localizza a Monte Marino (PR), al quale si è assegnata la funzione di Riabilitazione post-Covid.
La struttura, recentemente ristrutturata, si trova a Monte Marino, piccola frazione di Berceto. Vanta una vista sulla valle ed un grande spazio di pertinenza perimetrale, utile ai parcheggi e alla fruizione da parte dei pazienti che possono godere del paesaggio e dell'aria aperta. L'edificio si trova lontano dalla città e quindi dall'inquinamento dell'aria essendo posizionato su un'altura che permette un corretto ricircolo. Per tali ragioni si sostiene che possa essere il luogo adatto per ospitare un centro di riabilitazione post-Covid. Il virus può provocare diversi problemi ai polmoni e alle vie respiratorie, che spesso rimangono ostruite a causa di bronchiti e polmoniti nei casi più gravi.
I pazienti che vengono intubati e sedati necessitano di una lunga riabilitazione. L'edificio in questione risulta essere ideale ad ospitare un gran numero di pazienti, dato lo spazio disponibile. Inoltre, gli spazi esterni sono abbastanza grandi da poter permettere lo svolgimento di numerose attività all'aperto.
Il quarto caso studio si localizza a Boschi di Bardone (PR), al quale si è assegnata la funzione di Malattie Infettive.
La casa cantoniera di Boschi di Bardone rappresenta uno degli edifici più grandi tra quelli proposti. Nonostante non fosse possibile accedervi, si suppone che possa ospitare fino a sedici o diciotto stanze. L'edificio risulta parzialmente crollato, ed è stato possibile appurare dall'esterno che anche il sottotetto è fruibile ed abitabile. L'edificio si trova in corrispondenza di un territorio scosceso, ricco di vegetazione e dotato di una vista singolare sulla valle. Soprattutto in relazione alla quantità di spazio, si ritiene che questo edificio possa essere l'ideale ad ospitare un reparto di malattie infettive, poiché risulta essere debitamente isolato a protezione dei pazienti immunocompromessi, garantendo comunque una buona fruibilità degli spazi esterni in sicurezza.
L'edificio ha uno spazio di pertinenza esterno ideale ad ospitare un piccolo gruppo di posti auto, ed un cortile di medie dimensioni. Tuttavia, oltre i confini della proprietà è possibile passeggiare e fruire del territorio in tranquillità. Si ritiene infatti che essere affetti da malattie infettive, precluda già una mancanza del senso di libertà: a tal proposito la localizzazione della casa cantoniera risulta essere d'aiuto al recupero psicologico.
Il quinto caso studio si localizza a Piantonia (PR), al quale si è assegnata la funzione di Centro di Riabilitazione Psichiatrica.
La casa cantoniera di Piantonia si trova lungo Strada Prinzera, su un territorio scosceso che si affaccia sulla valle. Si tratta di un edificio completamente isolato, ad eccezione di un cimitero posto dall'altra parte della strada. Il cortile di pertinenza non è molto grande, tuttavia il cimitero ospita uno spazio asfaltato di grandezza soddisfacente, che può essere utilizzato come stallo di sosta per i mezzi del personale e dei famigliari.
Il caso studio di Piantonia rappresenta la soluzione adatta a ciò di cui si è discusso a lungo nei capitoli precedenti. L'effetto della pandemia, e soprattutto del lockdown hanno influenzato in modo consistente la popolazione, che ha sofferto i limiti imposti, andando a ledere i principi di libertà del singolo.
Purtroppo, il risultato è stato quello di comportare un crollo psicologico della popolazione, che in molti casi ha manifestato episodi di depressione e dipendenza da sostanze stupefacenti.
Piantonia rappresenta il connubio di situazioni adatte ad un percorso di ripresa. Nonostante la normativa sulla costruzione di edifici sanitari psichiatrici sia più ferrea sulle modalità di progettazione, lo spazio esterno e la lontananza dalla città permetterebbero di offrire ai pazienti la libertà di respirare anche fuori le mura della casa cantoniera, godendo di un paesaggio illustre, comunque nel rispetto delle norme imposte.
Il sesto caso studio si localizza a Fornovo sul Taro (PR), al quale si è assegnata la funzione di Hospice Cure Terminali.
La casa cantoniera di Fornovo sul Taro rappresenta l'edificio maggiormente caratteristico, ma allo stesso tempo quello circondato da uno spazio di pertinenza esterno molto limitato.
A causa del fatto che è localizzato in corrispondenza del centro cittadino, esso appare interamente circondato da edifici e proprietà private. Vi è la presenza di un piccolo cortile sul lato sinistro (visto da fronte strada) per alcuni stalli destinati
alle automobili e allo scarico dei pazienti. All'edificio è stata assegnata la funzione di Hospice per le cure terminali dei pazienti anziani (e non) in fin di vita. Risulta essere adatto poiché lo spazio esterno è sufficiente ad ospitare i mezzi del personale, ed i pazienti, spesso non più vigili, non necessitano di sfruttare lo spazio del giardino.
Trattandosi di un edificio situato in centro cittadino, l'accesso per la visita ai famigliari e la vicinanza sono decisamente facilitati. Annessi alla casa, sul retro, vi sono una rimessa per auto ed un altro piccolo edificio che si può adibire a magazzino o a locale cucina.
Il settimo caso studio si localizza a Ozzano Taro (PR), al quale si è assegnata la funzione di Centro di Riabilitazione.
La casa cantoniera di Ozzano Taro si trova lungo la SS62 prima di arrivare a Fornovo di Taro. Nonostante l'edificio sia di medio-grandi dimensioni, il cortile esterno non è grande a sufficienza per ospitare numerosi posti auto. Lungo il confine non vi sono aree di sosta o parcheggi. Per tale ragione si è scelto di destinare l'edificio a Centro di riabilitazione (cardiologica, ortopedica, psichiatrica...ecc). Giudicando dall'esterno, si suppone che l'edificio possa arrivare ad avere fino a dieci stanze, che verrebbero destinate a punti di ricovero per riabilitazioni brevi. In tal modo si eviterebbe il problema dell'insufficienza di spazio esterno, che fungerebbe solo da parcheggio per il personale ed area di sosta per i famigliari dei pazienti che occasionalmente fanno visita. Nonostante si tratti di uno degli edifici caratterizzati da un'ampia area interna, il lotto di pertinenza appare essere non troppo esteso, anche a causa della presenza di un magazzino sul retro dell'edificio.
L'ottavo caso studio si localizza a Stradella (PR), al quale si è assegnata la funzione di Centro tamponi o Centro vaccinale.
La casa cantoniera situata in località Stradella, tra Parma e Collecchio, si posiziona leggermente al di fuori della città, offrendo la possibilità di vicinanza al centro e allo stesso tempo di uno spazio di pertinenza esterno molto ampio. A giudicare dall'esterno, si ritiene che l'edificio possa ospitare fino a dieci locali. In virtù del fatto che l'edificio in oggetto non sia localizzato a contatto diretto con la città, potrebbe essere destinato a fungere da centro tamponi. La possibile positività dei cittadini, infatti, risulta gravosa se concentrata all'interno delle strutture ospedaliere. La particolarità di questa struttura è l'isolamento ed il distacco rispetto all'agglomerato urbano, che funge da motivo di ulteriore protezione. Inoltre, lo spazio esterno risulta essere estremamente grande, e quindi è ideale come spazio adibito a parcheggi e luoghi d'attesa, rispettando quindi la distanza di sicurezza richiesta. L'edificio risulta essere facilmente raggiungibile in breve tempo.
Il nono caso studio si localizza a Parma (PR), al quale si è assegnata la funzione di Centro Avis Comunale.
La casa cantoniera si trova lungo Via Mantova, in centro città di Parma. Per questo motivo si è pensato di assegnare all'edificio la funzione di Centro Avis Comunale. Mantenendo un collegamento appropriato e veloce alla città, esso risulta facilmente accessibile da tutti i cittadini, anche grazie ai principali mezzi di trasporto pubblici. I centri per la donazione del sangue occupano una discreta porzione di edificio all'interno dell'Ospedale Maggiore di Parma, che potrebbe essere riservato a spazi per la terapia intensiva, sia in caso di eventi calamitosi, sia come progetto di ampliamento utile ad una maggiore assistenza della popolazione. L'edificio in oggetto si presta bene ad ospitare tale funzione poiché è dotato di uno spazio di pertinenza esterno molto ampio; esso risulta utile sia per alloggiare gli stalli per le auto, sia per ospitare i principali servizi annessi alla funzione di centro donazioni sangue, ovvero ambulatori di visita medica, help-desk, sale donazioni, e punto ristoro. Vi è inoltre disponibilità di un ampio parcheggio gratuito poco oltre il confine della proprietà.
Il decimo caso studio si localizza a Sorbolo Levante (RE), al quale si è assegnata la funzione di Ambulatori.
L'edificio preso in considerazione, si trova a confine delle Provincie di Parma e Reggio Emilia. È proprio per tale ragione che la scelta è ricaduta su tale struttura, poiché possibile rappresentante di un sistema di connessione assistenziale tra le due città.
Si tratta di un edificio medio-grande, caratterizzato da uno spazio di circa 90 mq per ogni piano. Lo spazio esterno è agevole ed abbastanza ampio per ospitare parcheggi per le auto a sufficienza. Nel cortile esterno è presente una rimessa ed una tettoia che genera uno spazio coperto, utili ad una possibile attesa dei pazienti, mantenendo comunque una distanza di sicurezza appropriata. Per tale motivo si considera l'idea di destinare tale presidio ad una funzione ambulatoriale, che possa eventualmente comprendere più tipologie di prestazioni (cardiologia, neurologia, ortopedia...ecc). Gli spazi interni infatti sono ideali ad ospitare più funzioni, in ragione del fatto che solitamente in regime ambulatoriale non è previsto il ricovero del paziente.
La storia ci insegna a considerare l'idea che nonostante il passato ci abbia spinti ad ascoltare i campanelli di allarme, spesso non siamo stati in grado di percepirli. Abbiamo sempre reagito a posteriori, senza mai pensare alle opportunità che avremmo potuto dare al nostro paese agendo in anticipo. La prevenzione è importante, poiché prevenire significa salvare senza dover necessariamente soffrire. Il percorso termina attraverso la voglia di darci alcune possibilità e speranze, che possono rappresentare una sostanziale via d'uscita. Il nostro Stivale è costellato di case cantoniere. Le strade brillano di rosso, e spesso le ricchezze che sono in nostro possesso purtroppo passano inosservate. La pandemia ci sta insegnando a reagire di fronte al rischio peggiore, ovvero quello di perdere e di perderci. Si parla di perdita nel momento in cui le nostre strutture assistenziali non sono sufficienti alla cura di tutti; parliamo di perdita nell'istante in cui un medico ha l'obbligo immorale di dover scegliere chi premiare con la vita.

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